DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Valerio Piccioni per gazzetta.it
Paola Pigni ha “inventato” la corsa lunga in Italia ed è stata una grande rivoluzionaria dello sport. Lo affermiamo senza timore di smentita nel momento in cui arriva la notizia della sua scomparsa, annunciata poco fa dal presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Un’atleta grandissima, apripista di tanta atletica. Andremo a Tokyo anche per ricordarla”.
Paola è morta per un infarto questa mattina, aveva 75 anni. Nel suo curriculum c’è un bronzo europeo nel 1969, ma soprattutto quello olimpico del 1972 a Monaco nei 1500 metri, specialità in cui nella Notturna di Milano del 1969 porta a 4:12.4 il record mondiale dopo aver superato sul passo l’olandese Maria Gommers (4:15.0). Ma nel suo repertorio non va dimenticato il cross con i suoi due trionfi mondiali nel 1973 e nel 1974
Ma Paola è stata molto di più di questi risultati per lo sport italiano. Erano i tempi in cui correre era un verbo proibito per le donne, nel mondo e naturalmente in Italia. La Pigni, milanese poi trapiantata a Roma, entrò nella terra di nessuno con coraggio e personalità e diede un segnale che apri’ una strada oggi affollata dalle centinaia di migliaia di donne che corrono ogni giorno.
Appena quattro anni dopo il mitico episodio dell’aggressione a Kathrin Switzer che aveva avuto il coraggio di correre a Boston occultando la sua identità femminile (si era iscritta soltanto con il cognome è solo l’iniziale del suo nome), la Pigni corse la Maratona di San Silvestro, la manifestazione più importante del panorama in Italia sulla distanza dei 42 chilometri e 195 metri, fino ad allora ristretta solo agli uomini. Era il 1971 e la Pigni sotto l’acqua portò a compimento il suo “esperimento”, solo per un soffio non abbatté il muro delle tre ore, ma la novità più dirompente. Era cominciata un’altra epoca.
La Pigni apriva strada e duellava, molto spesso non ad armi pari (cominciava ad affacciarsi il ciclone Germania Est) in campo internazionale sfidando anche qualche infortunio. A Roma trovò anche l’amore è un compagno di viaggio della sua carriera, il professor Bruno Cacchi, un apprezzatissimo scienziato dell’allenamento.
La sua storia è stata fatta anche di tante serate che hanno fatto storia all’Acqua Acetosa, lei a tirare gruppi affollatissimi di amatori, uomini e qualche volta donne, insegnando loro a correre. Poi si era impegnata a lungo nella promozione dello sport, lavorando per la Federazione Italiana Bocce. E intanto ricordava, raccontava, rievocava ma sempre con uno sguardo verso il futuro. Di lei ricordiamo anche una scena bellissima, l’abbraccio con Novella Calligaris il giorno della camera ardente per Pietro Mennea. Era come se non volessero mai staccarsi. Lo sport italiano nel ricordarla può cominciare solo con una parola: grazie.
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