DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
Lea Mattarella per “la Repubblica”
VINCENZO DE BELLIS DIRETTORE ARTISTICO MIART
Milano scalda i motori e si prepara al weekend che la incorona capitale dell’arte. Dall’8 al 10 aprile (preview il 7) il padiglione 3 di Fieramilanocity ospita infatti Miart, l’annuale appuntamento con la fiera che per questa edizione vede schierate 154 gallerie provenienti da 16 paesi, dall’Austria all’Uruguay, passando per la Francia e la Gran Bretagna, ma anche la Corea, gli Stati Uniti, il Giappone.
Giunta alla ventunesima edizione, è affidata dal 2012 alla direzione di Vincenzo de Bellis, appena nominato curatore per le arti visive del Walker Art Center di Minneapolis. Ed è lui a raccontare l’anima della rassegna:
«Ogni fiera per essere credibile deve avere una propria identità. Quella di Miart è legata alla città che la ospita. Milano è stata importantissima nella cultura visiva italiana della seconda metà del Novecento e questa eredità è oggi la nostra ricchezza. Ecco perché la fiera aspira al dialogo tra diverse generazioni di artisti. Non dobbiamo dimenticare che questa è la città di Fontana e Manzoni. È da qui che siamo partiti per dare impulso internazionale all’arte italiana».
A rendere visibile questo doppio passo della kermesse sono le sezioni in cui è divisa. Oltre a Established, Emergent e Objects (dedicata al design), è soprattutto THENnow in cui le gallerie espongono in coppia a stabilire un vero e proprio confronto tra artisti storici e figure emergenti.
Un esempio significativo è quello che vede affrontarsi due artisti affascinati dal rigore come Giovanni Anselmo, tra i big dell’Arte Povera, e il giovane Daniel Steegmann Mangrané che vive e lavora in Brasile rappresentati rispettivamente dalle gallerie Vistamare di Pescara e Esther Shipper di Berlino.
Oppure la muta conversazione nel segno di un’ambiguità poetica che avviene, a distanza di decenni, tra una figura legata alle esperienze del Surrealismo come Florence Henri (da Martini e Rocchetti di Genova) e la giovane Haris Epaminonda che è nata a Cipro ma vive a Berlino (da Massimo Minini di Brescia): una utilizza la fotografia, l’altra realizza soprattutto installazioni ma la loro connessione a distanza funziona.
La novità di quest’anno è la sezione Decades, curata da Alberto Salvadori, che coinvolge nove gallerie, ognuna chiamata a raccontare un decennio del secolo scorso in un modo che sia collegato alle proprie scelte. Il focus diventa così l’occasione per indagare un periodo artistico e, nello stesso tempo, la storia di uno spazio espositivo.
Così la Galleria dello Scudo di Verona sceglie gli anni Settanta e li affida al gesto di Emilio Vedova con la presentazione del progetto De America che vede la pittura dell’artista veneziano rinnovarsi secondo le indicazioni ricevute dalle trasformazioni avvenute in quel periodo.
Altri anni Settanta sono quelli su cui si concentra l’inglese Richard Saltoun che propone un itinerario tra le foto degli artisti che hanno lavorato sul corpo e che sono per la maggior parte donne: Gina Pane, Ketty La Rocca, Valie Export, Carolee Schneemann, Hannah Wilke, Helena Almeida.
La galleria Christian Stein di Torino, il cui nome è legato all’arte povera, sceglie invece di tornare alle origini riallestendo qui la sua prima mostra dedicata ad Aldo Mondino esattamente cinquant’anni fa. A Sperone Westwater è affidata la narrazione degli anni Trenta e Quaranta dalla parte dell’astrazione italiana: Magnelli, Soldati, Prampolini i protagonisti del suo stand. Gli anni Novanta vedono protagonista Stefano Arienti da Studio Guenzani.
«È essenziale – spiega ancora de Bellis – che a Miart non si incontrino gli stessi artisti che si trovano in tutte le fiere internazionali. Per questo dietro c’è un progetto critico su cui abbiamo sempre lavorato, contribuendo al successo dell’arte italiana fuori dai nostri confini. In Asia quasi nessuno sa chi è Morandi e tutti conoscono Gerhard Richter».
Insomma, c’è ancora tanto lavoro da fare, ma altrettanto è stato fatto. L’atmosfera intorno a Miart è di grande ottimismo. Lo conferma l’amministratore delegato di Fiera Milano Corrado Peraboni:
«Per noi – afferma – Miart rappresenta un momento speciale che ci promuove attori protagonisti in un evento di altissimo profilo culturale. Le gallerie in mostra rappresentano il meglio dell’offerta internazionale e sono la risposta concreta di un intenso lavoro di strategia che stiamo portando avanti. Forti di questo e del ruolo che oggi ha Miart nel panorama mondiale siamo certi di aprire un’edizione di sicuro successo ».
Anche per questo, nell’edizione che sta per aprire, il fondo acquisti “Giampiero Cantoni”, stanziato da Fondazione Fiera Milano per incrementare la propria collezione, passando da 50mila e 100mila euro.
Ultimi Dagoreport
NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI…
DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA”…
C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA…
FLASH – COME MAI IL PRIMO MINISTRO UNGHERESE VIKTOR ORBAN, PUR INVITATO, NON È VOLATO A WASHINGTON…