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“QUANDO ACCETTO’ LA JUVE MIO PADRE ANDO’ SULLA TOMBA DEL NONNO, VECCHIO SOCIALISTONE TOSCANO ANTI AGNELLI, A CHIEDERE SCUSA” – DAVIDE LIPPI, CHE FA IL PROCURATORE, PARLA DEL PAPA’ MARCELLO, EX CT DELL’ITALIA CAMPIONE DEL MONDO 2006 – “LASCIÒ LA NAZIONALE DOPO IL MONDIALE VINTO PER PROTEGGERMI. C’ERA CALCIOPOLI, LAVORAVO ALLA GEA, IL MIO NOME ERA FACILE DA METTERE IN MEZZO. MAGARI AVREBBE VINTO ANCHE L’EUROPEO, POI COMMISE L’ERRORE DI TORNARE DUE ANNI DOPO" - "NEL 2016 LO VOLEVANO DT DELLA NAZIONALE MA POI SI ACCORSERO CHE IO ERO AGENTE: INCOMPATIBILITÀ. MAH! LUI TRA IL FIGLIO E IL LAVORO SCELSE ANCORA…”
Fabio Licari per gazzetta.it - Estratti
“Come sta papà? Tutto bene?”. E io: “'Sì, bene, bene, ma non possiamo parlare dei giocatori?'. Comincio il mio primo calciomercato e per i ds sono il figlio di Lippi, non Davide l’agente. Non è facile. Non voglio dire di non aver trovato porte aperte grazie al mio nome. Dopo, però, non mi ha regalato niente nessuno e ho fatto da me”.
Davide Lippi è un agente affermato e ha fondato Reset Group che gestisce con l’amico e socio Carlo Diana: un’agenzia che si occupa di trasferimenti ma anche di valorizzazione dell’immagine dei calciatori e, da qualche anno, anche di atleti di altri sport importanti. Tutto comincia quando papà Marcello gli ha fatto il discorso più difficile della sua vita.
“Sto per andare in C1, è fine stagione, maggio, e papà mi chiama in spiaggia a Viareggio. Ha una faccia un po’ triste. 'Senti, ci sarebbe un’opportunità unica di crescita professionale alla Juve, da manager, ma certo non potresti più giocare...'.
(...)
E lei?
“Mi arrabbio. Ci resto male. Ci penso una settimana. Poi mi decido e dico sì, anche se a lui non parlo per mesi. Vado a Torino a vivere a casa di un amico, non da lui. Però ha visto giusto anche per questa... formazione. Non so dove sarei arrivato giocando, non ai livelli in cui sono da agente”.
Marcello ha fatto il papà prendendosi una responsabilità terribile verso il figlio.
“Non sempre è stato fisicamente presente ma non ci ha fatto mancare niente. Capisco perfettamente, perché s’è dedicato al lavoro di allenatore con tutto se stesso e, in questi casi, qualcosa lasci per strada: la coperta è corta da un lato. Ma non era assente, ci ha trasmesso i suoi valori e poi c’era un’altra fuoriclasse, mamma, a fare per lei e per lui”.
Se lo ricorda da giocatore?
“Pochissimo perché io ero molto piccolo, sono nato nel ’77 e lui smette nell’82. Mamma mi portava allo stadio e diceva: 'Guarda, papà è quello...'. Samp, Pistoiese, Lucchese, i primi club da allenatore, non riuscivo a tifare per una squadra che già l’anno dopo si cambiava. Ho rivisto i video dell’epoca: era un libero classico, un metro dietro la difesa, fortissimo di testa e di grande personalità. Come in panchina”.
(...)
Moggi lo chiama alla Juve e…
“E lui va sulla tomba del nonno, vecchio socialistone toscano anti Agnelli, a chiedere scusa perché accetta. Capisce i nostri valori familiari?”.
Si capisce dalle dimissioni da ct campione dopo il Mondiale.
“Voglio andare via dalla Gea, non mi sento gratificato, ma papà mi dice: 'Non adesso, non si lascia la barca nella tempesta'. Non me l’ha mai detto, ma lascia la Nazionale per proteggermi, con il dolore dentro perché sarebbe rimasto e i giocatori lo volevano. C’è Calciopoli, il mio nome è facile da mettere in mezzo. Magari avrebbe vinto anche l’Europeo, preferisce fare il papà che il ct, poi commette l’errore di tornare due anni dopo”.
Non l’unica volta in cui deve scegliere tra il figlio e il lavoro.
“Sceglie sempre me. Nel 2016 lo vogliono dt della Nazionale ma poi si accorgono che io sono agente e non si può: incompatibilità. Mah. Va a parlare con il garante delle opportunità e gli dice: 'Ma allora il notaio non può avere un figlio notaio?'. Niente da fare. Oltretutto non ha mai messo becco nel mio lavoro. Anzi, me lo dice subito quando comincio”.
Cosa?
“’Davide, guarda che non prenderò mai un tuo giocatore in un mio club’. Mantiene la parola, anzi, uno c’è, è Brocchi. L’unico. Quando va al Guangzhou, però, gli dico: ‘Papà, e mo’ basta con questa storia. Puoi avere un mio giocatore’. Prendiamo Elkeson che per il club diventa una plusvalenza di 17 milioni, oltre a essere un grande attaccante. E facciamo un viaggio assieme, da soli, in Brasile, in cerca di nomi. Mai fatto prima, è bellissimo. Lui incontra anche Pelè, il suo idolo. Ma il mio idolo è papà”.
davide e marcello lippi
davide e marcello lippi
davide lippi
davide lippi
davide e marcello lippi
davide marcello lippi
davide lippi dimitri d asburgo lorena
DAVIDE E MARCELLO LIPPI
davide lippi zinedine zidane
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