DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. IL MONDO GRIDA: "GOD BLESS AMERICA"
Da http://www.bbc.com/news/world-us-canada-32909908
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I giornali internazionali e i commenti dei lettori si riempiono di apprezzamento per gli Stati Uniti e l'indagine sulla Fifa. Il refrain comune è: meno male che ci siete voi a fare pulizia nel calcio. Soprattutto nei paesi come Sudafrica, Brasile, Inghilterra, dove molti hanno assistito a episodi di corruzione o conoscono bene le dinamiche dell'organizzazione, ma non sono mai riusciti a fare nulla per cambiare le cose, soprattutto grazie alla complicità delle federazioni nazionali e regionali.
Non mancano le critiche. Per Bloomberg, gli arresti in Svizzera ricordano le "extraordinary renditions" e i rapimenti segreti di terroristi che gli Stati Uniti hanno eseguito dopo l'11 settembre. "L'America sta facendo un uso aggressivo del suo diritto, che sembra il tentativo di impadronirsi del calcio internazionale".
2. PUTIN SI SCHIERA CON BLATTER «È UNA MOSSA DEGLI USA PER NON FARLO RIELEGGERE»
Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
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«È un tentativo palese di non permettere la rielezione di Sepp Blatter come presidente della Fifa». Nello scandalo delle mazzette sui campionati mondiali di calcio, Vladimir Putin si schiera con Blatter. Parla apertamente di metodi «illeciti» e punta il dito contro gli Stati Uniti. «I dirigenti arrestati non sono cittadini statunitensi», accusa il presidente russo, che ha ottenuto dalla Fifa i Mondiali di calcio del 2018. E denuncia: «Gli Usa perseguono la gente per raggiungere i propri obiettivi egoistici. Come nei casi Assange e Snowden».
Si gioca ai bordi dei campi di calcio la nuova edizione della guerra fredda Usa-Russia. Ad aprire l’offensiva il capo del Cremlino, secondo il quale l’inchiesta statunitense che ha portato all’arresto di alcuni dei massimi dirigenti del calcio mondiale, scuotendo alle radici la Fifa da 17 anni governata da Blatter, è «un altro sfacciato tentativo degli Stati Uniti di estendere la propria giurisdizione ad altri Paesi».
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Putin non dice comunque di temere che lo scandalo possa gettare ombra sull’assegnazione dei mondiali alla Russia. Ma alla tv di Mosca ha assicurato: «Siamo al corrente della pressione che è stata esercitata su di lui (Blatter, ndr ) per impedire l’organizzazione del Campionato mondiale di calcio nel 2018 in Russia».
E ha denunciato che l’inchiesta è chiaramente un tentativo di bloccare la rielezione di Blatter ed una violazione estremamente grave dei principi sulla base dei quali funzionano gli organismi internazionali. Nelle dichiarazioni televisive il presidente russo ha definito «a dir poco strani» gli arresti dei dirigenti della Fifa eseguiti a Zurigo. Sostenendo che si tratta di fatto di un’ingerenza statunitense. Putin ha poi puntato il dito contro il procuratore statunitense che, a quanto riferito dalla stampa, ha già detto che i membri del Comitato esecutivo Fifa hanno commesso un crimine.
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«Come se il pubblico ministero non fosse a conoscenza che esiste la presunzione di innocenza», ha sottolineato alle agenzie russe. Se una persona è colpevole o no deve essere dimostrato in tribunale, ha sostenuto il presidente. E ha aggiunto: «Solo allora si può dire che gli Usa hanno un qualche diritto di chiedere l’estradizione di queste persone».
Sulla scia di Putin, anche esperti russi condividono gli stessi sospetti: «Non è un caso che gli arresti avvengano a pochi giorni dalle elezioni per il nuovo presidente della Fifa», ha fatto notare parlando alla radio Sputnik il politologo Andrei Manoilo, professore di Scienze politiche all’Università statale di Mosca, secondo il quale lo scandalo corruzione è stato provocato dagli Usa principalmente per cambiare la leadership della Fifa, a causa delle sue simpatie nei confronti della Russia.
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«Mi sembra che per gli americani il calcio non sia solo business, ma anche un’arma politica. Per loro in queste elezioni è molto importante promuovere il proprio uomo; è importante che il candidato a loro conveniente si imponga sugli altri», ha denunciato il professore, citato da uno dei media più filo-Cremlino.
Sulla stessa linea d’onda, i commenti dell’ex calciatore e candidato a guidare la Federazione calcio russa Evgheny Lochev: «È un’inchiesta politica. C’è qualcuno che non è mai soddisfatto e allora si mette a parlare di corruzione... quando ci sono tanti soldi pensano che ci sia anche corruzione» .
Il business dei mondiali di soldi ne prevede molti? Il premier Dmitry Medvedev ha parlato di 20 miliardi di dollari. Ma c’è già chi parla di costi destinati ad arrivare a quelli spesi per le olimpiadi di Sochi. Circa 50. Secondo i media russi è questo il motivo dell’accanimento giudiziario contro la Fifa. Lo stesso Putin alla tv di Mosca ieri ha citato nuovamente i casi di Snowden e Assange: «Perché ricordo ora i loro nomi? Perché i nostri partner americani usano metodi come quelli impiegati nei loro confronti per raggiungere obiettivi interni, perseguendo illegalmente le persone. Non escludo che il caso della Fifa sia esattamente identico, anche se non so come andrà a finire» .
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3. COSÌ IL CALCIO FA RIESPLODERE LA GUERRA FREDDA PUTIN-USA
Marcello Di Dio per “il Giornale”
Lo scandalo Fifa travalica i confini del pallone e diventa uno scontro politico. Con gli interventi a gamba tesa - tanto per usare un termine calcistico - delle superpotenze Washington e Mosca che fanno riecheggiare i toni da Guerra Fredda. Nella cronaca di questi giorni si nasconde dunque un braccio di ferro politico-economico con in palio l'edizione 2026 dei Mondiali (la cui sede verrà decisa nel 2017).
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In corsa ci sono gli americani - sconfitti dal Qatar per il 2022, una sconfitta non priva di polemiche, che vorrebbero anche il rilancio della Major League Soccer - il campionato a stelle a strisce sulla scena mondiale. Ma sul piatto ricco (il Mondiale può garantire un giro d'affare compreso tra i cinque i sette milioni di euro) hanno messo gli occhi i giganti asiatici India e Cina, due mercati calcistici in piena espansione. Per i quali la rielezione di Blatter è un'assicurazione per il futuro.
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Ecco che da un lato ci sono quindi gli Usa - da cui è partito il filone di inchiesta seguito dalla Fbi - e l'Europa, con il presidente Platini che ha preso la palla al balzo per attaccare il Blatter «dominus» del football mondiale da 17 anni. Dall'altro ci sono la Russia e i colossi asiatici, i grandi elettori del dirigente svizzero che non pensa affatto di lasciare la poltrona della Fifa al principe giordano Ali Bin al-Hussein, fratello del re Abdallah. Di fatto un'altra puntata dello scontro tra Putin, Ue e Obama già in atto per la vicenda dell'Ucraina, che ha portato a sanzioni per il paese russo.
«L'indagine Usa sui dirigente della Fifa è un chiaro tentativo di evitare la rielezione di Blatter e l'ultimo evidente tentativo da parte americana di estendere la propria giurisdizione su altri Paesi», l'accusa del leader del Cremlino. Metodi «paragonabili - sottolinea Putin - a quelli utilizzati con l'ex collaboratore della Cia Edward Snowden o il fondatore di Wikileaks Julian Assange. E come non ricordare le pressioni fatte su Blatter per revocare l'assegnazione alla Russia dei mondiali del 2018?».
Putin non è quindi disposto a rimescolare le carte nel grande gioco di potere che accompagna il calcio. La fronda anti Blatter parte da Michel Platini. «L'ho voluto incontrare di persona, gli ho detto che dopo tanti anni in cui abbiamo lavorato insieme, per il bene del calcio avrebbe dovuto lasciare - così il presidente Uefa -. "Ora è tardi", mi ha risposto. Sono disgustato, serve un cambio, la confederazione europea voterà per il principe Hussein, invito le altre federazioni mondiali a fare lo stesso».
Italia, Spagna, Germania e Inghilterra, ma forse non la Francia, seguiranno l'input di Platini. Si parla di 43-45 voti europei su 53, molti potrebbero votare scheda bianca. Per vincere la partita della presidenza Fifa (si vota oggi a Zurigo) al primo scrutinio serve una maggioranza di 2/3 dei 209 membri delle federazioni, ma dalla seconda votazione il quorum si abbasserà alla maggioranza semplice. Blatter sembra al momento ancora in pole: solo Africa e Asia garantiscono circa un centinaio di voti, si parla di contatti tra Uefa, Concacaf e Conmebol (le confederazioni del continente americano) per far convergere i consensi sul candidato giordano.
E ora anche gli sponsor storici della Fifa, grandi multinazionali tra cui Visa, Nike, Adidas e Coca-Cola, chiedono pulizia («vogliamo la ricostruzione di robuste pratiche etiche»), minacciando di ritirare il proprio appoggio economico: circa 1,6 miliardi di dollari nel triennio 2011-2014, quasi un terzo del giro di affari della Fifa. La punta dell'iceberg di uno scontro che è ormai solo politico.
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