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DITE A LA RUSSA CHE DIETRO ALLA CONTESTAZIONE CONTRO LA NAZIONALE, CI SONO I CONTROVERSI “ULTRAS ITALIA” CHE AVEVANO GIA’ PRESO DI MIRA GRAVINA PRIMA DELLA PARTITA PER UNA DIATRIBA SU BIGLIETTI E DASPO – AL DI LÀ DEL SALUTO ROMANO OSTENTATO (MA NON SEMPRE), IL GRUPPO DI FACINOROSI SI E’ DISTINTO PER UNO STRISCIONE VERGOGNOSO SULL’OMICIDIO DI RAFFAELE MARIANELLA, L’AUTISTA UCCISO DA UN SASSO SCAGLIATO A RIETI CONTRO IL MEZZO SUL QUALE VIAGGIAVANO I TIFOSI DEL PISTOIA BASKET IN TRASFERTA (“UNA TRAGICA FATALITÀ. MA PUNTARE IL DITO NON SARÀ MAI LA NOSTRA MENTALITÀ”). PER QUEL FATTO SONO IN CARCERE A RIETI TRE PERSONE, ACCUSATE DI OMICIDIO VOLONTARIO IN CONCORSO: ALTRO CHE FATALITA'...
Enrico Currò per la Repubblica - Estratti
Il nodo della questione della contestazione dei tifosi italiani a Chisinau contro la Nazionale, che ha addolorato Gattuso perché l’ha ritenuta irrispettosa dell’impegno mostrato dai giocatori e che ha spinto il presidente del Senato La Russa a intervenire sulla vicenda, è in realtà anche un altro.
Ancora prima dell’esecuzione degli inni erano già partiti gli insulti al presidente della Figc Gravina. Il nodo è dunque anche quanto sia stata spontanea quella contestazione da parte di un gruppo di tifosi, gli Ultras Italia appunto poi confluiti in una galassia non sempre decifrabile (nella quale spiccano i “Ragazzi coi Tricolori”), che seguono abitualmente la Nazionale, ma che all’estero sono stati spesso protagonisti di episodi molto controversi e che vanno soprattutto alla ricerca di visibilità, al di là del saluto romano ostentato (ma non sempre).
Se nel passato più o meno recente alcuni di questi episodi erano chiaramente legati alla matrice dichiarata di estrema destra o quanto meno a una parte di quella galassia (come la cosiddetta marcia su Sofia del 2008, gli insulti a Balotelli per il colore della pelle a Klagenfurt nel 2010 e le spalle all’inno di Israele nella partita di Nations League a Budapest nel 2024), sempre più spesso negli ultimi tempi è emersa la volontà di cercare appunto in primis visibilità, attribuendosi il ruolo di portavoce del mondo ultrà, talvolta anche fuori dal calcio.
Questi gruppi, per lo più provenienti da città escluse dal circuito dei grandi stadi come Angri, Nardò, Pagani, Massa, Latina, Barletta, Galatina, Veglie, Torre del Greco (ma c’è anche Verona e a Chisinau sono state segnalate presenze milanesi),
hanno spesso esibito durante le partite della Nazionale striscioni a favore degli ultras diffidati, contro il divieto di trasferta o contro il progetto di trasferire all’estero alcune partite (Milan-Como a Perth). All’estero è più semplice fare entrare gli striscioni e sfruttare con gesti e cori – soprattutto nell’Europa dell’est - il fatto che non si ricada sotto la giurisdizione italiana.
Allo stadio Zimbru di Chisinau è apparso uno striscione sconcertante, che in uno stadio italiano non sarebbe mai entrato: “19-10-2025 Una tragica fatalità. Ma puntare il dito non sarà mai la nostra mentalità”. Il riferimento è all’omicidio di Raffaele Marianella, l’autista di pullman colpito da un sasso scagliato a Rieti contro il mezzo sul quale viaggiavano i tifosi del Pistoia basket in trasferta. Per quel lancio, che non può certo essere definito fatalità, sono in carcere a Rieti tre persone, accusate di omicidio volontario in concorso.
Quanto alla contestazione di Chisinau, affiora un retroscena che potrebbe spiegare quanto meno i cori contro il presidente della Figc Gravina ancora prima che cominciasse la partita.
Al momento della consegna dei biglietti ai tifosi un controllo avrebbe evidenziato la necessità di un’ulteriore verifica su una decina di nominativi di tifosi italiani. Da un rapido controllo successivo, tre ore prima della partita, si sarebbe scoperto che 4 di loro erano soggetti a Daspo, anche se il provvedimento valeva per l’Italia e non per l’estero.
Le loro generalità sarebbero però state alterate, con relativo rifiuto di consegnare i relativi biglietti. Poi la situazione si sarebbe sbloccata e tutti gli ultras sono entrati allo stadio, ma la Figc è diventata il bersaglio della curva. L’episodio, se confermato, metterebbe in evidenza la difficoltà nei controlli sugli ultrà italiani in trasferta all’estero (...)
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