DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Estratto dell'articolo di Salvatore Riggio per www.corriere.it
Sia da giocatore sia da allenatore Fabio Capello ha fatto la storia del calcio italiano. Da tecnico ha vinto tanto e ovunque, una sola volta ha lasciato lui: «Nella mia carriera di allenatore ho dato le dimissioni una volta sola. Ma non per mancanza di risultati. L’ho fatto per amore di una donna. Mia moglie…», ha raccontato nell’intervista rilasciata a Il Giorno.
«Ho conosciuto Laura quando ero un ragazzo. Dal Friuli ero arrivato a Ferrara, mi aveva acquistato la Spal. Ero timidissimo, parlavo poco. Poi ho incontrato lei, emiliana di San Giovanni Persiceto», ha aggiunto. Raccontando i particolari: «Mai senza di lei. Che si è sacrificata molto: un giocatore, come un mister, ha sempre la valigia in mano. Ho perso il conto dei traslochi che le ho inflitto. Tranne uno. A un certo punto mi hanno chiamato in Cina, ad allenare la squadra del Suning, il gruppo che all’epoca in Italia controllava l’Inter.
fabio capello e la moglie laura ghisi
Mia moglie non poteva seguirmi, la Cina mica è dietro l’angolo. E anche io ho capito. Ho capito che non potevo stare senza di lei. Ci sentivamo al telefono tutte le sere, ma non era cosa. Così sono andato dai cinesi a informarli che Fabio Capello si scusava tantissimo, ma non poteva restare all’ombra della Grande Muraglia. Per una ragione sentimentale, emotiva. Loro hanno compreso e buona lì». Se non è amore questo. […]
CAPELLO E BERLUSCONI: «QUELLA VOLTA CHE NON MI ASCOLTÒ...»
Nell’intervista Capello ha raccontato anche il suo rapporto con Silvio Berlusconi: «Io al Cavaliere debbo tantissimo. […]
fabio capello silvio berlusconi
Se ho mai litigato con lui? No, però ci fu una volta che non mi diede retta. Nel 2006 ero tornato ad allenare il Real Madrid. In organico avevo Ronaldo, non il portoghese, il brasiliano che era stato all’Inter. Fantastico, ma non aveva più la testa da atleta, organizzava sempre feste con ballerine. Io convinsi i dirigenti del Real a venderlo perché sfasciava lo spogliatoio con le sue abitudini. Un giorno mi chiama Silvio e mi fa: “Fabio, davvero vendi Ronaldo? E io: sì presidente ma per carità non lo compri, a me sta sempre a cuore il Milan, non faccia questo errore, non si metta in casa uno che pensa solo alle veline e allo champagne”.
Berlusconi al telefono mi dà ragione, mi giura che seguirà il mio consiglio. Il giorno dopo apro il giornale e c’è un titolo a caratteri cubitali: “Ronaldo è del Milan”. Io a Madrid senza il Fenomeno ho conquistato lo scudetto, invece il Milan l’ha perso…».
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