COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Gianni Mura per “la Repubblica”
Su Domenico Marocchino si scrive volentieri, non solo perché da opinionista su Rai 2 ( A tutta rete) non è mai banale. A 63 anni, sempre la faccia di uno appena buttato giù dal letto, di un ex figlio dei fiori persosi tra Malibu e Valenza Po. “De profession bel zòven”, avrebbe detto Rocco di lui. Lo sapevano anche all’estero. C’ero all’aeroporto di Varsavia, Juve di passaggio per andare a giocare a Lodz.
Agli sbarchi, gruppo di belle ragazze con un cartello in perfetto italiano: “Marocchino, vieni in discoteca a ballare con noi?”. Era l’83. Marocchino nella Juve giocava come se non fosse la Juve. Ignorando tutte o quasi le sacre regole. Il calcio era un gioco, la vita era bella perché c’erano (nell’ordine) le ragazze, le sigarette, il cinema, le mostre d’arte, i vini rossi. Boniperti, che conosceva i suoi polli, voleva inserire nel contratto una clausola: non più di 20 sigarette al giorno.
No, disse Marocchino, sarebbe scorretto da parte mia, lei non ha tutti i mezzi per controllarmi. Non tutti, ma ex militari in pensione sì. Marocchino sembra appena caduto dal letto, ma era ed è sveglio. Li conosceva tutti, d’inverno li invitava a bere qualcosa al caldo. Una notte lo beccarono che rincasava alle 3. «Tutta colpa del presidente, insiste perché io respiri aria buona e io esco quando c’è meno smog». Su SW della scorsa settimana c’è molto amarcord suo.
Domande giuste, risposte buone, Marocchino è un intellettuale mascherato e mi (gli) chiedo perché non abbia ancora scritto un libro sul suo calcio, dove si sbagliava da professionisti, come nella canzone di Paolo Conte. Ricordo lo stupore con cui raccontò i sistemi di controllo. «Telefonata a casa alle 22.30, massimo 22.45, e devo essere lì a rispondere. Li ringrazio. La mia ragazza arriva alle 20, e dopo chi ha più voglia di uscire?».
MAROCCHINO
SportWeek intervista Domenico Marocchino oggi volto televisivo ieri calciatore – ala – di Juventus, Sampdoria e Bologna. Racconta del suo vizio del fumo.
«Nello spogliatoio e pure in pullman: mi mettevo nel sedile lungo in fondo – tanto per gerarchia i senatori stavano davanti, a giocare a carte –mi stendevo e soffiavo il fumo in una bottiglietta di plastica. Boniperti mi voleva mettere nel contratto la clausola “venti sigarette al giorno” e io: “Presidente, e come mi controlla? Io esco di notte quando c’è meno traffico, a Torino di giorno c’è
tropposmog…”.
Per vedere quali squadre oggi accenderebbe la tv?
«In Italia l’Atalanta, in Europa il Liverpool, con i suoi tre giocatori davanti inallenabili dal punto di vista tattico. Vanno sempre
dove sentono che gli altri possono patire e questo conferma la mia teoria: per valutare le caratteristiche di un giocatore bisognerebbe buttarlo in campo al buio, solo con i sensi andrà dove si trova meglio. Guardate Ronaldo, dove va sempre d’istinto?A sinistra, perché da lì sa che può andare sul suo piede preferito».
Il gavettone alla moglie di Trapattoni
«Eravamo a Villar Perosa, erano tutti acchittati, credo ci fosse una cena dall’Avvocato. Come nel calcio non devi guardare solo la palla, se fai un gavettone devi guardare gli spigoli della finestra: calcolai male l’angolo del braccio e le feci la doccia. Quell’acqua poteva arrivare solo dalla mia stanza, per fortuna per salire fin su c’erano molte scale e feci in tempo ad asciugarmi le mani, la prima cosa che mi toccò il Trap quando entrò in camera, trovandomi a letto: facevo finta di dormire…
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