DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Non solo Dino Baggio, anche Florin Raducioiu, ex attaccante di Bari, Verona, Brescia e Milan, manifesta alcune preoccupazioni sulle sostanze che i medici facevano assumere ai calciatori negli anni ’90. Le sue parole, durante la partecipazione a Sport Report, su Orange Sport, sono riportate dalla Gazzetta dello Sport.
«Facevo flebo con un liquido rosa. Lo ammetto, ho preso anche delle medicine. Ora chiamerò il medico che ci seguiva a Brescia per capire di più. Per sapere che medicine ho preso a Milano, Brescia, Verona».
Raducioiu continua:
«Non sapevamo che cosa stavamo prendendo. Ci è sempre stato detto che si trattava di vitamine, di glucosio. Per tutto il tempo facevamo flebo con questo liquido rosa, alla vigilia delle partite. Lo ricordo perfettamente. A Milano prendevamo altre cose, pillole. L’ho detto prima e dopo la morte di Gianluca Vialli, c’era anche Gica Popescu. Dobbiamo chiederci perché si verificano queste morti premature».
Ieri, in un’intervista a Tv7, l’ex centrocampista di Juventus, Inter, Parla e Lazio, Dino Baggio, aveva parlato di doping e di rischio di correlazione con i tumori sempre più frequenti tra i calciatori.
«Bisognerebbe investigare sulle sostanze che abbiamo preso in quel periodo. Il doping c’è sempre stato. Bisogna capire se certi integratori col tempo hanno fatto male. Ho paura anch’io, sta succedendo a troppi calciatori».
«Negli anni miei c’era il doping. Non prendevi robe strane, prendevi robe normali ma poi bisogna vedere se col tempo riesci a buttarle fuori o restano dentro. Poi tanti hanno parlato dell’erba dei campi e dei prodotti che utilizzavano che davano dei problemi».
Oggi la Gazzetta dello Sport intervista Baggio, che fa marcia indietro, almeno sulla questione doping.
«Chiedo scusa a tutti. Io volevo dire “antidoping”, e non “doping”. Infatti ho aggiunto che robe strane non ne abbiamo mai prese, perché non si poteva: c’erano i controlli. Mica si scherzava. È un errore che nasce dalla consuetudine. Noi calciatori, quando andavamo a fare il test nella stanza a fianco dello spogliatoio, dicevamo: “Anche stavolta mi tocca il doping…”. E così questo modo di dire me lo sono portato dietro…».
Ad ogni modo, Baggio insiste sulla richiesta di indagini più accurate «sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. Magari non c’entrano nulla, magari si scopre qualcosa…».
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