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“E' ARRIVATO IL MOMENTO DI FERMARSI: FATALITÀ E DISGRAZIA NON ESISTONO” - LA RABBIA DELLA SORELLA DI MATILDE LORENZI, LA 19ENNE DECEDUTA IN VAL SENALES LO SCORSO OTTOBRE, PARLA DELLA MORTE DELLO SCIATORE AZZURRO MATTEO FRANZOSO DOPO UNA CADUTA IN ALLENAMENTO - "NON SI PUÒ PARTIRE PER ANDARE A SCIARE E NON TORNARE PIÙ A CASA" - KRISTIAN GHEDINA: "GLI SCI MODERNI SONO TROPPO VELOCI, È ORA DI CAMBIARLI. IN ALLENAMENTO SI ARRIVA ANCHE A 120 KM/H: ELIMINARE DEL TUTTO IL RISCHIO NON È POSSIBILE, MA BISOGNA FARE QUALCOSA".
Da gazzetta.it
Perdere un figlio o una sorella per una caduta con gli sci è una tragedia, farlo quando pensi che i rischi siano inferiori perché sono professionisti, per i quali ritieni ci debbano essere tutele maggiori anche sulle piste d'allenamento, tenendo conto della velocità e dei rischi che corrono per raggiungerla, aggiunge rabbia al dolore.
E' quanto ha espresso dopo il decesso di Matteo Franzoso via social Lucrezia Lorenzi, sorella di Matilde, morta poco meno di un anno fa, il 28 ottobre durante un allenamento in Val Senales. La ragazza, che un mese più tardi avrebbe compiuto 20 anni, aveva perso il controllo di uno sci, battendo violentemente la testa contro la superficie ghiacciata della Grawand G1.
Le sue condizioni erano parse molto gravi: elitrasportata all'ospedale San Maurizio di Bolzano, i medici l'avevano trattata e ricoverata in rianimazione, ma purtroppo non c'era stato nulla da fare.
"E' arrivato il momento di fermarsi. Le parole fatalità e disgrazia non sono presenti nel vocabolario di un atleta professionista. Non si può partire per andare a sciare e non tornare più a casa. Ciao Matte, salutami tanto Mati" ha scritto sui social Lucrezia Lorenzi. Parere peraltro condiviso da Kristian Ghedina: "Gli sci moderni sono troppo veloci, è ora di cambiarli"
GHEDINA E LA TRAGEDIA FRANZOSO
Valerio Piccioni per gazzetta.it
"Se facessi ancora discesa libera oggi, confesso che non vorrei mai che i nuovi sci venissero cambiati, danno l'adrenalina della velocità: ma la verità è che sono troppo veloci, specie in curva. Ed è ora di cambiarli".
L'ex storico discesista italiano Kristian Ghedina, due volte argento mondiale, è sconvolto dalla morte di Matteo Franzoso, lo sciatore azzurro rimasto vittima di una grave caduta in allenamento a La Parva, in Cile. "Impattare un muro o un albero può essere mortale già a 40-50 all'ora - dice all'Ansa -. In allenamento si arriva anche a 120 km/h: eliminare del tutto il rischio non è possibile, ma bisogna fare qualcosa".
Ghedina, poi, entra nel dettaglio di come si potrebbe fare per garantire agli atleti più sicurezza in pista. "È necessario aumentare gli spazi di fuga e migliorare le reti di protezione. Si potrebbe trovare un sistema per fare piste sempre più sicure ma farlo al 100% è praticamente impossibile - aggiunge a LaPresse -.
Poi si potrebbe tornare indietro, utilizzando dei materiali che permettano più di creare velocità in curva. Oggi quando fai forza sterzante e sei in grado di sopportare la forza centrifuga prendi velocità e diventi una fionda. Io però come atleta non tornerei indietro, anche se l'infortunio è dietro le porte".
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