DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA…
Giancarlo Dotto per Dagospia
ARRAPATI A VITA
Siete juventini? Allora avete goduto come cinghiali. Peggio per voi. Non c’è nulla che ti familiarizza con il vuoto come l’orgasmo a ripetizione. Quando diventa routine. Chiedere per conferma a Rocco Siffredi. L’orgasmo è una preghiera rovesciata, riconosce a Dio il diritto di non esistere. Buffon, Bonucci, Chiellini e compagni, le pornostar del pallone. E, quando non hanno più trovato una rivale nel letto, si sono dati alla masturbazione seriale. Ciò spiega la malinconia di Pirlo. Che non ne può più di vincere e di eiaculare.
IL FANTASMA SOTTO PELLE
Antonio Conte. Il vero dominatore della stagione. Ha stravinto campionato, Coppa Italia e ora punta, sabato sera a Berlino, al colpo in tutti i sensi gobbo. Da lontano e sotto mentite spoglie è rimasto l’artefice della foia matta bianconera. Con le sue parole al vento e le sue botte da orbo (“…avessero avuto la rabbia della mia Juve”) ha evocato nei suoi mai ex ragazzi risorse luciferine. Lasciando in panchina un’esilarante e delirante controfigura. Convinta d’essere l’allenatore della Juve.
antonio conte col ciuffo malgioglio
IL GRASSO NELLA MANICA
Rafa Benitez. Imperdonabile. Ma non perché ha fallito praticamente ogni cosa, la Champions e tutto il resto nemmeno perché è sovrappeso. Ma per il suo modo sconcio di ruminare dentro la mascella vermiglia e il corpaccione bulimico. Che ti rumini, Dio santo?
Dopo due anni, hai lasciato Napoli con le pezze al culo, un presidente con le narici fumanti e te ne sei volato in aereo privato a Madrid a mettere la firma e le tue enormi chiappe sulla panchina più concupita del mondo, chiosando osceno: “Sono felice”. Al Vomero pure.
Ha preso il posto dell’altro masticatore forsennato nonché buona forchetta di Carletto Ancelotti. Che almeno, a differenza di Ciccio Benitez, sa bene, in quanto allenatore di Cristiano Ronaldo, Gareth Bale e James Rodriguez, d’avere più culo che anima.
FRANCO TIRATORE
giancarlo dotto francesca brienza rudi garcia
Rudi Garcia. Perdonabile. Mangia per tutta una stagione cacca e stress. Parte convinto di guidare una Ferrari e si ritrova un’automobilina a pedali. Gli dicono hai un bazooka e invece è una pistola ad acqua. Gli vendono Benatia, sparisce Balzaretti, spunta il cavernoma nella nuca di Castan, saltano ginocchi a ripetizione, Maicon e Strootman, la caviglia tormenta Pjanic, l’Africa o chissà cosa inghiottisce Gervinho.
Lo stangano perché è innamorato, lo bastonano prima perché troppo ottimista, poi perché troppo realista, perché fa giocare Totti ma anche perché non lo fa giocare. Lo ingiuriano perché non sa cambiare tattica, ma anche perché ne cambia troppe. Lui incassa, invecchia precoce, e si mette giù, a testa bassa. Cava il ragno dal buco, arraffa la Champions e si sfoga: la chiesa sarà pure al centro del villaggio ma la sacrestia piange e la campana stona.
TOTTI FELIPE ANDERSON LAZIO ROMA
DON ABBONDO
Claudio Lotito. L’altro mattatore. Lo trovi ovunque. A Roma, Salerno, Bari e in ogni luogo. Arraffa tutto. La “B”, la Champions, le prime pagine. Indovina l’ecce homo, Pioli, e l’asso milionario, Felipe Anderson. In Lega comanda lui. Beretta è il nome, ma la pistola è lui. Stravolge i calendari, sposta le partite. Gli va storta solo con il Carpi e il Frosinone.
Al suo lato, in tutti i sensi inamovibile, il mio idolo. Quel genio incompreso solo perché albanese di Igli Tare, la cui allarmante fissità riporta a certi marmi con cui di solito si sigillano i cadaveri stanchi d’essere ispezionati dallo sguardo dei vivi. Non sbaglia un colpo negli anni. Marchetti, Klose, Candreva, Biglia, Mauri, Felipe Anderson, Parolo, Djordjevic e Basta così.
ECCE GNOMO
Pippo Inzaghi. In un anno da allenatore, si fa per dire, disintegra una carriera gigantesca da calciatore. Accetta di fare da carne cannone nell’anno in cui il Milan azzera slanci e investimenti. Si sdraia zerbino sotto i notevoli tacchi di Berlusconi e quelli di Galliani, ricevendone in cambio una bocciatura feroce e un viaggio a Madrid, a elemosinare il “sì” di Ancelotti. Pippo sfinisce e finisce, dentro i solchi sempre più accentuati delle sue rughe nutrite a bresaola e omogeneizzati. E, quando dice ostinato: “Sono sempre io l’allenatore del Milan” somiglia sempre più struggente a quei cani cui hanno sottratto l’osso.
VECCHIE STORIE
L’età non ha importanza a meno che non siate un formaggio. Lo dice Billie Burke, la strega di Oz, e ora lo dice anche Luca Toni, il mago di Verona. Apotropaico. Lo vedi e pensi a un giraffone montato in laboratorio da un Frankestein in crisi etilica. Ha l’agilità di un montacarichi e, invece, è come Transformer, si trasforma calcisticamente in qualunque cosa, purché letale. Magnifico scandalo lui che, a 38 anni, affianca il nipotino Icardi nella classifica finale dei buttadentro. A un millimetro dai due, lo Sfregiato, Tevez. Inarrivabile e nostalgico animale da preda. Smania di tornarsene a casa.
BIDONVILLE
Ne peschi a mazzi di bidoni dentro il cassone. Doumbia e Koulibaly. Oggetti per nulla misteriosi. Ma, dalle parti di Napoli, anche Rafael e Jorginho, due brasiliani di scarto. A Firenze esultano per Salah, ma vogliono disfarsi di Gomez. Nell’Inter di Mancini e nel Milan di Inzagni c’è solo la scelta dell’imbarazzo.
Ranocchia e Vidic dietro, Podolski e Shaqiri davanti, un flop da quindici milioni. De Sciglio. Era il nuovo Maldini. E’ diventato il vecchio Pistone. Quello che oggi vende piadine e che Roy Hodgson volle all’Inter in cambio di Roberto Carlos. Notevoli bufale il vecchio Alex e il giovane Destro, per non dire di Cerci. Uno che gioca solo al guinzaglio di Ventura. Dopo essersi liberato di Balotelli e di Torres, il Milan deve ora liberarsi di lui.
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