DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
giancarlo dotto e giorgia surina
Giancarlo Dotto per Dagospia
Mi ha fatto una certa impressione vedere Buffon e compagni singhiozzare come vitelli, al fondo di quel finale molto truce e molto pulp che sono i rigori sempre, ma in questo caso più che mai, metti una Beretta automatica o un coltellaccio stile Tarantino al posto del tiro dagli undici metri per avere lo stesso effetto di sangue e arena. Crolli emotivi di gente molto virile avvezza a calcisticamente tutto.
Poi ascolto Barzagli, pure lui in lacrime, la mente più significativa, insieme a De Rossi, del gruppo azzurro, e tutto si fa chiaro. “Tra pochi anni nessuno si ricorderà più di noi”, profetizza l’eccellente Barza incespicando e sorvolando a fatica il muro del pianto. Verissimo, ma ha sbagliato per difetto. Nessuno si ricorderà più di voi, cinica sorte, ma già da qui a poche settimane.
I motivi sono tanti e tutti facilmente identificabili. La tanto declamata “impresa” di questa Nazionale è stata una bolla mediatica, l’effetto pavloviano delle decine di trombe, titoli e poemi che sono stati spesi per onor di patria e disonor d’azienda su questa storia. Esilarante il giorno dell’addio, tutta una gara a chi la sparava e la titolava più grossa nella balla frescona dell’omaggio agli “eroi”.
Eroi de che? La verità? Basta curiosare nei numeri per smagare tutta la faccenda, svegliarsi dalla sbornia e scoprire che la nostra amata Italietta è stata in tutto il torneo la squadra più fallosa in assoluto e una di quelle, ma devi proprio andare nei bassifondi, che ha tirato di meno e meno ha giocato nella metà campo nemica.
Abbiamo battuto un ectoplasma di squadra come il Belgio (strapazzato dal Galles) e una bollitissima Spagna (già battuta dalla Croazia), l’abbiamo sfangata con gli svedesi solo grazie a un colpo da solista dopo aver giocato da schifo, ci siamo fatti menare e battere dagli Irlandesi. Con i tedeschi siamo arrivati ai rigori solo perché qualcuno, Boateng, volò sul nido del cuculo.
Dov’è l’impresa? Dov’è la vittoria le porga la chioma? Se poi dobbiamo celebrare il fatto che tanta mediocrità di base ha partorito ben più di un topolino, ci sto, a patto però di ammettere che questa, truccata da elogio, è la più feroce stroncatura della Nazionale di Conte. Che sarà, è già stata, dimenticata in fretta, perché gonfiata dal bluff di parola dei media, perché non ci ha fatto vedere bel calcio e perché se n’è andata a casa ai quarti, dopo una brutta partita e una sfilza di rigori grotteschi (quella di Prandelli, finalista quattro anni, fu vilipesa oltre che dimenticata nello stesso arco di tempo).
Tornando al pianto e alle parole di Barzagli. Ma anche alle parole di tanti altri sparsi nella delusione e nell’addio. Si deduce che, qui in Francia, si è replicato un fenomeno già registrato ai tempi di Madrid e poi Berlino. Quello del “gruppo” che si salda nell’amore di se stesso ancor prima che nell’amor di patria o della maglia.
PELLE CONTRO NEUER IN ITALIA GERMANIA
GIORNALI TEDESCHI SU ITALIA GERMANIA
Bearzot, Lippi e oggi Conte, ognuno con il suo stile, hanno saputo evocare quest’alchimia dell’uno per tutti e del tutti per uno, meglio ancora se alla faccia di un mondo che, poiché sei brutto, ti tira le pietre, in una banda di ragazzi che nella vita di tutti i giorni, nei loro club, giocano la parte delle viziatissime star al guinzaglio dei loro papponi procuratori, destinazione paradisi milionari.
PELLE SFOTTE NEUER PELLE SFOTTE NEUER
GIORNALI TEDESCHI SU ITALIA GERMANIA
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Una vita insulsa e artificiale. Se non sei completamente idiota, non puoi non avere dentro di te un rimasuglio di anima bambina, la nostalgia di quello che sei stato. Se, una volta ogni due o quattro anni, un abile sciamano, anche dozzinale ma convincente, ti dà la possibilità di risvegliare quell’anima, ecco il miracolo. Una suggestione fragile. Evapora due secondi dopo ma, finché, dura, è di ferro. Una specie di mondo perfetto, dove finalmente conta la sola cosa che conta, tu e tuoi compagni alla caccia del Santo Graal.
Questo spiega lacrime inconsolabili e sconforto così estremo in gente che immaginiamo come campioni di menefreghismo. Non la sconfitta con la Germania, l’uscita dagli Europei, la delusione di una patria intera, ma questo mondo perfetto che si spezza nel più crudele dei modi e dei mondi, senza aver meritato il lieto fine.
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