DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giancarlo Dotto per Dagospia
ITALIA SVEZIAITALIA SVEZIA ITALIA SVEZIA
Partita brutta e stracca come una vecchia mucca imbottita di sedativi. Antonio Conte ha smesso di sanguinare ma non la smette di miracolare, mentre si capisce da come si sgola che Buffon è pronto alla morte. Che non arriva solo perché lo spauracchio molto racchio di Ibra sibila e soffia come un cobra ma è mansueto come un abbacchio, mentre di là arriva quasi al novantesimo uno scarto brasiliano ribattezzato italiano, Eder, a ripescare dal suo acido nucleico uno scampolo di calcio nobile.
Due squadre inguardabili, con una eclatante differenza, che i gialli sono mediocri e basta, mentre gli azzurri da secolare tradizione nel brutto ci sguazzano e devi solo capire come arriverà il golletto di turno, se d’estro o di culo. A seguire, inevitabile, l’immondo diluvio patriottico dei trombettieri a berciare l’immancabile “diciamolo, ma chi se ne frega se siamo brutti, siamo agli ottavi, avanti così…”. Avanti dove? Se sei brutto, porti avanti solo la tua faccia brutta.
Solita solfa, il pisellone azzurro s’impenna solo se aizzato dal viagra delle male lingue e s’ammoscia appena partono le celebrazioni. In questa che è stata, senza il minimo dubbio, la peggior partita dell’Europeo, l’occhio della tigre s’è trasformato in quello del criceto. L’unico a sbracciarsi da matto restava Antonio Conte che, però, non era più l’Al Pacino di “Ogni maledetta domenica” ma quello claudicante e scorato di “Donnie Brasco”. Che insisteva autolesionisticamente nel suo pallino per Pellè, lasciando in panca uno come Zaza che ne vale dieci di Pellè e, guarda il non caso, arriva propria da un suo furente e rapinoso assist la palla buona per Eder.
E’ la Svezia che parte in pressing forsennato, smentendo tutte le opinionesse che ci avevano informato in totale sicumera che sarebbe stata l’Italia a fare la partita, mentre loro, i vichinghi, si sarebbero difesi, salvo poi liberare il contropiede. Succede esattamente il contrario. Sta di fatto che, alla fine del primo tempo, dopo lo zero assoluto e palla sempre sui piedi gialli, sono i tifosi svedesi che ci deridono dagli spalti con la ola.
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Okay, brindiamo, fingiamo di esultare, ma sappiate, sappiamo almeno tre cose. Che siamo fin qui l’onesta espressione di un calcio pezzente. Che, fino all’invenzione di Bonucci su Giaccherini, eravamo stati penosi anche contro il Belgio. Che questa Italia (e aggiungerei la Juventus) esiste solo perché esistono quei quattro dietro. Il resto è un grande, pigro, rumoroso e anche un po’ doloso inganno.
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