FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
Maurizio Crosetti per “la Repubblica”
Quello col tacco, quello col 10 e quello col gol sono stati insieme solo 9 minuti, ma lì dentro c' è un tempo dilatatissimo, e c' è il senso di quanto la Juve vuole da Sarri (più di quanto lo voglia lo stesso Sarri, forse): attaccare, palleggiare, possedere (il pallone), segnare, vincere. Una piccola congiunzione racconta questa Juventus capovolta, classifica compresa: la frase giusta non era Dybala "o" Higuain ma Dybala "e" Higuain. Levi la o, metti la e, tiri una riga (sul trequartista) e ricavi un totale rotondo.
Quello col 10 non doveva nemmeno giocare, invece eccolo dall' inizio e gli bastano meno di 4 minuti per segnare, strappando il velo alla partita. Quello col gol entra dopo un' ora e punta la solita porta dell' altra volta, la porta di Higuain, quella in fondo a destra come il bagno: lì dentro, due anni fa aveva sbattuto il pallone estremo che tolse uno scudetto a Sarri, lì dentro ieri sera ha infilato il destro che a Sarri dà il primo posto bianconero, il suo primo qui.
A legare Dybala e Higuain, presi insieme o separatamente, c' è quello col tacco, cioè Cristiano Ronaldo che il pubblico prende di traverso per paura, per sfinimento, per stanchezza di tutti quei giochetti, lo fischia, gli ulula addosso insulti grevi e Ronaldo reagisce come sa.
Prima malmena la traversa, poi realizza il gol annullato (per fuorigioco di "e Dybala") con quel modo di essere martello e chiodo, forbice e colla. Con Cristiano puoi permetterti quasi tutto, compreso lo sbilanciamento di una squadra che voleva più di tutto vincere, poche volte l' ha voluto così. Puoi permetterti persino di usare il sommo Higuain come una riserva ("e Dybala" all' occorrenza).
La maschera di Dybala cala subito, a sorpresa, quando Pjanic lo lancia nella prateria e Skriniar non oppone nulla a quella corsa e a quel sinistro secco come un legno spezzato. La scarpette gialle forse non garberanno all' allenatore, ma stavolta non si possono mica colorare con lo spray, e comunque questa è una Juve a tinte sgargianti, con accostamenti audaci, sembra una squadra disegnata la Lapo, è leopardata dentro. Il sangue di "e Dybala" va in ebollizione alla fine del primo tempo, quando Godin lo sfiora con la mano in regione pubica, ma per l' arbitro Rocchi non è rigore. Al fischio dell' intervallo è una mezza rissa col secondo portiere dell' Inter, Padelli, e l' argentino viene portato via col montacarichi.
Resterà ben dentro il gioco anche dopo, pure troppo, visto che non toglie la suola dal fuorigioco dove l' aveva appoggiata rendendo inutile il gol di quello col tacco (il quale era a terra nell' azione del vantaggio di Dybala, quei due sono complementari anche nell' assenza). Nella bellezza di una sfida che non ha paura di niente, e che ha portato il campionato per un' ora e mezza su una terra di frontiera che non pareva neanche Italia,
Dybala dà il benvenuto al 62' alla terza parte del triangolo, quando "e Higuain" entra in campo al posto di Bernardeschi, anche stavolta un ufo. Ma come? I tre insieme non erano buoni solo per chi si diverte al bar? Infatti restano insieme per il tempo di un cappuccino con cornetto, passano 9 minuti e Dybala viene richiamato dall' equilibratore Sarri. Eppure la figura geometrica non perde il senso, visto che la Juve attacca ancora di più, come sull' onda di una nuova abitudine. Sono i momenti adulti delle grandi partite, quando i vecchi marpioni sanno benissimo cosa fare. Ed ecco che Gonzalo "e Higuain" si muove come un rabdomante verso la sorgente del gol, lo sente sgorgare dalla nuda terra, gli basta spostarne una zolla per vederlo zampillare.
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