RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
1. “DYBALA E I SUOI FRATELLI”: LA SERIE A SVENDE GLI ASSI
Stefano Boldrini per “il Fatto quotidiano” - Estratti
E così, nelle ore in cui si celebra l’addio alla bellezza di Alain Delon, la Roma è pronta a salutare la partenza del suo giocatore migliore, Paulo Dybala, unico fuoriclasse approdato in giallorosso dopo il ritiro di Totti: nelle mire degli arabi dell’Al-Quadsiah, pronti a offrire 60 milioni di euro fino al 2027, è fuori dal progetto Roma. Un giorno dovranno spiegarci in che cosa consista.
La Joya, delizia per chi ama il calcio, messo alla porta per risparmiare sull’ingaggio ed evitare il prolungamento automatico del contratto, con l’allenatore, Daniele De Rossi, che ha giustificato l’esclusione di Cagliari come “scelta tecnica”. Sono bastati i 22 minuti, più recupero, giocati da Dybala per dimostrare che parlare di scelta tecnica è una bestemmia.
Dybala è il paradigma di una Serie A che, travolta da debiti, stadi fatiscenti e imperizia dei dirigenti, è ridotta a torneo di medio cabotaggio. La Premier viaggia in executive, Liga e Bundesliga in prima classe, noi siamo finiti in seconda. I talenti hanno capito l’andazzo e scappano. Ecco allora un Napoli che, bastonato a Verona, fa i conti con la voglia di fuga di Osimhen, nonostante il contratto fino al 2026.
Il nigeriano è nella lista della spesa del Chelsea, ma preferisce il Psg (...)
Gli americani ragionano con il sistema degli algoritmi: funziona nel baseball, ma il calcio è un’altra cosa. Rinunciare a Dybala può avere una logica solo in una proprietà statunitense dove comanda una dirigente greca, il Ceo Lina Souloukou. Nel suo curriculum, quattro stagioni di Olympiakos e un’invidiabile scalata nelle cariche in Europa: il calcio in poltrona. Abbiamo otto allenatori italiani tra i migliori 50 nel mondo. È l’unica eccellenza che ci è rimasta. Il resto è noia e niente Joya.
2. LA SERIE A TRA ESUBERI E AUTO-ESILIATI I CLUB VITTIME E CARNEFICI DEL MERCATO
Lorenzo Longhi per “Domani” - Estratti
(...) Chiesa, come si usa dire da tempo nella neolingua del pallone, «non fa parte del progetto» della Juventus di Thiago Motta, e così non si allena con la squadra, è un separato in casa come fuori rosa de facto anche se non de iure (è escluso dagli allenamenti con il gruppo, ma si allena con preparatori e in ambienti idonei, come l’accordo collettivo prescrive);
Osimhen è un giocatore del Napoli che a volte si allena con la squadra, altre no, non viene convocato per le partite perché è una «situazione molto complicata» (Conte dixit), quella di un giocatore – 41 gol nelle ultime due stagioni di A – che deve portare introiti; Koopmeiners ha scelto egli stesso di tirarsi fuori dalla mischia atalantina, con Gasperini che lo ha visto «stressato». Questo ciò che accade.
Poi c’è quello che si sa. Chiesa va in scadenza nel 2025, la Juventus vuole rinnovare al ribasso ma il giocatore chiede un ritocco al rialzo, medita di andare a scadenza a parametro zero e il club sta facendo di tutto per evitarlo e cederlo a costo di svenderlo.
Osimhen avrebbe lasciato Napoli già un anno fa, ma non era il momento, ha rinnovato a cifre molto superiori ottenendo la promessa di essere ceduto questa estate, solo che oggi De Laurentiis chiede cifre ritenute fuori logica e lo stallo tiene bloccato il mercato per un Conte (che vorrebbe Lukaku, esubero del Chelsea, un altro che si allena da solo) che inizia ad accendersi. E Koopmeiners? Vuole la Juventus senza se e senza ma, mentre l’Atalanta non vuole scendere da una certa cifra, ormai da settimane.
Così, a campionato iniziato, i tre in campo non si sono visti, con le squadre che ancora nel fine settimana pagavano loro lo stipendio. E, a livelli un po’ diversi, non si sono visti diversi altri giocatori, da Arthur a Mario Rui, da Gaetano a De Sciglio, dal veneziano Tessmann al torinista Radonjic, passando per l’ultimo in ordine di tempo, l’atalantino Lookman, che ha chiesto a Gasperini di non essere convocato per il debutto dell’Atalanta contro il Lecce.
Un anno fa era Bonucci, andando indietro si ricorda Lotito che nel 2009 ne mise in castigo tre (De Silvestri, Ledesma e Pandev), giusto per citarne alcuni.
(...)
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