DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Giampiero De Chiara per “Libero quotidiano”
Ad una rivoluzione fa quasi sempre seguito una restaurazione, spesso sinonimo di qualcosa di negativo o comunque che si conclude con aspettative diverse da quelle che si volevano raggiungere iniziando il "cambiamento". Nel calcio, come nella storia, le rivoluzioni sono costanti: la differenza è che nel gioco del pallone non c'è la violenza che ha sempre funestato la storia. L'ultima, in ordine di tempo, nella serie A è quella voluta da Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, e avallata dal suo tecnico Luciano Spalletti.
Partito in sordina nelle valutazioni dei bookmaker, agli azzurri è bastato poco più di un mese per capovolgere la corsa allo scudetto di inizio campionato, per il quale era piazzato in seconda fila a quota 8, alle spalle di Juventus (2,35), Inter (2,90) e Milan (3,35). Dopo il blitz a San Siro, di domenica sera, i partenopei sono ora in testa alle quote, a 3,85, alla pari con il Milan. L'Inter è a 4 dopo il crollo con l'Udinese e sono ancora più evidenti le difficoltà della Juve, precipitata al quarto posto a quota 6,75.
PROSPETTIVE
Ma come è avvenuto questo rapido cambio di prospettive? I partenopei hanno fatto un calciomercato con i fiocchi, a detta di tutti gli esperti. I colpi Kvaratskhelia, Kim, Ostigard, Ndombele, Raspadori, Simeone, Olivera e Sirigu, sono stati da contraltare agli addii di calciatori storici come Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz e Ghoulam. Un fatto che ha portato a due certezze: i nuovi arrivati, fino ad adesso, non hanno fatto rimpiangere i partenti e le casse della società sono state messe a posto.
Sono infatti 35 i milioni lordi che ha tagliato De Laurentiis dal monte stipendi. La spesa fissa per i salari è tornata così sotto il muro dei 100 milioni. Il Napoli inoltre ha incassato circa 76 milioni di euro dalle cessioni e tra entrate e uscite, come fa sapere il sito calcioefinanza.it, risparmierà 52 milioni di euro.
Una parsimonia che non è andata certo ad inficiare la qualità del gioco e dei suoi interpreti. Anzi. Il merito, in questo caso, è tutto di Spalletti che ha osato, ha rifondato la squadra trovando la "famosa" amalgama in un telaio di squadra che già l'anno scorso era arrivata terza in campionato. I nuovi giocatori (il georgiano dal cognome impronunciabile Kvaratskhelia, il coreano Kim, Simeone e Raspadori su tutti) hanno dato nuova linfa ad uno spogliatoio troppo legato agli "umori" dei senatori ceduti come Insigne, Koulibaly e Mertens, che forse proprio nella città del Golfo avevano fatto il loro tempo.
QUALITÀ
luciano spalletti foto mezzelani gmt018
Nel Napoli ora non mancano la qualità e la personalità che già c'erano, ma quelli di adesso (ed è il segreto che potrebbe dare la svolta aduna stagione da ricordare), hanno in più anche tanta "fame" di vittorie che probabilmente chi è andato non aveva più. I tifosi sperano così che la squadra continui a giocare in campionato e in Champions come ora (22 gol fatti, 6 subiti con 7 vittorie in 9 partite giocate) senza però disunirsi, come invece è accaduto negli ultimi anni, per tornare di nuovo a sognare.
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