
DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È…
E’ LA NATURA IN CORNICE CHE FA IL QUADRO – L’ABRUZZO RINASCE CON GLI “SPECCHI ANGELICI” DI MATTEO FATO – A PESCASSEROLI LA SECONDA EDIZIONE DI “ARTEPARCO”, IL PROGETTO CHE OGNI ANNO PORTA L’ARTE CONTEMPORANEA NEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO LE CUI FORESTE VETUSTE SONO PATRIMONIO MONDIALE UNESCO…
Giuseppe Fantasia per www.huffingtonpost.it
Quando si fa un ritratto o si disegna un paesaggio, la pittura ha una destinazione umana, ma a ben vedere c’è anche una destinazione che non conosciamo, un verso e un retro che la fa essere extra-umana. “La pittura possiede il seme del tutto ed è causa di tutte le cose che dipinge.
Ha una presenza angelica che contiene in sé il mondo”, spiega all’HuffPost Gianni Garrera, autore de La natura non ha immagini, un testo in cui il filosofo e traduttore di Kierkegaard va ad interrogarsi sulle connessioni tra arte e natura. “Agli uomini, aggiunge, non è consentito avere una visione di Dio faccia a faccia – ne hanno la visione attraverso uno specchio che è la scrittura – così le figure angeliche fanno riferimento all’arte per avere una visione del mondo e della natura”.
“La funzione della pittura umana è quella di mediare la natura attraverso uno specchio e ciò che viene dipinto è quello che sanno del mondo. Tutto il mondo in un angelo è totalmente angelico, tutto il mondo in un dipinto è totalmente pittorico”. Creare – continua - è stato per Dio ritirarsi e rinunciare ad essere il tutto. Come lui si è ritirato per far essere il mondo, così il pittore partecipa alla creazione del mondo ritirando se stesso. Scopo della pittura “non è aggiungere ulteriori nature alla natura”, “ma decrearla attraverso la sua imitazione. Il pittore imitando il paesaggio, decrea il paesaggio dimostrando che l’atto del decreare è superiore a quello del creare”.
L’artista Matteo Fato è partito proprio da quel testo filosofico per realizzare i suoi “Specchi Angelici”, l’opera protagonista della seconda edizione di ArteParco, un progetto che nasce con la volontà di portare l’arte contemporanea all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, uno dei luoghi naturalistici più antichi e suggestivi d’Italia.
Ogni anno un artista è chiamato a confrontarsi con le Foreste Vetuste, da due anni dichiarate Patrimonio Mondiale dell’Unesco, rendendole in tal modo non solo cornice, ma parte stessa dell’opera che, realizzata con materiali ecologici, va a trasformarsi seguendo i ritmi e le condizioni dettate dall’ambiente dichiarando la sua appartenenza al Parco.
Nella passata edizione è stato L’Animale-Vegetale dell’artista-designer Marcantonio (molti degli oggetti/accessori più cool realizzati per Seletti lo si devono a lui) ad essere protagonista: una grande scultura in legno a forma di cuore applicata su un albero morto – “anche se in realtà un albero non muore mai, ma si trasforma, è il simbolo della vita e della biodiversità all’interno di un bosco incontaminato”, tiene a precisare Paride Vitale, nostra guida speciale nel percorso e patron di Parco 1923.
Per questa edizione, invece, l’artista pescarese Matteo Fato ha riprodotto tre cavalletti antichi da pittore che “catturano” la natura in una cornice, lasciando spazio a quante più immaginazioni possibili. Tre cavalletti vuoti senza quadri, degli “specchi angelici”, “ma anche delle trappole per le visioni degli angeli che vengono così messi davanti alla natura”, ci spiega. Il visitatore vedrà dunque l’immagine a seconda di dove si colloca avendo come testo una panchina che è al centro dei tre cavalletti con sopra inciso come un’epigrafe tutta la spiegazione assoluta di questa ragion d’essere di questo rapportarsi con la natura.
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