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E ora, due cose facili facili. Rimandare #Piatek da dove è venuto e richiamare, con tante scuse, #Ringhio. #Milan, che vergogna stasera #TorinoMilan
GIAMPAOLO RESISTE
Alessandra Gozzini per la Gazzetta dello Sport
E' tutta una questione di tempo: Giampaolo ne ha parlato come di un alleato, convinto che con il lavoro possano migliorare i risultati, ma anche come il peggior nemico, perché al Milan le vittorie devono arrivare in fretta. L' allenatore lo sa bene: le lancette sulla panchina rossonera scorrono ancora più velocemente.
Che il club avesse poco gradito il gioco delle prime partite e il modesto utilizzo dei nuovi acquisti non è un segreto: la gara di Udine, riconosciuta anche dal tecnico come inqualificabile, in privato era stata definita da un dirigente con parole ancora più nette.
La sconfitta di ieri, con tutta la dirigenza in tribuna, avrà conseguenze nei fatti (e non solo nelle parole) nel senso che i risultati devono cambiare e devono cambiare subito. Non è invece il tempo di attivare un count-down sulla panchina milanista.
I risultati fin qui ottenuti indurrebbero a pensare a una clessidra che sta per ruotare (tre sconfitte su cinque partite), ma è il d.t. Maldini a bloccare tutto.
A fermare il tempo: «C' è fiducia totale in Giampaolo e nei giocatori. Sappiamo benissimo che tipo di allenatore abbiamo preso, ci abbiamo parlato anche prima di chiudere il contratto.
Crediamo che sia lui l' allenatore giusto. Abbiamo passato questi momenti anche con Sacchi, aveva delle idee precise e nei primi due mesi i risultati non arrivavano». Dichiarazioni rilasciate prima della sconfitta, ma non possono essere 90' minuti a stravolgere. Il paragone con Sacchi che chiama in causa anni di storia rossonera non può risolversi in un secondo tempo andato storto. A fine partita, filtra che il club è convinto ad andare avanti e ha apprezzato il passo avanti sul piano del gioco al di là del k.o.
Il tempo ha una scadenza e il trend deve essere immediatamente invertito. Quello che separa dalla partita con la Fiorentina è ridotto, ma sufficiente per correre ai ripari. Solo che Giampaolo dovrà accelerare al massimo e viaggiare a velocità sostenuta: è necessaria una reazione al k.o. nel derby e a quello di ieri sera. Per forza.
Una traccia da seguire per l' allenatore c' è: «Questa è stata forse la nostra miglior partita da inizio stagione, la squadra ha dimostrato di credere nelle cose che fa, ha sposato il modo che abbiamo di fare le cose. La sconfitta è immeritata, non abbiamo avuto il cinismo per chiuderla prima. Spero solo che non intacchi l' autostima dei miei: anche Piatek ha avuto le sue occasioni, più che nelle occasioni precedenti». Il lavoro - o meglio la fatica con cui Giampaolo sta cercando di portarlo avanti - è nell' asciugamano bianco che l' allenatore tira spesso fuori dalla panchina per tamponare il sudore.
E che stia cercando di indirizzare la squadra secondo le sue linee lo dimostra la presenza costante nell' area tecnica, in piedi per tutti i 90'. «Maldini ha paragonato la mia gestione a quella di Sacchi? E' una bestemmia Ma la società ha esperienza e intelligenza per capire cosa stiamo facendo e dove stiamo andando. Sono sotto la lente d' ingrandimento ed è giusto che sia così, ma faccio il mio mestiere con fedeltà, cercando sempre di migliorare.
So di essere legato ai risultati ma la squadra la sento, se no avrebbe fatto una partita dimessa. Il fallo su Calhanoglu nell' azione del pareggio? Mi pareva ci fosse ma non cambia niente e ormai non possiamo tornare indietro». Il Milan deve solo guardare avanti. E andare di fretta.
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