ENRICO VARRIALE E’ STATO CONDANNATO IN PRIMO GRADO A DIECI MESI PER LESIONI AGGRAVATE E STALKING ALL’EX COMPAGNA - IL GIUDICE HA DISPOSTO ANCHE LA SOSPENSIONE DELLA PENA IN CASO DI PAGAMENTO DEI 6.000 EURO DI RISARCIMENTO ALLA VITTIMA E LA PARTECIPAZIONE A UN PERCORSO DI RECUPERO - L’EX VICEDIRETTORE DI RAI SPORT È A PROCESSO ANCHE PER UN ALTRO EPISODIO, DOPO ESSERE STATO DENUNCIATO DA UNA SECONDA DONNA, CON LA QUALE AVEVA AVUTO UNA RELAZIONE

Teresa Fallavollita per repubblica.it - Estratti

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L’ex vicedirettore di Rai Sport, Enrico Varriale , è stato condannato a scontare dieci mesi di reclusione. La sentenza in primo grado mette la parola fine (almeno per ora) alla vicenda giudiziaria che ha visto l’ex vicedirettore di Rai Sport accusato di stalking e lesioni aggravate. Secondo l’accusa, infatti, il giornalista nell’agosto 2021 avrebbe aggredito la ex compagna. Il giudice ha disposto anche la sospensione della pena in caso di pagamento dei 6.000 euro di risarcimento alla vittima e la partecipazione, con cadenza almeno bisettimanale, a un percorso di recupero per uomini maltrattanti.

“Durante un alterco per motivi di gelosia – si legge – la sbatteva violentemente al muro, scuotendole e percuotendole le braccia e sferrandole violentemente dei calci”. Dopo avrebbe cercato di entrare in contatto con la vittima, minacciando di poter incidere su una collaborazione grazie alla quale la donna scriveva presso una testata giornalistica. E poi appostamenti sotto casa e telefonate.

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Circostanze che Varriale ha sempre contestualizzato difendendosi in aula: a proposito delle liti ha dato la sua versione, spiegando che ogni discussione sarebbe dovuta alla sua voglia di stabilizzare il rapporto e a un’altra donna che il giornalista ha frequentato in un paio di occasioni.

“Le ho dato uno schiaffo – ha detto – l’errore più grande della mia vita, se fosse qui le chiederei scusa ma è l’unico episodio violento il resto è tutto falso”.

Il giornalista sportivo è a processo anche per un altro e successivo episodio, dopo essere stato denunciato da una seconda donna con la quale aveva avuto una relazione.

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“Questo processo ci ricorda quanto ancora sia necessario contrastare la cultura che normalizza e minimizza la violenza maschile”, commenta l’avvocata Teresa Manente di Differenza donna. 

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