RIUSCIRÀ MATTEO SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE…
Francesco Persili per Dagospia
“Nella Roma c’è una proliferazione di dirigenti e costi ingiustificati. A Trigoria lavorano troppe persone…”.
Ettore Viola, figlio di Dino, il presidente che portò la Roma al punto più alto della sua storia, archivia la gestione Pallotta. “Ha creduto troppo alle promesse che qualcuno gli ha fatto, altrimenti non sarebbe mai venuto. In questi 10 anni la Roma non ha vinto nulla anche se il club è solido e il marchio è conosciuto in tutto il mondo. Lui si è fatto vedere poco e non ha mai fatto neanche lo sforzo di parlare italiano. DiBenedetto almeno dava l’idea di essere più presente. Forse non avrebbe fatto un bagno nella fontana come Jim dopo Roma-Barcellona, al massimo un pediluvio…”.
Pallotta disse: “Nel 2020 dovreste avere lo stadio. Se non lo avrete per quella data avrete un altro proprietario, perché non mi vedrete più da queste parti”. La questione del nuovo impianto porta Ettore Viola a ricordare i tentativi del padre di dotare la Roma di uno stadio di proprietà. “Ci ha provato 3 volte con 3 sindaci diversi e non ci è riuscito. Gli offrirono l’area della Romanina. Oggi ritengo che la soluzione Tor Vergata possa essere più fruibile rispetto a Tor di Valle”.
Si volta pagina. È in arrivo Friedkin.
“L’inizio sembra incoraggiante. Lui vuole seguire la Roma più da vicino. Il figlio Ryan avrà un ruolo di primo piano, una scelta simile a quella di Zhang nell’Inter. Mi pare che questo dimostri un attaccamento all’investimento”.
Appartenenza e sentimento. Valori senza tempo del “romanismo”. Ettore Viola mostra con orgoglio una lettera scritta nel ’65 dal padre al conte Marini Dettina in cui dice di restituire la tessera di socio vitalizio. Erano i tempi cupi della colletta del Sistina e Dino Viola scrive: “Mi auguro che tutti i soci siano animati dalla mia stessa aspirazione: sportivi sempre e validi sostenitori così da portare ancora una volta alla Società un contributo determinante per farla riemergere dall’avvilente situazione in cui si trova…”.
Il figlio del presidente del secondo scudetto giallorosso rammenta quando si nascondeva dietro la porta della casa di famiglia ai Parioli per origliare le riunioni di mercato tra l’Ingegnere, Aldo Pasquali e Oronzo Pugliese, il mago di Turi (che poi ispirò anche il mitico Oronzo Canà di Lino Banfi ne “L’allenatore nel pallone”).
“Mio padre non ha mai venduto la Roma in vita. E ha lasciato nel patrimonio del club Totti e 4 miliardi e mezzo, frutto del risarcimento per la causa vinta contro la Figc per la questione Flaminio”. Il passato non si dimentica. Ettore Viola si rammarica per il trattamento ricevuto dagli ex Capitani.
“Hanno fatto la storia della Roma e sono stati congedati in malo modo. Francesco aveva un ruolo nella società e non lo facevano partecipare alle riunioni. De Rossi, che mi sembra abbia una attitudine da tecnico, poteva iniziare come vice di Fonseca. Sarebbe stato molto utile in quel ruolo…”.
Come vive da romanista il campionato di vertice della Lazio? “Sono contento. Mia figlia ha sposato uno splendido laziale…Battute a parte, ricordo che al tempo di mio padre loro finivano sempre sotto o erano in B. L’Ingegnere non è si mai confrontato con loro. Il suo avversario principale era la Juve. Riteneva i laziali ‘bravi cugini di un calcio minore”.
Adesso con Lotito, i biancocelesti vincono trofei e hanno 17 punti di vantaggio in classifica. “Lunga vita a Lotito. Il calcio è cambiato ma lui dimostra che non è necessario avere una proprietà straniera e una società piena di dirigenti per centrare risultati. Ha una catena di comando leggera: lui, il ds Tare, Peruzzi e il tecnico Inzaghi. Non insegue plusvalenze a ogni costo ma sceglie ogni anno uno o più tasselli utili per rinforzare la squadra. Quello di Lotito può essere un modello. È un po’ il calcio che faceva mio padre.
ettore viola donna flora totti ilary
Ai tempi di Dino Viola la Roma era una famiglia. Era riuscito a creare un habitat in cui i calciatori si sentivano a loro agio e rendevano al meglio. Li seguiva nella vita privata, era sempre vicino a tutti per un consiglio. Mi auguro che Friedkin faccia come lui e rivolga maggiore attenzione di Pallotta alla squadra. Si possono fare i soldi non solo con le plusvalenze ma anche con le vittorie che ingenerano ricadute positive anche a livello di ricavi”.
Si parla in queste ore di un supermanager (Boniek, Capello) per ricostruire l’area tecnica. Ettore Viola confessa un suo sogno: “Mi piacerebbe varcare di nuovo il cancello di Trigoria ed entrare nel consiglio della nuova Roma, a costo zero. Ho tanta esperienza e conoscenze da condividere. Con professionalità, passione, entusiasmo la Roma può competere con tutti. Come ai tempi dello scudetto e della finale di Coppa Campioni. Come ai tempi di Dino Viola…”
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