fabio simplicio

“A ROMA HO INCONTRATO DUE PERSONE CHE MI HANNO LASCIATO SENZA FIATO: SI CHIAMANO ENTRAMBE FRANCESCO. UNA L’HO VISTA A TRIGORIA (TOTTI), L’ALTRA A SAN PIETRO (BERGOGLIO)” – FABIO SIMPLICIO, DETTO "FABIO SUPPLICIO" O "SIMPLICIOTTO", SI RACCONTA: “PER SACCHI POTEVO ESSERE PIÙ FORTE DI KAKÀ. UNA VOLTA SONO ENTRATO CON LA MACCHINA DENTRO UNA FONTANA DI PARMA. AVEVO BEVUTO TROPPO. A ROMA ARRIVAI UBRIACO ALL’ALLENAMENTO. NOI BRASILIANI FESTEGGIAMMO IL CARNEVALE A CASA DI UN COMPAGNO. RANIERI CI MANDO’ A FARE LA DOCCIA" – LA STOCCATA A WALTER SABATINI: "NON POTEVA VEDERMI. MI HA FATTO FUORI SIA A PALERMO CHE A ROMA” – POI RIVELA COSA FA ORA E QUAL E' IL SUO SOGNO - VIDEO

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Lorenzo Cascini per “la Gazzetta dello Sport” - Estratti

 

Fabio Simplicio è rimasto esattamente come ce lo ricordavamo da calciatore. Un po’ più rotondo, ma sempre col sorriso. Ha una risata che mette allegria. 

fabio simplicio

 

E quando si racconta, snocciola aneddoti e storie in sequenza. Come fossero diapositive pescate dal mazzo, una dopo l’altra, da Parma fino a Palermo e alla Roma con Totti e De Rossi. «Daniele è un brasiliano mancato. Aveva l’anima del festaiolo. Poi in campo era un esempio, un tifoso in campo».

 

Tanti ricordi. «Arrivai in Italia grazie a Sacchi. A Roma ho incontrato due persone che mi hanno lasciato senza fiato: si chiamano entrambe Francesco. Una l’ho vista a Trigoria, l’altra a San Pietro. E mi batteva il cuore dall’emozione». 

 

Fabio Simplicio, lei arriva in Italia nel 2004. Perché Parma? 

«Fu Sacchi a segnalarmi. Diceva che potenzialmente ero più forte di Kakà. In realtà, Ricardo faceva un altro sport. Ma Arrigo con me fu come un padre, oltre che un grande sponsor». 

 

Ricorda il primo incontro? 

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«Mi accolse in città e mi disse di entrare sempre duro. Il risultato? Nelle prime tre partite prendo tre gialli. Ma lui mi diceva di insistere». 

 

 

(...)

A proposito di Totti, andò a Roma per lui? 

«Mi sono emozionato due volte: quando ho visto lui e quando ho visto Papa Bergoglio a San Pietro. E si chiamano entrambi Francesco. Mi creda, una cosa speciale. E sì, l’ho scelta per il prestigio e per giocare con Totti e De Rossi. Ci siamo divertiti. Avevamo un gruppo di brasiliani che ne combinava una al giorno». 

 

In quegli anni giravano notizie sulla vostra poca professionalità. C’era chi scriveva che vi presentavate agli allenamenti ubriachi…

«Roma, si sa, è una piazza complicata per radio, voci e giornali. Stupenda, ma tosta a livello mediatico. Io ricordo quando all’inizio ero infortunato e non giocavo, si parlava di me dicendo un sacco di cose false. A parte tutto, però, un paio di volte siamo arrivati ubriachi per davvero... almeno noi brasiliani». 

 

Ci racconti, se si può. 

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«Premetto che per me lo spogliatoio è sacro, ma con Ranieri capitò che festeggiammo il carnevale brasiliano a casa di un compagno. Il giorno dopo eravamo dei cadaveri. Io non vedevo la palla. Claudio ci sgridò: “Brasiliani, che avete fatto ieri sera?”. E ci mandò a fare la doccia. Ne abbiamo riso poi, tempo dopo. Ci prendeva spesso in giro. Ma non è l’unica che ho combinato... ne vorrei raccontare un’altra». 

 

Prego. 

«Una volta sono entrato con la macchina dentro una fontana di Parma. Ero ubriaco e non sono riuscito a fermarmi. Possiamo dire che fu un errore di gioventù...». 

 

Torniamo al calcio. È vero che la voleva Mourinho? 

«Sì, sono stato vicinissimo al trasferirmi all’Inter. Parlai anche con Moratti e so che Mou mi avrebbe voluto in mezzo al campo. Saltò tutto per questioni di soldi e contropartite, io sarei andato volentieri. Ma non c’erano solo i nerazzurri, ho avuto tante altre possibilità». 

 

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La Juventus? 

«Anche sì. In quel caso mi chiamò Amauri e mi disse che i bianconeri mi seguivano. Mi sarebbe piaciuto giocare di nuovo con lui, ma sono felice di essere andato alla Roma». 

 

C’è qualcuno nella sua carriera che l’ha delusa? 

«Ho sempre avuto buoni rapporti con tutti, ma c’era un direttore che non poteva vedermi». 

Chi? 

«Walter Sabatini. Mi ha fatto fuori sia a Palermo che a Roma. In rosanero prese Pastore al mio posto, per cui niente da dire, ma voleva proprio un profilo diverso dal mio. Più che le scelte, mi fecero restare male i modi usati. Nessuno mi ha mai coinvolto: solo un “devi andartene”. Basta». 

 

Ha avuto modo di parlargliene in un secondo momento? 

«Mai, zero contatti. Ma sto bene così. Non mi è piaciuto come si è comportato e non lo stimo, fine». 

A Palermo ci fu uno scontro anche con Foschi. O per lo meno così si scrisse sui giornali... 

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«Solo all’inizio. Mi chiamò a Milano per firmare e cambiò le condizioni del contratto. Io non ho accettato e sono andato via. Poi Zamparini si è imposto “voglio Simplicio ora” e ha iniziato a urlare. Così mi richiamarono, cambiando alcune cose, e firmai. Poi con Rino ci abbiamo scherzato tante volte». 

 

Un tipo particolare anche il presidente…

«Eccome, aveva un po’ di fisse. Ma con me è stato sempre un signore. Cambiava allenatori in continuazione: a un certo punto ne aveva quattro o cinque sotto contratto. Bastavano due partite giocate male a fargli perdere la pazienza. A me diceva di attaccare sempre». 

 

Oggi cosa fa Simplicio? 

«Ho tante attività tra ristoranti, negozi e parchi divertimenti. Mi piace anche scoprire giocatori, guardare tante partite. Ma ho un sogno: diventare presidente di un club». 

 

Come Zamparini? 

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«Magari un filo più paziente, dai...». 

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