CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL GIORNO: “QUANTE…
Elisabetta Rosaspina per il Corriere della Sera
Niccolò, come sta il papà?
Se la speranza ha uno sguardo, in questo momento è negli occhi di Niccolò Zanardi, così simili a quelli del padre. Esce verso le sette di sera dalla porta a vetri scorrevoli del Centro di riabilitazione «Villa Beretta», moderna appendice di una dimora storica ultracentenaria e della chiesetta dedicata a San Francesco d' Assisi e a San Michele Arcangelo che per le prossime settimane o mesi veglierà sul recupero del campione.
Jeans al ginocchio e maglietta, Niccolò sorride, pallido, ma quasi allegro: «Papà sta bene, grazie. Insomma un pochino meglio. I medici ci hanno spiegato nei dettagli tutto il percorso che dovrà seguire. Ci danno molte notizie e per fortuna positive. Ma la migliore è che oggi siamo già qui, per la riabilitazione, ed è passato soltanto un mese, un mese esatto dall' incidente».
Si può dire che Alex Zanardi è fuori pericolo?
niccolò zanardi e alex zanardi
«Non è più in pericolo di vita, ed è già molto, ma ha davanti a sé un percorso ancora lunghissimo, e lo sappiamo, siamo preparati. Siamo anche contenti perché il suo recupero è stato molto più veloce di quanto ci aspettassimo. Ma non bisognerebbe sorprendersi: questo è papà. È incredibile l' energia di quell' uomo, ha una forza straordinaria».
È cosciente? Interagite con lui?
«Interagire è un' altra cosa.Ma adesso ci sono segnali incoraggianti. Ripeto, ci vorrà ancora molto tempo. A differenza di mia madre, io vorrei dirvi di più sulle sue condizioni. Vorrei rispondere alle domande di tutte le persone che gli vogliono bene e che ci scrivono per avere sue notizie. Ma davvero neanche noi sappiamo come andrà».
Però sente la vostra presenza?
«Sì, questo è importante.
Noi gli stiamo sempre accanto. Anche a Siena, del resto, siamo sempre stati lì con lui.
Non ho mai perso uno solo dei miei turni al suo fianco in ospedale. Con la mamma abbiamo fatto tutti i giorni la spola, trecento chilometri al giorno tra andata e ritorno».
Gli parlate? Vi ascolta?
«Gli parliamo, certo. Ora che non è più sedato si può.Prima era proprio controindicato. I medici ci spiegavano che stimoli esterni avrebbero interferito con la sedazione. Adesso invece ci dividiamo i compiti: noi diamo gli stimoli affettivi, i medici quelli neurologici».
Con una squadra così, c' è di che essere fiduciosi, vero?
«Papà ce la farà, sono sicuro. Ce la farà anche questa volta. E un giorno ne parleremo. La racconterà a me e la racconterà anche ai miei figli.
Sono fiducioso e lo è anche la mamma».
Lei come sta?
«È molto stanca, provata.Però è un po' più tranquilla.Eppoi ci sono io con lei. Ho 21 anni. Quando accadde il primo incidente, a Berlino, non potevo fare nulla per aiutarla, ero molto piccolo. Avevo solo tre anni e infatti non ricordo nulla. Questa volta, invece, tocca a me essere l' adulto di casa».
Bisogna maturare in fretta in momenti come questi.
«Sì, sono davvero dovuto crescere in fretta in questo periodo, ma va bene».
I medici vi hanno detto se il papà recupererà la vista?
«Il problema della vista è il meno per adesso. Quel che conta è sapere se potremo di nuovo riuscire a comunicare con lui. Abbiamo una lunghissima strada davanti, ma finalmente è una strada in discesa».
Non siete soli, c' è tutta Italia che fa il tifo per Alex Zanardi.
«Sì, lo abbiamo visto e sentito. Ogni mio post su Instagram diventa virale. C' è tantissimo affetto attorno a noi e attorno a lui. In questo periodo mi è capitato di riflettere su quanto siamo fortunati per questo. Ma non oso pensare a chi si trova magari in una situazione altrettanto dura e difficile, ma deve affrontarla da solo».
Resterete qui fino a quando il papà è ricoverato?
«Sì, certo. Anzi, adesso scusatemi, ma devo raggiungere mia madre. Mi aspetta per la cena».
Al campione piacerebbe saperli assieme, madre e figlio, a parlare di lui.
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