DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE…
Gigi Garanzini per “La Stampa”
Il primo quarto d'ora da protagonista, l'ultimo con la forza della disperazione. Tutta qui la Juve di San Siro. Il resto è stato soltanto Milan, dietro, in mezzo e davanti. Nel controllo del gioco, nella ricerca e poi occupazione degli spazi, nella personalità, anche nella condizione fisica. Nei due gol di Tomori e Brahim Diaz, nei due pali scheggiati da Leao, nella dimostrazione di superiorità individuale e soprattutto corale.
E prima ancora nella capacità di assorbire la partenza lanciata della Juve e di ridurne poco alla volta la portata, quando sembrava che la partita fosse tutt' altra rispetto a quella che poi è stata. Il fatto è che dura poco la Juve, e questa non è più una novità. Poi basta poco per smarrirsi, per perdere sicurezza e un po' alla volta identità. Era successo col Maccabi, sul doppio vantaggio: figurarsi col Milan. Questo in generale.
Poi ci sono i particolari, a partire dal gol del raddoppio. Che in ottica rossonera è stato un capolavoro di Brahim Diaz. Ma in ottica bianconera è un vero e proprio museo degli orrori. L'assist è di Vlahovic, che anche senza quel passaggio in orizzontale sarebbe stato il peggiore in campo. Il primo tentativo di chiusura è di Bonucci, che anziché in tackle come si diceva un tempo ci va in pantofole.
L'ultimo di Bremer, in netto ritardo. Un gol così la Juve davvero non lo può prendere. Ed è un pessimo segnale anche in vista della sfida decisiva di dopodomani, quando a differenza dell'andata il Maccabi sarà al completo e sarà obbligatorio vincere per continuare a sperare. Ma intanto, dopo i segnali di convalescenza, non certo di guarigione, con il Bologna la situazione di classifica torna a precipitare.
STRISCIONE CONTRO ALLEGRI DURANTE MILAN JUVENTUS
I punti sono 13, uno in meno della metà dei 27 disponibili. Il Milan è sopra di 7 lunghezze, il Napoli oggi potrebbe andare a più 10. E in mezzo ci sono Atalanta, Udinese, Lazio, Roma e da ieri pomeriggio anche l'Inter, trascinata dal vecchio Dzeko. Girerà prima o poi. Per ora il tempo continua a passare invano.
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