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Elvira Serra per il “Corriere della Sera”
Lanfranco o Frankie?
«Ormai Frankie, è più gioioso. Lanfranco è un po' duro».
Frankie, cosa diavolo vi siete detti fitto fitto lei e la Regina?
«Mi ha detto bravo, well done ! Le ho detto che il cavallo era amazing . Poi ho aggiunto: "Sua Maestà, da poco a Chantilly ho montato un suo cavallo". E lei: "Ah sì, ha perso di un tanto così, ma ha corso molto bene". E io: "Sì, ma l' anno prossimo andrà meglio perché è ancora un po' acerbo". E lei: "Sì sì, grazie", ed era tutta contenta».
Frankie Dettori è una leggenda dell' ippica.
Sposato con Catherine da vent' anni, cinque figli (Leo, Ella, Mia, Tallulah e Rocco), è rimasto lo Smiling Boy degli esordi: il ragazzo che sorride.
Più di tremila vittorie soltanto in Inghilterra, trofei in tutto il mondo, è l' uomo delle Magnificent 7 , le straordinarie sette vittorie conquistate ad Ascot il 28 settembre 1996: mai nessuno come lui. L' impresa costò ai bookmaker 40 milioni di sterline e a lui valse una statua all' ingresso dell' Ippodromo («Visto? Me la godo da vivo»).
Non è l' unico record: il primo ottobre, a Longchamp, ha vinto per la quinta volta il Prix de l' Arc de Triomphe con la femmina Enable. Per meriti sportivi, nel 2000 è stato nominato Mbe, membro dell' Ordine dell' Impero Britannico. Lo incontriamo ad Ascot nello spogliatoio dei fantini, dopo che si è aggiudicato le due corse più importanti della giornata: le Queen Elizabeth II Stakes e le Champion Stakes.
Quanto pesa?
«Oggi sono abbastanza leggero: 54 e mezzo. Ma stamattina ero 55 e mezzo».
Come ha fatto a perdere un chilo?
«Ho fatto il bagno. Venti minuti di acqua calda, poi dieci di riposo, altri venti di acqua calda e dieci di riposo. Per non annoiarmi, con l' iPad ho guardato Narcos , su Netflix».
A che ora si era alzato?
«Alle 5.30, ero un po' nervoso. Ho preparato il caffè con la moka, mi piace il rituale. Ogni anno a Natale qualcuno prova a regalarmi quelle macchine artificiali che devi mettere la cartuccia, ma io sono old fashioned ».
Come si è preparato per la gara?
«Dopo il caffè sono uscito a comprare il Racing Post , la nostra bibbia: è come la Gazzetta dello Sport , però delle corse. Mette anche le prestazioni passate dei cavalli, quando hanno scattato, dove si sono allineati... Studio la strategia, ma devi avere un piano A, B e C, e 30 anni di esperienza diventano preziosi per sfruttare sul momento un errore degli altri».
Si aspettava di vincere?
«Le Champion Stakes le inseguivo da trent' anni! Avevo un grandissimo cavallo, Cracksman, ma sono pessimista, superstizioso...».
Ed è stato premiato anche da Sua Maestà!
«Lei dà il trofeo solo per Royal Ascot e per le Queen Elizabeth Stakes. È la sesta volta che vinco questo gran premio: una bella soddisfazione, il primo lo avevo vinto nel 1990, a 19 anni».
Ormai è un habitué con la Regina.
«La vedo spesso, la mattina viene a guardare i suoi cavalli galoppare, io li monto spesso e lei è appassionatissima. E poi sono stato più volte a Buckingham Palace e al Castello di Windsor».
È vero che non può rivolgerle la parola se non lo fa lei per prima?
«Mah, non so... Io le parlo e basta. La chiamo sua maestà e poi ma' am . Sei anni fa è successa una cosa molto simpatica...».
Sono tutta orecchie.
«Avevamo dato una festa a casa, a Newmarket, c' erano tante persone, porte e finestre aperte. La mattina dopo i miei cani erano spariti. Hanno la medaglietta con il numero di telefono. A un certo punto premo il pulsante della segreteria telefonica e sento: "Abbiamo trovato il vostro cane". Richiamo ed era Caroline, la moglie del manager della Regina: la conoscevo, abita nel villaggio dopo casa mia. Mi ha detto che il cane lo aveva lei ed era chiuso in cucina, ma se andavo a prenderlo alle sette avrei trovato la Regina, così la salutavo».
E lei?
«Mia moglie non mi ha creduto. Allora ho detto a mia figlia Ella, che aveva 10 anni, di mettersi un bel vestitino e siamo andati io e lei. La Regina era vestita di viola con i bottoni d' oro, perfetta come sempre: stava bevendo un gin tonic davanti al fuoco. Ho preso anch' io un gin tonic e abbiamo fatto due chiacchiere, abbiamo parlato del matrimonio del nipote, bla bla bla.
Poi hanno fatto uscire dalla cucina Scrooby, il mio bassotto, così contento che ha fatto la pipì sul tappeto. Mia figlia con i piedini cercava di coprirla, la Regina si è messa a ridere, le ha chiesto se montava i pony, ma Ella non riusciva a spiccicare parola. Simpatica no?».
Sì, molto. Dà l' idea di divertirsi come un pazzo a fare il fantino.
«Beh, anche noi abbiamo il lunedì che fa schifo, piove, c' è freddo. Ma poi ci sono le giornate come oggi, 40 mila persone, la Regina...».
Questo è il «suo» ippodromo: quello delle Magnifiche 7. Si ricorda l' ordine dei cavalli con cui vinse?
«Wall Street, Diffident, Mark of Esteem, Decorated Hero, Lochangel... No! Prima Fatefully, poi Lochangel e Fujiyama Crest».
A quale è più legato?
«A Fujuyama Crest, perché ha rotto il record precedente e mi ha fatto entrare nella storia. Due anni dopo era a un' asta in Galles, destinato al macello. Ho pagato duemila sterline e me lo sono fatto portare a casa, è rimasto con noi fino allo scorso anno: era come un cagnolino, un po' più grande... Ogni tanto lo montavo, lo portavo alla caccia alla volpe. Era artritico, un gigante buono. È morto di vecchiaia».
Ha una sua scuderia?
«Sì, con otto pony, due struzzi, un maiale, due gattini, tre cani e i pavoni selvatici».
Ma la carne di cavallo la mangia?
«L' ho mangiata in Italia e dico la verità: non mi ha fatto nessun effetto. In questo sono abbastanza italiano, con origini sarde: mangio tutto. E poi se sei un fantino hai sempre fame!».
A dicembre compie 47 anni. Pensa già alla pensione?
«No, per niente. A cinquant' anni dovrei arrivare così (schiocca le dita, ndr ). Mi piacerebbe continuare per altri cinque anni. Purtroppo ora quando cadi ora ti fai male: non è che cado di più, ma da giovane le ossa sono più elastiche».
Quante fratture ha?
«Ne ho contate dieci».
Pensavo peggio. Mi guarda storto.
«Fanno male tutte».
Suo nonno Mario era minatore a Carbonia. L' ha vista vincere?
«No, gli ero molto affezionato. Passavo le estati in Sardegna quando mio padre correva».
Gianfranco Dettori, il «mostro». Una volta eravate in gara assieme e fu punito perché aveva frustato il suo cavallo.
«Era la mia seconda gara, lo colpiva da dietro e la gente rideva. Ho capito perché solo riguardando il filmato: cercava di farmi vincere».
Anche suo figlio Rocco, 12 anni, è fantino.
«Eh, fantino... Monta i pony».
E vince?
«Come no! Alla vigilia dell' Arc il Times di Londra lo ha messo in prima pagina con il titolo "tale padre tale figlio". E il giorno dopo, quando ho vinto l' Arc per la quinta volta, non mi hanno messo nemmeno in ultima pagina!».
Si sente diverso da suo padre con i figli?
«Molto, ma erano altri tempi... Quando è nato lui la guerra era appena finita, non avevano da mangiare, non c' era lavoro. Quando sono nato io avevo tutto. Mio padre era molto duro, non so se riuscirei a cacciare mio figlio di casa a 14 anni come ha fatto lui con me. Ma se non lo avesse fatto non sarei chi sono adesso».
È credente?
«Sì, ma a messa vado solo due o tre volte l' anno. Dio è dappertutto, lo sento dentro di me, nel mio lavoro, in quello che faccio».
Parliamo della cocaina. Due cadute. La prima, nel 1992, fu una ragazzata. Ma la seconda, nel 2012?
«Ero giù, la mia scuderia di allora mi voleva cacciare dopo 18 anni. Fu una stupidaggine, un momento di debolezza. Andai a un party e la presi. Poi una settimana dopo a Longchamp mi fecero i test per le gare: in Francia sono molto severi, trovarono le tracce. Non l' avevo usata per migliorare le mie prestazioni, comunque alzai le braccia e presi i sei mesi di squalifica».
E fece il Grande Fratello Vip. C' era bisogno?
«Mi hanno dato così tanto che non c' era motivo di dire no. E poi dovevo riempire quei mesi. I primi tre ho portato i miei figli a fare il giro del mondo: Australia, Nuova Zelanda, Usa».
Nel suo palmarès mancano ancora Melbourne Cup e Premio Parioli.
«L' Australia sarà difficile, i cavalli arrivano sempre stanchi dopo due giorni di volo. Io lì sono arrivato secondo due volte. Il Parioli mi secca. Non per i soldi, è una gara da ventimila euro. Tutte le corse di oggi valevano un milione».
Prego?
«Sì, la Queen Elizabeth aveva un montepremi di un milione e centomila sterline, le Champion Stakes 1,3 milioni. Il proprietario del cavallo prende l' 80 per cento, l' allenatore l' 8, il fantino il 7 e il resto va al personale di scuderia».
A quale cavallo è più affezionato?
«I cavalli che ami di più sono quelli che ti fanno provare più gioia, che ti portano nei punti più alti. Oggi sono Enable e Cracksman».
Conta di più il fantino o il cavallo?
Frankie Dettori Frankie Dettori
«Il cavallo: il fantino può solo sbagliare».
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