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Stefano Semeraro per “la Stampa”
Anche i gentleman (svizzeri) perdono le staffe. È successo a Roger Federer, ieri al debutto al Roland Garros: per colpa di un selfie di un suo giovane fan. Snobismo? No, fifa. Perché il ragazzino l’autoscatto è riuscito a farselo sul Centrale, alla fine del match, beffando le guardie del corpo. E ogni volta che succede nel tennis la memoria torna alla madre sanguinosa di tutte le invasioni: quella di Gunther Parche, folle tifoso di Steffi Graf, che ad Amburgo nel 1993 accoltellò Monica Seles.
Stavolta non c’era nessuna lama, neppure il bastone da selfie da turista giapponese, ma Roger non l’ha presa bene. «Bisogna aumentare i controlli. Non parlo per me, ma per tutti i giocatori, deve esserci garantita la massima sicurezza. Non è successo nulla, ma non è stata una situazione piacevole». A Parigi non è nemmeno la prima che gli capita. Già nella finale del 2009 l’invasore professionista Jimmy Jump saltò i cartelloni cercando di infilargli un berrettino in testa.
Federer, allora, mantenne una freddezza esemplare. Non c’è due senza tre, però, e la terza – specie di questi tempi – potrebbe essere meno allegra. Il torneo si è scusato. Roger può consolarsi con la cabala. La finale del 2009 è l’unica che gli è riuscito di vincere al Roland Garros. Magari il selfie di ieri, passata la paura, lo vorrà ritwittare.
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