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Fabrizio d’Esposito per il “Fatto Quotidiano”
Sono trent' anni che la beltà romanesca di Giovanni Malagò, soprannominato Megalò da Dagospia, rifulge in fuffose immagini alto-borghesi e politicamente trasversali. Una sequenza che impone tassativamente alla mente dei comuni mortali un quesito impellente:
"Ma che lavoro fa questo Malagò-Megalò?". Risposta: "La famiglia di Malagò vende auto di lusso, dalla Ferrari in giù". Il che spiega perché il destino ha consentito al bel Malagò di preservare le mani dal lavoro fisico e il cervello dallo sforzo di un gravoso impegno intellettuale.
Perché la vocazione di Giovannino Settebellezze, rampollo del generone romano che si riunisce nei circoli con vista fiume (il suo è il Canottieri Aniene) è stata sin dall' inizio il cazzeggio in compagnia dell' Avvocato, specialista della materia, e di quell' altro grandissimo lavoratore che è stato ed è Luca Cordero di Montezemolo.
Con tali condizioni di partenza sociale, Malagò non poteva che fidanzarsi e procreare con una delle donne italiane più belle a cavallo di due secoli: Lucrezia Lante della Rovere, figlia di Marina.
Democristiano d' indole e di metodo, Megalò deve comunque riempire le sue giornate e dare un senso al suo presenzialismo da upper class. Da chi cominciare se non da Gianni Letta, Gran Sacerdote del berlusconismo affogato come un tartufo nell' eterno andreottismo.
Ma le relazioni devono essere sempre bipartisan e paracule perché nella vita non si sa mai e perché chi fa il venditore deve trattare con tutti. Così da Letta a Massimo D' Alema, nella tribuna della casta all' Olimpico, sono pochissimi passi.
Anche perché a piedi Malagò non cammina, visto che campa non le auto. Tanti amici, tanti vip ma l' unico re di Roma studiato alla scuola della vita e dello stadio, per il giallorosso Megalò, resta e resterà sempre Francesco Totti
GIANNI LETTA E GIOVANNI MALAGO
GIOVANNI MALAGO' E FRANCESCO TOTTI
Imperturbabile, seppur un pochino imbiancato di capelli, l' attuale presidente del Coni attraversa le ere politiche con disinvoltura, ogni volta come se avesse appena sistemato, con un gesto della preziosa mano destra, il ciuffo spettinato. Da Veltroni e Passera ad Alemanno è il volemose bene imperituro tra Cupolone e Colosseo. Malagò-gò-gò.
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