DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER…
Giorgio Terruzzi per il Corriere della Sera
A riprendere il controllo e il senso della misura ha impiegato pochi minuti.
Dopo essersi comportato come il peggiore in campo di una squadra vincente.
Charles Leclerc ha una tale consapevolezza della propria forza, dell' ammirazione che lo circonda, del tifo che muove, da liberare ormai i veri tratti del padrone.
Anche quando la squadra per la quale corre ottiene una inattesa, preziosissima doppietta; anche quando il suo criticatissimo e affannatissimo compagno di squadra si guadagna un successo commovente che servirà, peraltro, anche a lui. Vettel, ecco, che lo tiene a distanza addirittura dentro una gara infinita su una pista assurda. Pronto a sacrificarsi per Leclerc in Belgio, disposto a non piantare una grana quando proprio Charles non lo aiutò in qualifica a Monza. Invece, un giro d' onore scuotendo la testa, una tensione sul viso dopo il traguardo, cancellata in fretta perché lui, Leclerc, è nato svelto.
Sarà difficile per Mattia Binotto gestire un campione ormai fatto, uno che «vuole tutto» anche quando tocca, toccherà rinunciare a qualche fetta di torta. M a proprio in questi tratti c' è il timbro del fuoriclasse.
Egoismo, spietatezza, una determinazione che nulla concede. Fame, una fame irrefrenabile abbinata agli strumenti utili ad assaltare il banchetto. Era un ragazzino; è un uomo fatto. La trasformazione: rapidissima. Di lui parliamo ormai in pianta stabile e proprio lui sa bene che una quantità di ferraristi avrebbe preferito rivederlo sul podio alto.
Ma una corsa così può e deve rallegrare chiunque, persino Charles. Che ha una macchina rinsavita e buona anche dove è tutto un frena-accelera; che ha un compagno rigenerato e destinato comunque a fargli da spalla.
Trattandosi di una persona portata alla riflessione, siamo certi che Leclerc abbia smaltito ogni comprensibile amarezza per misurare ciò che anche questa corsa ha ribadito: la prepotenza di una personalità che lo farà viaggiare su quote altissime. Grazie anche a giorni così, quando serve cedere il passo, ben sapendo di possedere un passo inarrestabile.
ROSSA MIGLIORATA
Daniele Dallera per il Corriere della Sera
Inutile mettersi a far di conto, pianificare rimonte impossibili, una follia pensare che la Ferrari, rinata e vincente, possa recuperare 96 punti (Leclerc) e 102 (Vettel) a Hamilton che, difatti, si fa dei bei sonni, senza ansie, agitazioni, anzi tra un gran premio e l' altro, ne mancano 6 alla fine, può farsi delle belle vacanze, il sesto titolo mondiale di una splendida carriera è già nelle sue mani.
Obiezione prima: ma in Formula 1 non si sa mai, può succedere di tutto... ecco, per cortesia non pensiamoci nemmeno, questo è uno sport pericolosissimo, quindi certi discorsi non vanno nemmeno fatti. Seconda obiezione: la Ferrari è diventata macchina vincente, ora è persino superiore alla Mercedes, ha dominato a Spa, Monza e Singapore, se continua così... Ecco, se continua così arriva seconda, perché la Mercedes non è macchina che si ritira, si ferma. Magari proseguisse a simili ritmi la Vendemmia Rossa partita da Maranello. È là che nasce il risveglio della Ferrari, dove si lavora, si studia, si progetta, si fa squadra, si affrontano i problemi: appunto una macchina nata con i suoi guai, che le gomme non solo le consumava ma addirittura le divorava, che aveva le sue lacune, con assetti difficili da trovare.
Nessuna magia, ma tanti test, riflessioni approfonditi e la Ferrari ha iniziato a far giudizio, a rispondere nel modo dovuto alle sollecitazioni di Leclerc e di Vettel. Non resta che proseguire a elaborare progetti vincenti perché se è vero com' è vero che il Mondiale 2019 ha già trovato casa, famiglia Hamilton in via Mercedes, quello della prossima stagione, annata 2020, non sarebbe male se si trasferisse a Maranello: Mattia Binotto, il capo, sa come fare.
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