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PICCOLO CALCIO ANTICO! DA “TATANKA” HUBNER AL “TORO DI SORA” PASQUALE LUISO: UN LIBRO RACCONTA I BOMBER DI PROVINCIA - ANACRONISTICI E LETALI, CAPITANI DI VENTURA DEL GOL. PIÙ COTICA CHE ETICA. IL RE GIORGIO CORONA E I PANTALONI ARROTOLATI, LE ROVESCIATE IGNORANTI DI ZAMPAGNA (SCOPERTO DA WALTER SABATINI), IGOR PROTTI CHE AVEVA TRA I SUOI FAN ANCHE CARLO AZEGLIO CIAMPI E QUELLA SCRITTA SU UN MURO DI FIRENZE: “DIO PERDONA, RIGA…NÒ” -ANDIAMOCI PIANO CON LE FACILI IRONIE: OGGI MOLTI DI LORO FAREBBERO LA FORTUNA DELLE SQUADRE CHE LOTTANO PER LO SCUDETTO E HUBNER SAREBBE TITOLARE IN NAZIONALE…
Francesco Persili per Dagospia
Hubner che aveva il rito della sigaretta nell’intervallo, Luiso che zittisce Stamford Bridge, le rovesciate ignoranti di Zampagna, il trenino di Protti e Tovalieri citato anche nel film “Selvaggi” e quella scritta su un muro di Firenze a imperitura memoria: “Dio perdona, Riga…nò”
È una sorta di invito a cena con…relitto, il libro di Emanuele Atturo, caporedattore della rivista “Ultimo uomo”, dedicato al mito dei bomber di provincia. Anacronistici e letali, capitani di ventura del gol. Più cotica che etica. Il fascino discreto della nostalgia (e della porcheria) anni Novanta.
Ma quella classe operaia che non è andata in paradiso è stata l’ultima frontiera del calcio “vero” prima dell’irruzione delle tv, della finanza e dell’iper-professionismo fighetto e plastificato del pallone contemporaneo.
In questo viaggio al centro dell’area di rigore ci si imbatte nell’Haaland della Bassa, Dario Hubner, detto “Tatanka”, che evoca subito “Balla coi Lupi” e la canzone che il cantautore Calcutta gli ha dedicato: “Io certe volte dovrei fare come Dario Hubner”.
Ma che vor dì? Rifiutare l’Inghilterra e restare al proprio paese, tra grappe e sigarette, galline e partite di pallone, vicino ai propri affetti”.
Leggende di un piccolo calcio antico: campacci di pozzolana, spogliatoi senza docce, trasferte estenuanti con la benzina a spese dei giocatori e soprannomi che richiamano animali mitologici. Come il “toro di Sora”, Pasquale Luiso, medaglietta di Padre Pio e una cicatrice sulla guancia.
“Come Romario ma più forte di testa". Incontenibile, quando carica a testa bassa: "Crossatemi una lavatrice colpirò anche quella”.
Provincia che vai, bomber che trovi. Il re resta Giorgio Corona, il Batistuta delle squadre minori del sud. Il “punctum”, il dettaglio secondo Roland Barthes che ci ferisce, è sempre quel pantaloncino arrotolato sopra le gambe marmoree. L'apoteosi del bomberismo che fa anche un filo di libidine.
Tra i cannonieri di categoria, oltre all’inarrivabile Gioacchino Prisciandaro, detto Jack lo squartatore, c’è Stefan Schwoch, “troppo forte per la B, troppo poco forte per la A”, che a Napoli ricordano con un coro: “Tu si altoatesino, scugnizz’è Mergellina, pure se si e Bolzano, l’azzurro è rint’e te”.
Anche l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, tifoso del Livorno, era pazzo di Igor Protti e della sua faccia risorgimentale, da busto del Pincio, da eroe romantico che ha fatto l’Italia: “Se lui non gira, tutta la squadra fa cilecca”.
Il "Cobra" Tovalieri, il centravanti di strada nato ad Ardea, vicino Pomezia, che visse il dramma di Roma-Lecce, dà voce al principale rimpianto di questi attaccanti arci-taliani: “Se mi fossi chiamato Tovalierich forse avrei militato in squadre più importanti”.
Dov’erano i dirigenti italiani mentre questi bomber segnavano carrettate di gol? Una chiamata in correità che non riguarda certo Walter Sabatini. L’ex ds di Lazio, Palermo, Roma e Inter fu il primo a intuire il talento di Zampagna, intruppato nell’Interregionale umbra.
Goffo nelle movenze ma con un tocco di palla da brasiliano. Selvaggio e sentimentale. Alla “Domenica Sportiva” una volta Zibì Boniek gli dice che si è buttato, lui risponde: “Da calciatore eri il mio idolo, da commentatore fai fatica. Meglio se lasci perdere”. Lingua affilata, palle fumanti. Empatia con i tifosi e vocazione operaista che derivava dalla loro professione. Hubner montava infissi, Zampagna faceva il tappezziere. E il bomber di Lipari, Christian Riganò, che un giornale spagnolo paragonò “a un portuale italo-americano a New York negli anni Settanta”, dopo aver smesso di fare gol è tornato a fare il muratore.
Ma il tentativo dello Strapaese che vive di calcio, figa e cazzate sui social di ridurre questi fior di attaccanti a macchiette di retrovia o peggio ancora “a fossili sputati sulla spiaggia dall’alta marea” è un errore.
Altro che simboli dell’arte di arrangiarsi: Dario Hubner, con Igor Protti, è l'unico giocatore ad essere stato il re dei bomber in Serie A, B e C. Nella stagione 2001-2002 è stato capocannoniere con 24 reti, a pari merito con un mostro sacro come David Trezeguet. Andiamoci piano con le facili ironie sui centravantoni di provincia “con l’aria da cacciatori di taglie”. Oggi molti di loro farebbero la fortuna delle squadre che lottano per lo scudetto e “Tatanka” Hubner sarebbe titolare in Nazionale.
giorgio corona
giorgio corona 34
pasquale luiso
ZAMPAGNA
bari trenino
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