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Francesco Persili per Dagospia
“Speravo di suonare la batteria ma mi interessava di più il pallone”. Un allenatore rock, Emiliano Mondonico. Ribelle e fantasioso, come quando giocava ala, e si faceva squalificare per andare a vedere i concerti dei Rolling Stones. “Essere del Toro è essere contro, non far parte del gregge”, parola del ragazzo cresciuto al Filadelfia che nell’ultimo atto della Coppa Uefa ’92 per protestare contro la mancata concessione di un rigore prese una sedia e l’alzò al cielo di Amsterdam.
La sedia del Mondo. Una fotografia di puro tremendismo, epica da vecchio cuore granata. Let’s spend the night together. Lui e i suoi undici piccoli "indiani", sempre così, a dare battaglia ai "cowboy". A cominciare dalla Cremonese che riportò in serie A dopo 54 anni e poi con l’Euro-Atalanta, che portò a un passo dalla finale di Coppa delle Coppe. Marcature a edera, difesa e contropiede. Si tirò su le maniche della giacca e scoprì il talento di Vialli, Lentini, Vieri e Inzaghi (“Non è lui che vive per il gol ma è il gol che vive per lui”). Un irregolare che piaceva anche a Maradona, portabandiera del "buon calcio di provincia". Il suo Mondo, Rivolta d’Adda, il paese in cui ha imparato ad attribuire il giusto valore ai legami. All’amicizia. Con i Nomadi ha passato serate memorabili tra vino, musica e parole. Tifoso della Fiorentina, coronò il suo sogno di allenare la Viola e la (ri)portò in A dopo una rimonta scandita dai gol di Riganò (e di Fantini) e da “Sally“ di Vasco.
Fatica, sacrifici, lealtà, lavoro. E’ quello che raccomandava sempre alla squadra di ex alcolisti e drogati che allenava e ai giovani professionisti dell’AlbinoLeffe, il club al quale è legata la sua ultima, grande impresa nel 2011. Operato a gennaio per un tumore, tornò a tempo di record in panchina per conquistare una leggendaria salvezza ai playout. "Sono stato circondato dall'affetto dei tifosi di ogni squadra, questo è il calcio a cui ho sempre creduto", disse dopo l’intervento. In una delle sue ultime apparizioni pubbliche si è divertito a canticchiare il Ragazzo della via Gluck di Celentano. “Sei stato il nostro esempio e la nostra forza”, il saluto della figlia su Facebook. Un uomo in battaglia, un allenatore da battaglia. “Mi aveva fatto diventare tifoso della Cremonese”, scrive sui social Enrico Ruggeri: “Buon viaggio Mister, eri un vero rocker”...
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