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Paolo Tomaselli per il Corriere della Sera
Il patto per la leggenda coi giocatori. E poi l' addio. A testa altissima. Con 7 trofei vinti finora e 2 ancora da conquistare, il settimo scudetto di fila e la quarta Coppa Italia, il ciclo di Massimiliano Allegri alla Juventus rimarrà nella storia del club. E del calcio italiano.
Ma difficilmente proseguirà.
La netta sconfitta contro il Real Madrid (3-0) nell' andata dei quarti di Champions ha scatenato nell' allenatore più vincente del nostro campionato le stesse riflessioni elaborate a caldo dopo la brutta botta della finale di Cardiff.
Allegri ha portato per due volte la Juve vicina al trofeo più ambito, che manca dal 1996: era stato chiamato per il salto di qualità in Europa ed è andato ben oltre le previsioni.
Ma il fatto che l' ambiente juventino, a partire dai tifosi, non abbia apprezzato fino in fondo il cammino in Champions, dando molte cose per scontate, non è mai andato giù a Max. Che lo ha fatto capire, urbi et orbi, in almeno tre occasioni in questa stagione: dopo la vittoria ad Atene, dopo il pari in casa col Tottenham e prima della sfida contro il Real, forse intuendo che il risultato avrebbe potuto essere (molto) negativo.
I tormenti dell' allenatore insomma non nascono all' improvviso. Ma rispetto a 10 mesi fa hanno anche ragioni tecniche, perché è chiaro che per continuare a sognare la Champions (e comunque a far crescere il fatturato grazie ai risultati ottenuti in Europa) la Juve deve fare altri investimenti importanti.
E avviare una transizione, se non una rifondazione. Ripartire da un blocco giovane e italiano (Bernardeschi, Rugani, De Sciglio, Spinazzola, Caldara e magari Pellegrini) però richiede tempo, soprattutto in Europa. E Allegri ha maturato in questi anni uno status internazionale di un certo tipo, oltre a un contratto molto buono che lo lega alla Juve fino al 2020, tra i 7,5 e gli 8 milioni: per continuare serve la massima convinzione, da parte di tutti.
Senza dimenticare che nel calcio di oggi un ciclo di quattro anni (vincenti) è già di per sé qualcosa di molto raro. E logorante.
Diverse caselle delle grandi panchine d' Europa sono ancora in via di definizione e in particolare quella del Chelsea, sicuramente gradita a Max, dovrebbe essere lasciata libera da Antonio Conte. Ma Allegri, che ha appena confermato al Telegraph che dopo la Juve andrà «solo all' estero» e che non ha mai fatto mistero di avere una predilezione per la Premier, piace anche all' Arsenal e al Psg.
E magari sarebbe probabilmente disposto anche ad aspettare, nonostante l' anno sabbatico non sia in cima ai suoi pensieri. Se i tormenti di Max dovessero concretizzarsi in una richiesta di divorzio la palla passerà ovviamente alla Juve: ripartire con un big (Ancelotti non sarebbe interessato) o con un emergente, come ad esempio Simone Inzaghi? Un dilemma che potrebbe fare da sfondo alla volata scudetto. Con tutti i rischi del caso. Ma anche con i suoi effetti benefici: nei momenti più duri questa Juve non si è mai tirata indietro.
JUVENTUS, ALLEGRI: "MIO FUTURO? DIPENDE DALLA MOTIVAZIONI.
Da gazzetta.it
"Siamo leoni feriti ma non ancora morti". Max Allegri chiede una reazione d’orgoglio contro il Benevento per cancellare il passaggio a vuoto in Champions e tenere il Napoli a distanza. "Il campionato rimane il primo obiettivo, domani dobbiamo mettere in campo la rabbia e la delusione post Real, altrimenti ci andiamo a complicare la vita". E sul futuro c’è ancora tempo.
"Ho un contratto e sono contento di stare qui. E’ una questione di stimoli, in questo momento il futuro è una cosa alla quale non penso, penso solo al presente che è fatto di campionato, Champions e Coppa Italia".
NESSUN CONTRACCOLPO — "Domani non possiamo sbagliare, è una partita assolutamente da vincere. Il Benevento gioca bene a calcio, affronteremo il primo caldo alle 15, dobbiamo essere pronti con la testa. La squadra è responsabile, ne mancano 8, domani è una da vincere. Altrimenti permettiamo al Napoli di farsi sotto per lo Scudetto. Sconfitte come quella di Champions a volte capitano quando affronti una grande squadra. Abbiamo fatto una bella partita per un’ ora. I nostri obiettivi non cambiano, il miglior modo per smaltire la sconfitta è tornare a vincere. Bisogna accettare a malincuore accettare le sconfitte, ma contro il Real siamo cresciuti molto nella gestione della palla".
RINNOVAMENTO IN CORSO — "Quale sarà la mia posizione nel prossimo ciclo della Juventus? Da allenatore, so fare solo quello. Rispetto alla finale di Berlino sono cambiati 9 titolari, ci sono 10 giocatori dal '90 al '97, ogni anno abbiamo rinnovato e messo dentro giovani, non c’è bisogno di un rinnovamento profondo. In quattro anni siamo arrivati due volte in finale, una volta agli ottavi e ora siamo ai quarti. Se ogni anno si vuole vincere tutto gli avversari cosa ci stanno a fare? Vincere è una cosa straordinaria. Abbiamo già lavorato per il futuro. Poi valuteremo con la società i giocatori da prendere e da non prendere".
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