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Francesco Tortora per corriere.it
Dopo il grande successo di «Io, Ibra», libro pubblicato nel 2011 che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, Zlatan Ibrahimovic raddoppia e pubblica «I am football», la sua seconda autobiografia. Lo ha annunciato lo stesso campione 37enne svedese su Instagram rivelando che il volume sarà pubblicato nei prossimi giorni e sarà tradotto anche in italiano. Alcuni estratti sono stati anticipati dal tabloid svedese Aftonbladet e subito ripresi dalla stampa d'Oltralpe.
L’addio al Milan
Il racconto autobiografico di Ibra parte dall'estate 2012, dopo l'Europeo disputato in Polonia e Ucraina e nel quale la nazionale svedese di Ibra è eliminata nella fase a gironi da Inghilterra e Francia. Il campione racconta che per la stagione 2012-13 era certo di restare al Milan perché Adriano Galliani glielo aveva assicurato: "Non devi preoccuparti Zlatan - gli avrebbe confermato l'allora direttore sportivo rossonero - Non ti vendiamo".
Ma a quanto pare le cose stavano diversamente. Il suo procuratore Mino Raiola gli telefona e lo informa che sarà contattato da Leonardo, il direttore sportivo del Paris Saint-Germain, ma Ibra confessa al procuratore di non sapere chi sia. Poi, una volta conosciuto il ruolo del brasiliano, dichiara al procuratore: "Ascolta, non risponderò. Galliani mi ha confermato che non mi avrebbe venduto. Ma Raiola taglia corto: "Sì, lo so, ma ti hanno già venduto ..." . Ibra nel libro sottolinea che rimase sbalordito.
L’accordo con il Psg
A quanto pare Ibra non voleva lasciare Milano o meglio non voleva trasferirsi al Paris Saint-Germain. Allora decide di adottare una tecnica (quasi) infallibile: chiedere talmente tanti soldi e benefit alla società francese costringendola a farla tornare sui suoi passi: "Quando ho parlato con Mino, gli ho detto che avremmo reso difficile la vita al PSG - racconta Ibra -. Avrei chiesto alla società di mantenere lo stesso stipendio che ricevevo a Milano. Desideravo che mi dicessero 'Amico, stai assolutamente esagerando, è troppo'". Allo stesso tempo suggerisce anche al procuratore di alzare la posta. A quanto pare Ibra non aveva fatto i conti con il nuovo presidente qatariano, il miliardario Nasser Al-Khelaïfi:
"Quando è partita la trattativa - rivela Ibra - ho detto a Helena, mia moglie, che non avrebbero mai accettato, che non c'era nessuna possibilità. Ma dopo appena 20 minuti, Mino mi ha chiamato e mi ha detto poche parole: "Hanno accettato ogni tua richiesta". Alla fine Ibra dà il suo consenso al trasferimento: "A quel punto ho detto Ok - scrive il calciatore -. Sono un uomo che mantiene la sua parola - Quando faccio una promessa, la mantengo".
2. IBRA
Da gazzetta.it
Tornato di moda anche per il mercato, Zlatan Ibrahimovic non è certo il tipico giocatore che se ne va dall'Europa a concludere la propria carriera in silenzio. Anche oltreoceano, da Los Angeles, dove gioca con i L.A. Galaxy, Ibra continua a punzecchiare il calcio che conta. E questa volta l'obiettivo è il calcio inglese.
POCA QUALITÀ — "La Premier League mi è piaciuta, l'ho trovata molto stimolante ed eccitante. Anche se dal punto di vista qualitativo, della qualità individuale, della tecnica, è un po' sopravvalutata. Ma i ritmi sono alti. Anche se sei il migliore, se non tieni quel ritmo non avrai successo" ha dichiarato a Four Four Two.
BILANCIO — "Il calcio inglese ha avuto la fortuna che non sia andato a giocare lì dieci anni prima: perché se ho fatto quello che ho fatto a 35 anni, immaginate se ne avessi avuti 25..." . Un anno e mezzo al Manchester United, 28 gol e 46 gare, una Coppa di Lega e un'Europa League il suo bottino nella breve esperienza: "Con dieci anni di meno sarebbe stata un'altra storia. Dicevano che arrivavo lì in sedia a rotelle e invece alla fine è stato tutto il contrario". Non solo desiderio di rivendicare la sua esperienza, però: "Sono super fiero di essere andato allo United, era il club giusto. Mi sentirò legato per sempre ai suoi tifosi".
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