DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Bagnaia sta zitto e vince. Martin si illude con la sprint, gonfia il petto e parla tanto. È quel che emerge dall’articolo di Repubblica sul primo MotoGp della stagione vinto in Qatar da Bagnaia con una gara di testa dalla seconda curva (partiva col quarto tempo) fino alla fine.
Scrive Repubblica:
«Sono uno che preferisce lavorare in silenzio, con calma. Sabato la sprint race mi è servita per capire quali fossero i problemi della Ducati. Perché è la domenica, quella che ancora conta nel nostro sport. Nel warm up abbiamo sistemato tutto, alla fine direi proprio che siamo soddisfatti».
Se non fosse solo la prima gara della stagione, verrebbe da dire che Bagnaia gioca al gatto. Col topolino Martin, lo scorso anno suo rivale fino all’ultimo appuntamento di Valencia. Allora vinse Pecco, che ieri in Qatar ha ripreso in mano il filo del discorso con una semplicità disarmante: partiva dalla seconda fila, 2 curve e 32 secondi più tardi era in testa e chi l’ha visto più. In mezzo ci sarebbe quella corsa del sabato — la sprint race, appunto — che assegna meno della metà dei punti rispetto al gp.
Un antipasto che l’altro ieri ha illuso “Martinator”: vittoria, pole. Il madrileno del team Pramac ha subito gonfiato il petto, e parlato a lungo. Però il giorno dopo si è fatto sorprendere dall’altro ducatista e anche dalla Ktm del sudafricano Binder. Il terzo posto è comunque un buon risultato, Jorge in classifica è a soli 3 punti dal leader (il campione del mondo in carica, chi altri?). «Non riesco a guidare la moto come piace a me, ci sono dei problemi al freno posteriore e non riesco ad andare forte», confessa sottovoce Martin.
L’intervista di Bagnaia al Paìs
Bagnaia, due volte consecutive campione del mondo in MotoGp, intervistato dal Paìs. Domani comincia il motomondiale in Qatar.
domizia castagnini e pecco bagnaia
Vedi Marc Marquez come un rivale per il titolo?
«Vedremo. Siamo qui in Qatar per lottare, competere e scoprire chi sarà il principale rivale da battere. Ha sicuramente delle possibilità, la moto è forte ed è Marc Marquez. Sono sicuro che sarà competitivo, ma io sto solo pensando di andare veloce».
Ti ha infastidito il suo arrivo in Ducati e il rumore mediatico che ne è seguito?
Bagnaia: «No, per niente, sapevo che quella possibilità era nell’aria. Quando l’ho visto accadere ho pensato: “È normale scappare dalla Honda per salire sulla Ducati”. L’ho preso come una cosa ovvia. Sono un pilota e devo aprire il gas. Quello che fanno gli altri piloti che sono in altre squadre non dipende da me».
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Essere in grado di batterlo con la stessa moto è qualcosa che ti eccita?
«L’importante per me è vincere, il resto non mi interessa, non contro chi o quale moto. Se Marc è al livello che ha mostrato in passato, di sicuro sarà una bella lotta. La mia mentalità è che si può imparare molto da un pilota del genere, ma in questo momento direi che è lui che deve imparare di più, perché il cambiamento è molto grande».
Tieni sempre e un profilo basso, non ti interessa la celebrità?
Bagnaia: «Mi interessa il giusto e normale. Andare agli eventi e fare cose belle che ti vengono proposte nella tua quotidianità va bene. Amo la mia vita e non la cambierei per niente. Per me, l’importante è essere felici, stare bene a casa, con la famiglia e la mia fidanzata, ci siamo sposati in estate. Questo mi permette di essere calmo e veloce».
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Non perdi mai la tua compostezza né entri in scontri dialettici con altri piloti, non ti piace o non ne ha bisogno?
«Non sono mai entrato nelle battaglie psicologiche (mind games), per me la differenza la fai solo in pista. Vado per la mia strada, non sono influenzato da quello che dice la gente».
Non controlli i media e i social media?
«Devo ammetterlo, a volte lo faccio per ridere. Mi piace leggere, sì. Non mi influenza, e li guardo molto di notte, prima di andare a dormire. Ci sono alcune cose che mi motivano ad andare più veloce. A Valencia, l’anno scorso, quasi tutti i tifosi erano per il “yes we can”, e questo mi ha dato molta energia per dimostrare che no, non potevano».
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