DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Antonio Riello per Dagospia
Gli archivi di odori - le biblioteche olfattive - esistono da tempo. Per evidenti ragioni scientifiche, ma anche per ragioni pratiche: consentono di creare (o ri-creare) aromi utili alle aziende alimentari (e non solo) per i propri prodotti.
Tipico, lo sappiamo tutti, è l'uso da parte dei supermercati del profumo del pane appena sfornato: stimola l'appetito e si finisce - più o meno inconsciamente - a comperare più cose da mangiare di quante non ne avremmo pianificate.
Infatti gli scienziati sono certi che la stimolazione olfattiva è un meccanismo potente, profondo e subliminale, capace cioè di risvegliare (o suggerire) desideri latenti. Coinvolge il circuito neuronale del sistema limbico dell'encefalo: ha, in poche parole, una sua indipendenza dai processi coscienti.
Il Dottor Will Tullett della York University (che è parte del progetto ODEUROPA, rimasto comunque in piedi malgrado la Brexit) sta lavorando, in collaborazione con l'University College di Londra, per realizzare una vera e propria "Enciclopedia degli Odori".
Una ricerca che vuole costituire una super raccolta di memorie olfattive. Uno strumento per ri-costruire il passato non solo in termini di immagini e suoni ma anche di archeo-essenze, e se occorre, (opzione più probabile) anche di archeo-fetori.
I musei sembrano tra l'altro piuttosto interessati alla faccenda. Ma tra i tanti possibili olezzi da recuperare per il presente cosa potevano immaginarsi i devoti sudditi della corona Britannica?
Hanno estratto l'odore caratteristico dell'auto favorita della defunta Regina Elisabetta II. La mitica Rover P5B del 1973. Con i suoi interni in pelle e radica e dotata sul pavimento di una spessa moquette - dove scorrazzavano i famosi cani di razza Corgi della sovrana - era famosa per la puzza tremenda che assaliva chi aveva la fortuna (sfortuna?) di salirvi con la Regina. Ne aveva una simile anche la Thatcher....chissà che esalazioni emanava la sua?
Royal Family a parte, sembra che l'odore dell'interno sia ancora un elemento significativo per chi acquista una macchina di lusso. I nuovi materiali (sicuri e a norma) usati attualmente dalle industrie automobilistiche non danno le soddisfazioni olfattive dei vecchi interni.
Anche quando si trattava di tanfi sgradevoli, venivano comunque, in termini automobilistici, considerati sinonimo di qualità e di eccellenza. Oggi si naviga verso un panorama sensoriale asettico-neutro ma anche anonimo.
Alcuni ricercatori stanno cercando di rimediare con la chimica ri-facendo gli effluvi del cuoio, dei mozziconi di sigaretta e pure del cosiddetto "cane-bagnato" (uno dei più pregnanti e pungenti, a detta degli intenditori). La Rolls-Royce pare già introduca modiche quantità di apposite "fragranze" di questo tipo nei suoi modelli più prestigiosi.
Ma si va ben oltre nel Regno Unito. Sono comparse anche associazioni di nostalgici dell'odore dell'inquinamento: tubi di scappamento e marmitte d'annata. Perfino i disgustosi miasmi provenienti dalle fabbriche godono dei loro estimatori: c'è chi li trova addirittura in qualche modo interessanti se non addirittura rassicuranti. Il tanfo come metafora di un ruolo sociale smarrito: dimmi di cosa puzzi e ti dirò chi sei. Quando l'identità scappa via e diventa evanescente ci si sente appunto perduti. E capita che ci si possa aggrappare disperatamente perfino alla peggiore delle puzze. Forse non solo nel Regno di Carlo III.
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