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Luigi Offeddu per il “Corriere della Sera”
L'artista fallito di nome Adolf, che respinto dall' accademia incendiò un giorno il mondo, era assai fiero dei «suoi» quadri e delle «sue» sculture: centinaia, migliaia di capolavori rubati dagli esperti-ladri di Hitler, in tutta l' Europa occupata, o «confiscati» ad istituzioni pubbliche in Germania come «arte degenerata».
Da ieri, e per la prima volta, sono in parte visibili a tutti, testimonianza di una cultura depredata dalla violenza di un regime, e dell' ingiustizia patita dalle vittime del grande saccheggio: sono infatti in mostra circa 450 di oltre 1.400 opere, valore complessivo sul miliardo di euro, ritrovate 5 anni fa in una cavità segreta dietro la parete di un appartamento, e ora suddivise in due esposizioni fra il Museo d' arte di Berna in Svizzera e la Galleria federale di Bonn, in Germania.
IL PONTE DI WATERLOO DI CLAUDE MONET
Fra loro ci sono meraviglie come «Lussuria», la donna accovacciata scolpita da Auguste Rodin, o «Il ponte di Waterloo» di Monet, e poi opere firmate da Picasso, Matisse, Chagall, Lucas Cranach, Dürer, e così via. La cavità segreta era nell' appartamento di Cornelius Gurlitt, figlio del gallerista nazista Hildebrand, «Il ladro di Hitler» (uno dei 4 esperti più fidati del Führer), a Monaco di Baviera, e altri quadri erano in un altro suo appartamento a Salisburgo in Austria.
Secondo quanto dichiarato da Cornelius fino alla sua morte nel 2014, lui non aveva mai pensato che quei quadri fossero frutto di rapina. Ora, le due esposizioni si propongono anche di «ricordare con rispetto le vittime degli espropri e dei furti oltre che gli artisti, collezionisti e mercanti d' arte perseguitati dal regime», tutti o quasi ebrei.
SAN GREGORIO CON SANTA DOMITILLA DI RUBENS
Ma solo pochissimi fra loro sarebbero stati rintracciati, e per sole 5 opere: l' ultimo caso, di appena un mese fa, riguarda il «Ritratto di una giovane donna seduta» di Thomas Couture, appartenuto a Georges Mandel, politico ebreo francese assassinato nel 1944. Cornelius Gurlitt aveva lasciato per testamento 150 delle opere accumulate dal padre al museo di Berna, che le ha esposte ora sotto il titolo «Arte degenerata confiscata e venduta».
E spiega: «Sappiamo da quali musei provengono. Abbiamo preso solo opere di cui eravamo sicuri al 100% che non fossero state rubate a privati». Invece all' esposizione di Bonn - «Il furto d' arte nazista e le sue conseguenze» - si ammette che di almeno metà dei quadri si ignora del tutto l' origine. Una fondazione appoggiata dal governo tedesco «lavora per garantire che ogni opera rubata a proprietari ebrei sia restituita ai loro eredi».
Ma finora, appunto, ha rintracciato solo 5 persone: «Ci sono musei e collezioni - ha dichiarato al giornale Die Zeit Ronald Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale - che non fanno ricerche sulla provenienza delle opere, e purtroppo gli archivi non sono ancora accessibili come dovrebbero. Alcune istituzioni preferiscono nascondersi dietro i regolamenti sulla protezione dei dati».
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