DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Raffaella De Santis per “la Repubblica”
Le aste milionarie non bastano più. Dopo aver battuto il Nudo sdraiato di Amedeo Modigliani a oltre 170 milioni di dollari, Christie’s ha annunciato che le sue vendite di oggetti d’arte sono crollate del 5 per cento. Dopo anni di crescita costante, è una significativa inversione di tendenza. I protagonisti minimizzano, ma tengono sott’occhio il mercato online.
Perché è lì, nel mondo sconfinato del web, che si giocherà la nuova partita. E forse stavolta potranno partecipare tutti, non solo i tycoon miliardari ma anche appassionati con un portafoglio meno gonfio. Christie’s e Sotheby’s, le più grandi e potenti case d’asta del mondo, lo sanno e hanno già iniziato a giocare la loro partita digitale.
«Niente paura, siamo ancora solidi» si affretta a far sapere Stephen Brooks, amministratore delegato di Christie’s. Il fatturato delle vendite è sceso da oltre cinque miliardi di sterline a 4,8 ma Brooks rassicura: «Anche se c’è stata una piccola contrazione, non si tratta di un indebolimento del mercato dell’arte». Mercato che viaggia nel suo complesso su cifre stratosferiche, valutate intorno ai 65,7 miliardi di dollari.
Dal 2014 Christie’s lavora anche online, mentre Sotheby’s ha firmato un accordo con eBay per ridisegnare la sua strategia. Ma il rischio che saltino i mediatori e che un domani possa diventare tutto a portata di click, può generare perplessità. Antonio Valentino, presidente dell’Associazione giovani collezionisti, è un quarantenne che guarda la Rete con curiosità, ma non nasconde i suoi dubbi: «Internet apre molte possibilità, ma aumenta anche il pericolo di prendere fregature. Bisogna affidarsi a siti seri, come ArtPrice, che monitora tutte le aste del mondo».
Il mercato digitale ha registrato un incremento del 19% e oggi ha un giro d’affari di quasi tre miliardi di dollari. Un’indagine della compagnia assicurativa Hiscox ha calcolato che nel 2019 supererà i sei miliardi.
I top-collezionisti lo guardano però con sospetto. Massimo Di Carlo, per anni alla guida dell’Associazione nazionale galleristi d’arte, non crede si possa rinunciare ai luoghi fisici delle contrattazioni: «La visione diretta di un’opera è fondamentale. Si può immaginare un e-commerce per opere meno preziose, ma se superano i 50 mila euro è impossibile».
Ed è questo forse il punto: la democratizzazione del mercato. Continueranno ad esistere pezzi accessibili solo agli emiri arabi (la famiglia reale del Qatar è una grande collezionista d’arte) e si svilupperà parallelamente un mercato per nuovi collezionisti più giovani. Gente che nel tempio di Christie’s, Sotheby’s o Phillips non entrerebbe senza arrossire.
L’identikit del nuovo collezionista digitale è quello di un trentacinquenne che non ha mai messo piede in una galleria o in una casa d’aste, interessato a opere che vanno da un minimo di mille euro a un massimo di 50 mila.
Abituate a spadroneggiare, le case d’asta tradizionali devono fare i conti con il trend negativo e la crisi economica generale. Christie’s ha visto declinare il settore dell’arte contemporanea, per dieci anni in costante crescita: oggi 14% in meno. Peggio ancora le aste dei grandi maestri dell’Ottocento, dove le perdite raggiungono il 37%. Le uniche che vanno a gonfie vele sono quelle degli impressionisti, i più amati del momento (più 57%).
La grande bolla speculativa delle case d’asta sta dunque per scoppiare? «Hanno giocato alla roulette russa con l’arte, gonfiando i prezzi, trasformando i collezionisti in operatori finanziari », dice Di Carlo.
Non è un caso che Christie’s sia proprietà dell’imprenditore multimiliardario François Pinault, che ha realizzato ardite manovre finanziarie, lanciando artisti dal niente e facendogli raggiungere quotazioni stellari. Il giovane Dan Colen ha visto lievitare le sue quotazioni del 12 mila per cento: la sua opera Boo Fuck’n Hoo è stata battuta a 2,26 milioni di dollari. A finire sotto accusa è il sistema drogato delle “garanzie”.
Le opere arrivano nelle aste già con un prezzo: un “garante” terzo, che può essere una banca ma anche un collezionista, si impegna ad acquistarle nel caso rimangano invendute. Se il compratore abbocca, come è avvenuto per Colen, l’operazione è riuscita.
In Italia Christie’s e Sotheby’s hanno sbaraccato, lasciando solo gli uffici. «Sicuramente il mercato interno italiano ha beneficiato di questa assenza», spiega Fabio Bertolo, direttore della casa d’aste Minerva. «Ma il nostro livello di affari è medio, fino agli 800 mila euro. La stessa fascia di mercato del digitale conosciuto un incremento del 148% negli ultimi due anni.
I nuovi shop sul web si chiamano Auctionata, Paddle 8, Heritage Auctions.
C’è anche un’App (ArtBinder) consultabile via smartphone. Le aste avvengono in streaming, basta collegarsi. E per segnalarle si usano Facebook e Istagram. Larry Gagosian o Pinault non potranno far finta di niente. Bisognerà vedere cosa s’inventeranno per riuscire a dominare anche il mondo click- and- buy.
2. È IL CROLLO DEL GRANDE MERCATO DEI CAPOLAVORI DA RECORD
Testo di Charlotte Burns* pubblicato da “la Repubblica”
Il 2015 potrebbe essere stato l’anno del crollo del mercato dell’arte, stando ad alcuni indicatori. Ora la velocità della caduta sembra essersi rallentata. L’anno scorso è stato segnato da record assoluti pagati alle aste da collezionisti miliardari che a suon di somme di denaro enormi si sono contesi alcune opere d’arte molto ambite.
A maggio, il dipinto di Pablo Picasso Donne di Algeri ( versione O) è stato battuto all’asta per 179 milioni di dollari presso Christie’s New York, diventando l’opera d’arte più cara mai venduta a un’asta.
Vale la pena notare che il mercato dell’arte è in realtà costituito da una serie di mini mercati interconnessi informalmente che si comportano ciascuno in maniera molto differente.
Tuttavia, per la prima volta, in tutti questi mercati differenti è emerso un trend comune: tutti hanno rallentato. Le vendite di arte russa a magnati russi, colossali fino a poco tempo fa, sono crollate a dicembre a Londra.
Complessivamente, i ricavi delle quattro case d’asta londinesi coinvolte non hanno superato i 17,2 milioni di sterline (22,73 milioni di euro), l’importo più basso dal 2007 stando ai dati Bloomberg. I compratori si sono mostrati più avveduti e più restii a lasciarsi coinvolgere nell’ovvia avidità delle case d’asta, ignorando le opere semplicemente non abbastanza buone per le rispettive basi d’asta.
Un altro indicatore del cambiamento in atto è la velocità con la quale hanno battuto in ritirata da certi mercati i compratori arrivati ultimi. Il 2015 è stato l’anno della frenesia speculativa per la produzione di una generazione di arte astratta quasi minimalista coniata “formalismo zombie” dal critico Walter Robinson. I prezzi delle opere di artisti giovani quali Christian Rosa, Parker Ito e Lucien Smith, astronomici nel 2014, sono ritornati sulla terra verso la fine del 2015.
Il 2015 è stato anche l’anno di alcune delle aste più “orchestrate”: non si era mai vista prima una tale disponibilità di facilitazioni finanziarie da parte delle case d’asta. La concorrenza sempre più agguerrita tra Christie’s, Sotheby’s e Phillips ha rimesso improvvisamente in gioco le garanzie, vale a dire, gli accordi finanziari secondo i quali la casa d’asta si impegna con il venditore a coprire un prezzo minimo stabilito. Sono accordi sottoscritti dalle case d’asta o da terzi anonimi.
Sotheby’s si è impegnata nella più alta garanzia della storia: 515 milioni di dollari per il patrimonio del suo ex proprietario Alfred Taubman. Phillips, a sua volta, nella sua asta serale dell’8 novembre scorso, ha garantito quasi metà delle opere d’arte offerte.
Christie’s ha utilizzato le garanzie senza darsi troppi limiti – mettendo a punto peraltro un nuovo e complesso sistema di finanziamento che coinvolge “partner terzi”. È improbabile che l’escalation continui e ciò semplicemente perché queste strategie hanno già eroso una parte sostanziale dei profitti delle grandi società del mercato dell’arte.
*L’autrice è editorialista di Art Newspaper Traduzione di Guiomar Parada
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