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Marco Lombardo per “il Giornale”
federer e l'azienda di scarpe on 5
In questo tennis fatto a pezzi il numero uno resta sempre Roger Federer, ancora un tennista per sua volontà a 41 anni ma sempre in attesa di sapere se dall'operazione al ginocchio potrà tornare ancora in campo a chiudere la sua carriera com' è giusto che sia, ovvero in partita. Lo rivedremo, se tutto va bene, da agosto in poi, ma nel frattempo Matteo Berrettini sta cercando purtroppo di insidiargli il posto nella classifica dei cerotti, viste le sfortune che continuano a infierire sul suo fisico: al dolore agli addominali che va e viene si è aggiunto un problema alla mano.
Ed ecco che dopo l'intervento del chirurgo, la speranza di un recupero veloce è svanita con un post su Instagram: «Seguendo i consigli medici degli esperti, il mio team ed io abbiamo deciso di non forzare i tempi di recupero. Sono quindi costretto a ritirarmi dai tornei di Monte Carlo, Madrid e Roma (programmati tra il 9 aprile e il 15 maggio), concedendomi il tempo necessario per raggiungere la forma migliore». «Matteo ora è a Barcellona per la fisioterapia. Non è facile avere chiari i tempi di recupero, dipenderà da come reagirà, lui è volenteroso e desideroso di bruciare le tappe, poi bisogna non esagerare e noi ci staremo attenti», così il suo coach Vincenzo Santopadre.
La decisione, spiega Matteo, è dolorosa, e di sicuro lo è. Ma d'altronde il circuito logora chi non lo fa e di questi tempi gli infortunati eccellenti sono molti. Il russo Medvedev, recentemente per qualche giorno numero uno del mondo, ai guai che gli sta procurando Putin (in Inghilterra gli organizzatori stanno considerando la sua esclusione da Wimbledon) ha aggiunto un'ernia che lo terrà ai box per un po'.
Nadal ha fermato il suo straordinario inizio di stagione, tornando nell'elenco degli indisponibili per una microfrattura da stress alle costole. Sinner si è ritirato da Miami con i piedi pieni di vesciche, problema ben meno grave ma comunque sintomo della situazione. E comunque sempre più spesso durante i match si vedono medici e fisioterapisti intervenire in campo per disturbi muscolari e non solo.
Insomma: non è solo questione di sfortuna, ma di una malattia a cui lo sport business ci ha sempre di più abituati. Un atleta dovrebbe non solo competere ma anche riposarsi, ma questa seconda necessità non produce denaro. Ed ecco allora che l'anno solare del tennis, che aveva tra metà novembre e fine dicembre il suo giusto spazio per riposare, adesso ha coperto tutti i buchi possibili finendo per dover mettere troppe toppe. Non è bastato accorciare le partite, così come sarà anche nei tornei dello Slam dove il quinto set verrà chiuso sul 6-6 da un super tie-break ai 10 punti: la soluzione starebbe nel correggere il calendario, ammorbidire i campi ormai troppo usuranti, mettere un freno a materiali sempre più estremi che provocano ferite nel fisico dei campioni. Non si farà però, perché ogni pezzo di questo tennis è ormai un affare. E il tennis così resterà a pezzi.
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