DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA…
Jacopo Gerna per gazzetta.it
Ronnie O'Sullivan, leggenda dello snooker, parlava così dei campioni: "Li distingui dagli altri perché non sbagliano mai sul 'facile' e tirano fuori il loro talento sul 'difficile'". La palla da calcio c'entra poco con quelle da biliardo, ma l'adagio si adatta alla perfezione per la Juventus, che batte in scioltezza il Bologna per 2-0 e centra la sesta vittoria in altrettante partite. I bianconeri sono esattamente dove tutti si aspettavano fossero dal 26 luglio, giorno di nascita del calendario 2018-19. Cinque partite sulle carta comode più la Lazio. E la Juve, come suo costume, non regala nulla.
DIVARIO IMBARAZZANTE — I progetti di Superlega paiono al momento accantonati: nominalmente Juve e Bologna giocano nello stesso campionato. Certo, poi guardi partite come quella dello Stadium e diventa complicato spiegare perché. Alla squadra di Allegri basta un quarto d'ora giocato a ridosso della soglia anaerobica per sistemare la questione e non sprecare energie preziose in vista della partita di sabato col Napoli. Al Bologna, con Inzaghi che ne cambia 4 rispetto alla vittoria con la Roma pensando anche all'Udinese, non pare vero che la Juve rallenti: la potenziale figuraccia è evitata. E tutto il resto è sostanzialmente noia, coi vari Barzagli, Bentancur e Benatia che mettono minuti preziosi nelle gambe.
VAI DYBALIK — Così la nota positiva nella serata della Juve è il ritorno al gol da migliore in campo di Paulo Dybala, che aveva esulato l'ultima volta proprio allo Stadium contro il Bologna esattamente 144 giorni fa. A Paulo il ritorno al 3-5-2 fa un gran bene: con solo lui e Ronaldo davanti, la Joya è sostanzialmente libera di inventare a tutto campo. Ne viene fuori la miglior prestazione stagionale: gol di destro all'11 dopo la prodezza di Skorupski (migliore del Bologna) su Matuidi, da lui stesso imbeccato con l'assist di "coppino". E pure l'avvio dell’azione del 2-0, finalizzata da Matuidi dopo la rifinitura di un CR7 non esattamente scintillante, che resta a secco dopo tre gol in due partite. Contro avversari così, non c'è nessun bisogno dei suoi gol.
2. NAPOLI-PARMA
Gianluca Monti per gazzetta.it
Troppo Napoli o troppo poco Parma? Difficile dirlo, ma la fotografia della partita è nel punteggio finale (2-0 per gli azzurri) con una squadra che arriva lanciata alla sfida con la capolista Juve e l’altra che dovrà ripartire in fretta perché al San Paolo è apparsa bloccata. Carlo Ancelotti ha sottoposto i suoi alla prova del nove (superata), nel senso che ha cambiato nove uomini rispetto a Torino per avere risposte da tutto l’organico e soprattutto far rifiatare alcuni elementi in vista della Juve. Esordio assoluto per il terzino destro Malcuit, esordio in Serie A per Fabian Ruiz, già visto in Champions, schierato nell’inedita posizione di ala destra (suo il primo tiro in porta al terzo minuto con respinta disperata di Gagliolo). Di contro, D’Aversa ha lasciato in panchina Gervinho preferendo Deiola a Rigoni e rispolverando davanti Di Gaudio e Ciciretti ai lati di Inglese. Da entrambi nessun segnale positivo.
DOMINIO AZZURRO — Nemmeno il tempo di annotare le formazione ed Insigne ha portato il Napoli in vantaggio su assist di Milik: grave l’errore di Iacoponi che ha lasciato al numero 24 un pallone solo da spingere in rete. Per il talento della Nazionale quinto gol in campionato. A quel punto il Parma ha dovuto riorganizzarsi e lo ha fatto provando ad alzare i terzini e finendo con il rischiare grosso di conseguenza su una incursione di Mario Rui. Specie a sinistra il Napoli ha sfondato spesso perché Zielinski è scappato in continuazione alla guardia di Deiola. Il polacco si è divorato però il gol del raddoppio al 21’ dopo un flipper al limite tra Insigne e Bruno Alves in seguito all’ennesima buona giocata di Fabian Ruiz (finto esterno, in realtà mezzala aggiunta).
Troppo molle il centrocampo ospite: Ciciretti è venuto talvolta a giocare da trequartista ma ha allungato ulteriormente la squadra di D’Aversa. Il Napoli ha avuto solo il torto, e la sfortuna, di non chiuderla in fretta complice il palo di Insigne al 32’ che ha avuto il sapore della beffa per la precisione con cui era stata indirizzato il pallone dall’attaccante azzurro. Il dominio della formazione di Ancelotti è stato tecnico ma anche fisico perché il Parma è sempre arrivato in ritardo sul pallone, tanto che Mario Rui in ripartenza ha impegnato Sepe a terra in un intervento tutt’altro che facile poco prima dell’intervallo.
SUL VELLUTO — L’inizio della ripresa è stato per il Parma negativo come l’inizio della partita. Dopo tre minuti, assist di Insigne e tiro secco con il mancino di Milik, lasciato incredibilmente solo alle spalle della linea difensiva : due a zero ed emiliani sotto al treno. Il tiro a lato di Stulac non ha dato il senso della reazione, che in realtà non è mai arrivata. Così il Napoli ha potuto fare accademia risparmiando pure preziose energie in vista dello Stadium (vedi le sostituzioni di Insigne e Zielinski). Senza forzare è arrivato il terzo gol, ancora opera di Milik che da due passi ha appoggiato in rete un tiro cross di Verdi. Il Napoli a quel punto ha definitivamente alzato il piede dall’acceleratore e ha finito a passo cadenzato. Lo stesso che ha tenuto il Parma per tutta la partita, un problema su cui D’Aversa dovrà riflettere proprio mentre Ancelotti penserà a quali sorprese riservare ad Allegri.
ROMA-FROSINONE
Andrea Pugliese per gazzetta.it
La Roma scaccia gli incubi, supera nettamente (4-0) il Frosinone e prova a preparare al meglio il derby di sabato prossimo. A decidere la partita la vena di Ünder e Pastore, unita ai gol di El Shaarawy e Kolarov. Per i giallorossi anche la gioia dell'esordio assoluto in Serie A di due baby, Zaniolo e Luca Pellegrini. Per il Frosinone, invece, è notte buia. Manca il fuoco, la cattiveria, la voglia di provare ad andare oltre l'ostacolo a tutti i costi. Per i ciociari è arrivata l'ora di cambiare presto rotta, per inseguire l'obiettivo salvezza.
MONOLOGO GIALLOROSSO — Di Francesco rilancia Pastore dal via, stavolta in posizione di trequartista, alle spalle di Schick. In mediana, a protezione della difesa, Nzonzi e De Rossi, con il capitano giallorosso che taglia il traguardo storico delle 600 presenze in giallorosso. Neanche il tempo di respirare che la Roma è già avanti: taglio ad accentrarsi di Ünder palla al piede, con il turco che da circa 20 metri beffa Sportiello, non perfetto nella respinta. Il Frosinone prova allora a riorganizzarsi, pressando alto e cercando di togliere le linee di passaggio ai giallorossi.
L'intenzione c'è ed è buona, i risultati molto meno. Così è sempre la Roma a costruire, con Schick che ha tre occasioni consecutive, tutte sprecate malamente. Al 26’ allora è Pastore a calciare alto da ottima posizione, ma l'argentino stavolta c'è e si vede: prima lancia con un tocco delizioso l'azione che porta alla traversa di Schick (con deviazione di Sportiello), poi al 28' replica l'eurogol segnato all'Atalanta, siglando il 2-0 di tacco su assist di Santon. Buttatasi alle spalle paure e timori, la Roma si scioglie definitivamente e al 35' arriva anche il 3-0: doppio errore di Capuano, Under va dentro e regala ad El Shaarawy un pallone che deve solo essere appoggiato in rete.
GESTIONE ED ESORDI — La ripresa alla fine è un libro facile e scorrevole, dove per fortuna della Roma stavolta manca il finale a sorpresa. Niente effetto thrilling, come con il Chievo per esempio. La Roma di fatto si limita a gestire la partita ed a provare a rimpinguare il bottino. E ci va vicino al 19', quando una pennellata di Ünder (con deviazione) finisce in pieno sull'incrocio. Prima, invece, il Frosinone aveva provato a rendersi pericoloso con Pinamonti e Cassata, ma invano in entrambi le occasioni. Quel che manca ai ciociari, nella ripresa come nel primo tempo, è il fuoco e la cattiveria agonistica che serve ad una squadra che deve salvarsi. E la squadra di Longo farebbe bene a trovarla presto, già con il Genoa, prima che sia davvero troppo tardi. Poi il 4-0 di Kolarov di piatto, ma il pezzo di bravura è di Luca Pellegrini (all'esordio assoluto in Serie A, esattamente come Zaniolo) che va via di forza a Zampano e serve l'assist giusto per il serbo. Al 90', sugli sviluppi di una punizione di Soddimo, la palla arriva a Chibsah, che di destro coglie il palo. La vittoria con il Frosinone non sana la ferita, come dimostrano anche i fischi in massa al Monchi e Baldissoni, quando vengono inquadrati separatamente dalle telecamere. Alle porte però c'è il derby, quella può essere un'ottima panacea.
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