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JUVENTIFUL! SCONCERTI: "È STRAORDINARIO CHE UNA SQUADRA VINCA 7 VOLTE DI FILA IL CAMPIONATO ITALIANO. IL NUOVO CICLO BIANCONERO COMINCIA DALL’UMILIAZIONE DI CALCIOPOLI. IN QUESTI ANNI MILANO E’ SCOMPARSA, ROMA E NAPOLI SONO STATI AVVERSARI INESPRESSI" – MURA: "LA DIFFERENZA NEGLI ULTIMI DUE MESI L' HA FATTA..."

Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

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È straordinario che una squadra vinca 7 volte di fila il campionato italiano, altrettanto interessante è cercare di capire perché. Sette anni sono più di un' epoca nella velocità del calcio. Quando la Juve cominciò a vincere giocava ancora Del Piero, Matri era il centravanti e Giaccherini l' ala di sostegno. Lo spread era oltre 500 e Berlusconi stava dando le dimissioni.

 

In questi 7 anni è cambiato molto in genere, ma è cambiata soprattutto la Juventus. È vero che è rispettata dagli arbitri, dal potere. Ma è vero che ha fatto di Calciopoli il suo nuovo inizio, una nemesi quasi violenta per l' insistenza con cui ha cancellato qualunque gerarchia. Il nuovo ciclo della Juve comincia da quella umiliazione di cui troppe volte si dimentica il particolare più importante: è stata pagata.

 

Non è stato regalato nulla. Quel giorno ha cambiato il calcio italiano, si è aperta la corsa a una successione i cui costi hanno cancellato perfino i padroni più ricchi. Moratti ha vinto, ma ha dovuto vendere.

 

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Berlusconi ha capito che la corsa era diventata insopportabile. Anche la Roma della famiglia Sensi ha fatto in fretta un passo indietro. La Juve è stata l' unica a mantenere i suoi proprietari, la sua storia, il senso comune dei propri investimenti. Se il primo effetto di Calciopoli è stato cancellare la Juventus, il secondo è stato quello di sfinire Milano. È lì che ha affondato la Juve, in quello che sembrava un respiro affannoso ed era invece una crisi di sistema. Milano scompariva. E senza Milano è cominciata la cavalcata della Juve. La sua formidabile vendetta. Certo non si vince da soli, deve esserci qualcuno che si abitua a perdere.

 

Roma e Napoli sono stati gli avversari inespressi di questi anni senza Milano, ma non sono riusciti a costruirsi. Nella Juve c' è stato il tempo di Del Piero, quello di Tevez e quello di Dybala, una chiesa continuamente rinnovata, quindi continuamente vulnerabile.

 

allegri agnelli marotta

Ma gli avversari si sono accontentati di competere, non sono riusciti a vincere. I meriti della Juve sono stati proporzionali ai loro limiti. Nessuno è cresciuto, qualcuno ha inventato, ma non è bastato. Questa è la sintesi della crisi del calcio italiano. La mancanza di dialettica ha strozzato la crescita, è rimasta solo la Juve. Ma non è mai colpa di chi vince. Tocca agli avversari adeguarsi.

 

Napoli e Roma sembrano nel tempo essersi sfiniti e Milano continua a vivere con troppi traumi. In sostanza la Juve ha diviso e comandato il calcio per questi lunghi anni, vincendo molto e progredendo abbastanza, ma soprattutto ottenendo di non far nascere gli altri. E potrà mandarsi via solo sbagliando in piena autonomia.

 

2. LA GENEROSITÀ DEL NAPOLI E L' ARMA IN PIÙ DI ALLEGRI

ALLEGRI MAROTTA

Gianni Mura per la Repubblica

 

Niente feste, c' è da pensare al Milan. I tifosi festeggino pure, tanto il settimo scudetto è al sicuro. I giocatori si concentrino sul possibile doblete.

 

Arrivasse, sarebbe un record: mai nessuno ha vinto la Coppa Italia 4 volte di fila. Ma della Coppa Italia alle grandi squadre importa solo dalla semifinale in poi, quindi torniamo al campionato cominciando dalla testa. Sette scudetti consecutivi sono un' enormità. La Juve che lotta con se stessa, che aggiorna in continuazione il suo medagliere, spinta e talora criticata da una tifoseria cresciuta a pane e caviale, questa volta ha dovuto lottare più a lungo contro un Napoli spavaldo, certamente più bello da vedere.

 

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Già, ma lo dice anche Sarri che le classifiche sono una somma di punti e nella somma di punti il Napoli è secondo. Con tutti gli onori del caso, ma secondo.

 

Bisogna essergli grati per aver tenuto il discorso aperto fino a tre domeniche dal termine. Grati anche gli juventini, perché vincere con un distacco abissale è segno di strapotere su avversari non fortissimi. E poi, a livello critico, perché da tempo nel calcio italiano non si facevano discorsi sulla bellezza. E sulla praticità. La Juve non è la formica, il Napoli non è la cicala, La Fontaine è disoccupato. Direi che, in rapporto ai mezzi a disposizione, il Napoli è portatore di generosità offensiva, la Juve di generosità in generale.

 

Cuadrado e Mandzukic che fanno i terzini, anche questa è generosità.

Lo spettacolo ne risente, ma alla fine i conti tornano.

Un campionato incerto, capace di grandi colpi di scena, è un bel campionato. Basta guardare appena dietro l' angolo. Il Napoli vince a Torino su una Juve anche più cotta che gioca malissimo. Ma, senza la capocciata di Koulibaly, Allegri sarebbe dipinto come abile gestore di distanze. Dopo la capocciata, Allegri è una capra. Il Napoli ha il vento alle spalle, a 5' dalla fine la Juve è sotto a San Siro, con l' Inter in 10 che la prende a pallate. Già, ma rimonta e vince.

 

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E il vento cambia direzione, è contro il Napoli che crolla (in 10) a Firenze. E non riesce a battere il Torino. La Juve, solita rimontina sul Bologna. La differenza negli ultimi due mesi l' ha fatta il genio della lampada: Allegri ce l' aveva: Douglas Costa. Sarri no. Sette è un numero fortemente evocativo, anche al cinema: "Il settimo sigillo", "I magnifici sette". Magnifico forse no, ma il settimo della Juve è il più sudato. Ed è una curiosa coincidenza che a portarla sulla soglia del settimo cielo , dopo l' Inter, siano state le due squadre con le tifoserie più nemiche: Fiorentina e Torino.

 

Ancora più curiosa la prospettiva che le due più forti del mazzo siano chiamate a un massiccio rinnovamento e, con tutta probabilità, a cercarsi un nuovo allenatore. Con la Juve Allegri ha avuto un corretto rapporto professionale, non di grande amore.

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E Sarri ha le scarpe piene di sassolini, che si terrà nella speranza di ammorbidire il presidente sulla liberatoria (se lo scordi). Anche senza sette, saranno due film interessanti.

 

A due dalla fine di aggiudicato c' è solo lo scudetto. L' Inter si giocherà tutto all' ultima, in casa della Lazio, dove ieri l' Atalanta poteva vincere di goleada, dopo aver dato lezione di calcio. Gliel' ha impedito Strakosha, parando tutto il parabile.

 

Per Simone Inzaghi, che sarà il tecnico più corteggiato, l' infortunio a Immobile è arrivato nel momento peggiore. Spalletti s' è preso la responsabilità del cambio sbagliato con la Juve: Icardi. Giusto che l' abbia fatto, e comunque già De Laurentiis gliel' aveva ricordato.

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Battaglia di striscioni al San Paolo: "Sarri uno di noi", ma un altro dava al presidente del servo di palazzo e lo invitava bruscamente, in rima, a levarsi di torno. Ignoro il grado di permalosità di AdL, ma se fossi tifoso del Napoli non premerei su questo tasto. E se vi accontentasse?

 

Una buona notizia di ieri: è tornato al gol Giuseppe Rossi, detto Pepito.

Ragazzo sfortunato che da solo ha collezionato più stop medici di mezza squadra. Non evita la sconfitta al Genoa, ma a lui può servire, può dargli altra fiducia.

 

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L' incertezza del campionato vale per l' Europa League. In gioco Milan, Atalanta, Fiorentina. Gattuso sa che la Juve non regala mai niente e perciò non molla il campionato. Le ultime due partite sono temibili e dure. A Bergamo e con la Fiorentina, due concorrenti dirette. Aperto anche il discorso retrocessione: Udinese, Crotone, Cagliari, Chievo e Spal. Contano le forze residue e il calendario. L' Udinese è allo stremo, ma con Verona e Bologna dovrebbe raccogliere i punti salvezza. Idem il Chievo , con Bologna e Benevento.

 

La Spal troverà tranquilli Toro e Samp, il Crotone giocherà con Lazio e Napoli (più comprensivo, fuori dalla mischia?). A stare peggio è il Cagliari, battuto dalla Roma. Avesse giocato sempre così sarebbe già in porto. Invece lo aspettano due squadre vive: Fiorentina e Atalanta.

dybala douglas costa juve bologna

 

La Roma s' è adeguata a una gara di corsa e di combattimento. Dopo le fatiche col Liverpool, non era così scontato. A Di Francesco manca un solo punto per la certezza della Champions fra la Juve e la chiusura sentimentale sul campo del Sassuolo. E lo farà di sicuro.

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