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Christian Viveros-Fauné per https://news.artnet.com
Meno esclusiva, più ricca. Non c’è posto migliore che l’art Basel di Miami per rendersi conto che il mercato dell’arte è cambiato. Prima della crisi del 2008, infatti, alcuni autori e correnti d'avanguardia erano appannaggio di poche gallerie storiche. Adesso, invece, dominano il mercato realtà ben più commerciali e dinamiche.
Gli artisti disegnano opere che siano in grado di incontrare il gusto dei nuovi collezionisti, giovani professionisti, nuovi ricchi, calciatori, industriali, rinunciando spesso all’innovazione. Da quando i collezionisti tradizionali hanno ceduto il passo ai mogul della finanza, le opere si sono fatte più convenzionali e le estetiche più miti in modo da ridurre i rischi finanziari di un investimento.
Tutto ciò si riflette nell’Art Basel di Miami, dove, a parte qualche opera provocatoria come il ritratto di un poliziotto nero di Kerry James Marshall, o la scultura agit-prop di Ian Hamilton e Finlay o ancora una tela di Dexter Dalxood, la maggior parte dei pezzi sembrano realizzati per aderire al gusto dei nuovi collezionisti. Tra queste la scultura di Paul McCarthy da $1,5 milioni, un dipinto di George Condo da 600mila dollari, uno schizzo di Oscar Mourillo da $ 300mila.
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Quando Clement Greenberg scrisse nel 1939 che le avanguardie rimangono attaccate alla classe dirigente da "un cordone ombelicale d'oro", lui si immaginava gli artisti e i galleristi che tiravano a sé i collezionisti con le loro opere rivoluzionarie. All’Art Basel di Miami, a parte qualche eccezione, sembra che avvenga esattamente l’opposto.
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