antonio riello joy gregory

L’ARTE DI SPACCARE IN TRE IL CAPELLO - ANTONIO RIELLO ESPLORA LA MOSTRA DELL'ARTISTA JOY GREGORY, ALLA WHITECHAPEL GALLERY FINO A MARZO: “MOLTO PARTICOLARE IL PROGETTO 'THE BLONDE': CONSISTE IN UNA STRAVAGANTE E FELICE MEDITAZIONE VISIVA SUL POTERE DEI CAPELLI BIONDI. VIDEO E FOTO, MATERIALI CHE RIESCONO AD ESSERE SERI ED ESILARANTI ALLO STESSO TEMPO. LE MANIFESTAZIONI TRICOLOGICHE DEL POTERE NON SONO STATE ANCORA ABBASTANZA INDAGATE IN PROFONDITÀ DALLE ARTI. ACCONCIATURE & GERARCHIE SOCIALI. QUANDO SI PENSA A TRUMP IN FONDO L'IMMAGINAZIONE VA AL SUO CIUFFO GIALLASTRO....”

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Antonio Riello per Dagospia

 

JOY GREGORY: Catching Flies with Honey

WHITECHAPEL GALLERY

77-78 WhiteChapel High, Londra E1 7QX

fino al primo Marzo 2026

 

joy gregory

L'artista Joy Gregory (Bicester 1959) fa parte della cosiddetta Windrush Generation. I suoi genitori, provenivano dalle West Indies e alla fine degli anni '40 avevano raggiunto il Regno Unito. Agli abitanti delle ex-colonie giamaicane era stata da poco concessa la cittadinanza britannica e in quel periodo ci fu una grande migrazione verso la "Perfida Albione".

 

Una delle navi passeggeri coinvolte si chiamava HMS Windrush (da qui il termine "Windrush Generation"). Altri noti artisti legati a questo specifico contesto sono Hew Locke e Sonia Boyce (ha tra l'altro rappresentato l'Inghilterra alla Biennale di Venezia del 2022).

 

La WhiteChapel Gallery di Londra dedica (era ora) una bella mostra, curata da Gilane Tawadros e Katrina Schwarz, a Joy Gregory. Quasi quarant'anni di ricerca sono presenti (con circa 250 opere).

joy gregory the blonde 1

 

Per l'artista i temi fondanti sono: Linguaggio (artistico), Identità, Storia. Il vissuto personale (donna e di colore) e familiare (gli emigrati caraibici non ebbero, in generale, una grande accoglienza in Gran Bretagna) è il leitmotiv della sua ricerca. Ha trascorso molto tempo in Sud Africa, oggi ha il suo studio a Londra. E' una persona animata da inguaribile curiosità e ha il dono di emanare una fantastica energia positiva.

 

Il titolo della mostra, "Catching Flies with Honey", richiama un concetto caro all'artista: l'Arte ha un suo indubbio potere, ma questa forza è ancora maggiore quando viene esercitata in modo indiretto/obliquo. Insomma per la Gregory, nel contesto artistico, i linguaggi "soft" sono più potenti delle dichiarazioni dirette ed esplicite. Una sofisticata "dolcezza" espressiva, questa è la sua cifra. Questa posizione viene elaborata in tantissime declinazioni che la mostra presenta in una notevole varietà.

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Joy Gregory non ha veramente un media preferito. Ogni suo lavoro trova la propria espressione formale spaziando tra fotografia, disegno, stoffe, ricami, video e installazioni di varia natura.

 

Gli oggetti - anche i più umili - sembrano esercitare un fascino particolare su di lei: è una raccoglitrice seriale e una attenta catalogatrice. Molte sue installazioni lo provano. Come ad esempio "The Sweetest Thing": una raccolta di reliquie legate al mondo della canna da zucchero (la principale coltivazione delle isole caraibiche, a proposito di dolcezza). Botanica e Agricoltura diventano elementi portanti del discorso creativo.

 

La produzione dello zucchero di canna (che aveva come by-product quella del Rum) era alla base dell'economia schiavistica che dominava l'area giamaicana. Sfruttamento e razzismo ne erano le inevitabili conseguenze. La relativa gerarchia del potere è indagata con molta attenzione e intelligenza in lavori come "I'm Home" (2018) e "Seeds of Empire (2021).

 

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Forse i lavori più belli della mostra sono però basati sulla "questione di genere". "Girl Thing" è una magnifica serie di fotografie - realizzate con una tecnica particolare, il "cyanotipo" - che rappresenta la tradizionale panoplia dell'abbigliamento femminile (una specie di kit intimo della "giovane donna"). Anche "Objects of Beauty" (1991-1995) squaderna uno straordinario inventario degli stereotipi della bellezza delle donne. Opere intelligenti e mai ovvie.

 

Altre realizzazioni testimoniano i suoi soggiorni nello Sri Lanka, a Venezia e in Spagna. Molto particolare il progetto nato invece a Londra: "The Blonde". Consiste in una stravagante e felice meditazione visiva sul potere dei capelli biondi. Video e foto (con relative interviste). Materiali che riescono ad essere piuttosto seri ed esilaranti allo stesso tempo.

 

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Le manifestazioni tricologiche del Potere probabilmente non sono state ancora abbastanza indagate in profondità dalle Arti. Acconciature & Gerarchie sociali. Quando si pensa a Donald Trump in fondo l'immaginazione va subito al suo ciuffo giallastro....

Un catalogo celebra e completa la visitatissima mostra. Brava Joy!

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