FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
A 800 giorni dal contestatissimo voto 2018, l' elezione dell' ex presidente della Lega di Serie A Gaetano Miccichè è diventata un caso giudiziario. La procura di Milano ha aperto un fascicolo su quella votazione e, anche se non ci sono ancora indagati, la Guardia di Finanza ha acquisito l' urna con i voti delle 20 società.
I fatti erano già stati oggetto di un' inchiesta della Procura federale della Figc, archiviata "con riserva". Ma sufficiente a minare la Lega di Serie A, convincendo Miccichè, lo scorso novembre, a dimettersi: ma il problema è la dinamica che quel 18 marzo portò alla sua elezione, arrivata per acclamazione, senza lo spoglio a scrutinio segreto. Di fatto un voto palese, quindi contro lo statuto.
Ma perché si arrivò a quel tipo di votazione? Quel giorno, i presidenti erano divisi sul nome di Miccichè e questo poteva diventare un problema per la sua elezione: normalmente bastano 14 voti per eleggere il presidente, ma nel caso specifico era richiesta l' unanimità per superare il conflitto di interesse dovuto agli incarichi del candidato (nel cda di Rcs e da presidente di Banca Imi). Business Insider pubblicò poi un audio che apriva il caso, rilanciato dalla denuncia del presidente del Genoa Preziosi: «L' elezione non è stata corretta».
Ora sulla vicenda indaga Milano, cui la segnalazione è arrivata dall' ex procuratore federale Pecoraro. E in imbarazzo, più che Miccichè, assente a quell' assemblea, potrebbe trovarsi chi la presiedeva, ossia il presidente del Coni Giovanni Malagò, all' epoca commissario della Lega. Lo scorso autunno, mentre quell' elezione veniva utilizzata come strumento per tenere sotto scacco i vertici della Lega, al giudice sportivo Mastrandrea fu suggerito di mettere in sicurezza quei voti consegnandoli al notaio Calafiori.
Cosa succederà se si scoprisse che Micciché non aveva davvero i voti per essere eletto (e quindi che alcuni club dichiararono il falso)?
C' è chi sostiene che potrebbero essere impugnate tutte le delibere firmate dall' ex presidente. Tra cui la nomina dell' ad De Siervo, ma soprattutto l' assegnazione dei diritti tv a Sky e Dazn, con cui oggi è in corso una battaglia legale.
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