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Francesco Persili per Dagospia
L’Europa del calcio ai piedi di Andrès Iniesta. L’assist per il gol di Piqué contro la Repubblica Ceca, la collezione di meraviglie esibite contro la Turchia (compreso un deliziante sombrero), la capacità metafisica di far sembrare il calcio il gioco più semplice del mondo: l’essenziale è visibile agli occhi quando appare l’Illusionista di Barcellona.
Nelle prime due partite di Euro 2016 il centrocampista spagnolo ha mandato in estasi gli amanti del Gioco con le sue magie. Ma non c’è trucco e non c’è inganno, solo sostanza. Il “Cavaliere pallido” non ha mai vinto il pallone d’Oro ma ha vinto tutto il resto. Otto campionati spagnoli. Quattro Champions. Due europei. Un mondiale nel 2010, in Sudafrica. Il suo gol in finale contro l’Olanda, al minuto 116 del secondo tempo supplementare, regala il primo trionfo allo Spagna e lo guarisce da una leggera depressione.
Un calciatore perfetto. Il prototipo del centrocampista moderno. Fosforo e fantasia. Dribbling e intelligenza tattica. Metronomo, assistman, uomo ovunque. Un tuttocampista, come si dice oggi. “Non segno abbastanza, cosa dovrei fare?”, chiede a Guardiola prima della semifinale di ritorno nella Champions League del 2009 contro il Chelsea a Stamford Bridge. Inutile dire che quella partita la risolve lui. Lampard perde il pallone.
Alves vola sulla destra, crossa in mezzo, il pallone passa da Eto’o a Messi. Poi arriva a Don Andrès. Il suo tiro scatena l’esultanza forsennata di Guardiola e cambia la storia recente della nazione calcistica blaugrana. “Iniesta mi ha insegnato che non bisogna dare mai nulla per spacciato. Improbabile non è impossibile. Quello che non segna mai è stato quello che ha segnato il gol decisivo”, la chiosa di Pep.
“E’ bravissimo ma troppo discontinuo. Negli ultimi 14 anni ha sbagliato almeno 3 partite”, il tweet ironico del giornalista Ivan Zazzaroni restituisce la grandezza di Iniesta. Schiacciato dal duopolio Messi-Cristiano Ronaldo, Don Andrés non è riuscito mai a conquistare il Pallone d’Oro. “Non mi interessa, non è una spina nel fianco”, assicura lui con understatement da antieroe.
Forse ha ragione il ct della Spagna, il “marchese” Del Bosque, quando dice: “Niente e nessun Pallone d'oro vale più della stima dei tuoi compagni, del tuo spogliatoio”. Da Azpilicueta a Silva, è un coro di elogi per Iniesta. La corsa della “Roja” al terzo titolo europeo consecutivo oggi passa soprattutto dai suoi piedi, e da quei colpi di classe degni di un illusionista. L’Illusionista di Barcellona: fin qui il migliore in assoluto.
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