COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Estratto dell’articolo di Matteo Pinci per “la Repubblica”
Sono passati trentacinque anni da quell’estate infame. “Rosenthal go home” e “via gli ebrei dal Friuli”: la vernice impressa sul muro di cinta della sede dell’Udinese trasferiva i messaggi antisemiti con cui un gruppo di razzisti aveva accolto l’arrivo a Udine di un attaccante israeliano, Ronny Rosenthal. Poco dopo l’Udinese stracciò il suo contratto e che il motivo fossero quelle scritte è sempre stato più di un sospetto. Domani a Udine la Nazionale sfiderà proprio Israele: quasi una nemesi di quella vergogna. […]
proteste tifosi udinese contro ronny rosenthal
Rosenthal, a distanza di tanti anni, a Udine sono annunciate manifestazioni pubbliche contro la nazionale israeliana.
«Ho paura che la partita possa essere strumentalizzata per fini politici. Dall’inizio della guerra, ogni volta in cui Israele gioca lontano da casa ci sono manifestazioni. C’è sempre molta sicurezza intorno alla squadra, ma adesso sarà molto più intensa. Anche quando giocavo io c’erano agenti intorno a noi: meno però di quanti ne servano oggi, ovviamente».
Udine inizialmente non aveva voluto dare il patrocinio al match.
«È un po’ strano che il comune non volesse patrocinare un grande evento in città, sono contento ci abbia ripensato. Ma non è solo Udine. È ridicolo che il Belgio abbia spostato la partita contro Israele in Ungheria. A causa dell’antisemitismo un Paese europeo non è più libero di organizzare una partita in casa propria come vorrebbe».
A lei fu impedito di giocare a Udine. Pensa sia stato per quelle scritte vergognose?
«Se è per questo che non sono stato preso, mi hanno fatto un favore: sei o forse otto mesi dopo ho firmato per il Liverpool».
[…] Ci racconta dall’inizio cosa successe?
«Giocavo nello Standard Liegi, avevo fatto una stagione fantastica, ero stato capocannoniere. Mi chiamò l’Udinese, in un paio di giorni era tutto fatto. Ero felice, andare in Italia era il mio sogno, la Serie A era il più grande campionato di calcio del mondo, c’erano gli stadi più belli e poi pagavano più di tutti. Tutti volevano andare in Italia.
Comunque: i dirigenti dell’Udinese sono venuti da me a Liegi, ho firmato il contratto e sono arrivato in Italia per le visite mediche. Dopo la firma e i test medici sono stato in Israele per le vacanze, ma mentre ero a Tel Aviv un giorno ho preso il giornale e il titolo diceva: “c’è un problema medico per Rosenthal”, o qualcosa del genere».
«mi dissero che avevano trovato un’anomalia nella mia schiena, nelle vertebre.
Non riuscivo a capire: nella mia vita non avevo mai avuto nessun problema medico. Sì, sono nato con questa anomalia, ma non mi ha mai impedito di giocare al top: Maccabi Haifa, Bruges, Standard Liegi». […]
[…] «Dopo il Liverpool sono andato al Tottenham e ho finito la carriera al Watford. Mio figlio Tom ha iniziato a giocare lì, è diventato un talento delle Academy. Mentre era lì Pozzo ha comprato proprio il Watford. Così, alla fine, è successo: un Rosenthal ha giocato in una squadra dei Pozzo».
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