
LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA…
Andrea Sorrentino per “la Repubblica”
È straniero, anzi asiatico, e neppure cinese o giapponese ma addirittura indonesiano. Non parla italiano ma un inglese con forte accento dell’Indocina, a nessuno a Hollywood verrebbe in mente di ingaggiarlo come controfigura di Brad Pitt, non ha amicizie con i nostri poteri forti, anzi da quasi un anno ha sostituito alla guida dell’Inter un esponente di una delle famiglie più in vista di Milano, dunque d’Italia. Ergo, dalli a Erick Thohir. Le battutine striscianti dei mesi scorsi sono sfociate nell’ufficialità delle ultime clamorose uscite.
C’è stato «er filippino » di Massimo Ferrero, che poi si è scusato con l’Inter (anche per lettera) ma ieri con una precisazione ha riaggiornato quel vecchio detto veneto del tacòn e del buso: «Mica lo sapevo che era indonesiano e non filippino: l’ho appreso dalla tv».
Oppure «piccolotto cicciottello indonesiano» e «Cicciobello a mandorla», nella definizione di Evelina Christillin. Insomma: si avverte nell’aria un certo qual disprezzo di sottofondo nei confronti del presidente dell’Inter, qualcosa che secondo molti si avvicina al razzismo, anche se poi tutti dicono di no, al massimo sono battute ironiche.
Ne è convinto invece Walter Mazzarri, che mercoledì notte alla Rai l’ha proprio detto: «Non capisco questi attacchi al nostro presidente. Lui è arrivato in Italia e come qualsiasi grande capo d’azienda ha iniziato un progetto, valutando il personale a sua disposizione e compiendo scelte. Certe frasi sono assurdità, per non dire di peggio. Si potrebbe anche parlare di razzismo: lo è, quando ci si riferisce alla provenienza di una persona. Forse siamo proprio noi a dire idiozie e a istigare il pubblico, però non ci facciamo caso e così si finisce col non affrontare realmente il problema».
Come tutte le cose che Mazzarri fa e dice, anche questa gli è sgorgata dal petto, d’istinto e di visceri, e insomma l’ha detta. Più meditata l’uscita del presidente della Lega di serie A, Maurizio Beretta, che ha affidato all’Ansa il suo pensiero: «Basta pregiudizi. Thohir merita rispetto, come persona e come imprenditore internazionale. Uno come lui è un valore per il calcio italiano».
Beretta si confessa preoccupato per un aspetto molto più prosaico del razzismo: «Viene spesso portato a esempio il modello dell’Inghilterra dove la presenza di investitori esteri ha contribuito a rafforzare la Premier League. Sarebbe un grave errore se si creasse un clima tale da scoraggiare potenziali investitori interessati al nostro calcio, e non solo ».
Thohir ha apprezzato l’intervento di Beretta e gli ha fatto arrivare un ringraziamento, ma la vicenda è ben lontana dalla chiusura. Ieri è intervenuto pure il comico e tifoso interista Enzo Iacchetti, a “Un giorno da pecora” di Radiodue: «Thohir non spende? Forse ha finito i soldi. Non mi piace perché non parla italiano: almeno impari a dire buongiorno e buonasera». Poi un’osservazione che forse spiega tutto: «Thohir non piace più a nessuno. A me ha tolto pure la tessera per andare allo stadio. Magari adesso manderà in tribuna qualche vip indonesiano». E allora avanti il prossimo, tanto la cosa non finisce mica qui.
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