DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Domenico Calcagno per il Corriere della Sera
Ci sono molti modi per vincere e Francesco Molinari ha scelto il più difficile. Per annettersi il suo primo torneo del Pga, il tour americano, Chicco ha stracciato la concorrenza chiudendo con un giro finale in 62 e 8 colpi di vantaggio e non è un caso se alla fine il primo a complimentarsi, dopo avergli consegnato il trofeo, sia stato Tiger Woods, perché così, «by far», per distacco, vinceva il Tiger dei tempi d' oro.
Solo un altro italiano aveva fatto centro negli States prima di domenica, il paisà Toney Penna, napoletano cresciuto a New York e naturalizzato americano, ultimo successo ad Atlanta nel 1947. Ma i dubbi sul peso della vittoria di Chicco li ha spazzati il presidente della Federgolf Vito Chimenti: «La sua impresa è la più grande compiuta da un giocatore italiano. Vincere in America è proibitivo, e pochi oggi giocano bene come lui. Aveva problemi col putt, li ha risolti e ora batterlo è molto, molto difficile».
Molinari in questa stagione aveva sbancato Wentworth ed era arrivato a un colpo dalla tripletta nell' Open italiano, prima di conquistare il Quicken Loans National, a Potomac, nel Maryland, aggiungere un milione e 278 mila dollari al conto in banca, salire al numero 16 del ranking e garantirsi un posto nella prossima Ryder Cup, che si giocherà a fine settembre a Parigi. Ma il bello potrebbe ancora venire: dal 19 al 22 luglio si gioca a Carnoustie, in Scozia, l' Open Championship, che sta al golf come Wimbledon sta al tennis. E se Chicco continuerà a giocare come a Wentworth e a Potomac potrebbe diventare il primo italiano a vincere un Major.
«Quello che ha fatto Francesco è fenomenale» ha detto Tiger, che ha chiuso al quarto posto. «Sono orgoglioso - ha raccontato Molinari - e ammetto che sarà difficile giocare meglio di così. Tiger?
Gli ho spiegato che il mio segreto è la pasta. Scherzi a parte, sono felice del lavoro che ho fatto e della mia solidità mentale».
Vero: a 35 anni Molinari sembra aver compiuto il salto di qualità definitivo. Ha allungato i colpi di partenza, ha mantenuto la precisione chirurgica dei ferri ed è diventato implacabile con il putter e duro come una roccia, eliminando praticamente gli errori: due soli bogey in quattro giorni (alla 4 nel primo giro e alla 8 nel terzo), 21 birdie e un eagle. Un' inarrestabile macchina da golf. «È successo qualcosa di magico qui a Potomac - ha ammesso Molinari -. Spero di non fermarmi. Ora arriva l' Open Championship: ci proverò, come sempre». Ma questa volta, forse, qualche certezza in più.
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