simona marchini ciccio cordova

“I TRAUMI PER ROMA SONO STATI DUE: ALEMANNO E LA RAGGI” – SIMONA MARCHINI: “BISOGNA RICOMINCIARE DAL BASSO. IO HO PORTATO LA LIRICA A SAN BASILIO. MA LO SNOBISMO DI SINISTRA...” – “CICCIO CORDOVA ERA GELOSISSIMO, MA PER NIENTE FEDELE. POI CI FU UN EPISODIO PIÙ BRUTTO DI ALTRI... CHE MI FECE CROLLARE. ERO RIDOTTA PELLE E OSSA. COSÌ MI SPEDIRONO IN MONTAGNA..."

Estratto dell’articolo di Alessandra Paolini per "la Repubblica- Roma"

 

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Nei salotti del grande appartamento nel cuore dei Parioli, tanti quadri e tende di broccato, è tutto un via vai di tappezzieri e falegnami. «Sembra la fabbrica di San Pietro, va avanti così da sei mesi», fa lei mentre cerca un angolo un po' meno caotico per fare l' intervista, facendo ondeggiare di qua e di là il vestito verde che dà risalto agli occhi. Azzurri, grandi, brillanti.

 

E tumultuosi come il mare: gli occhi di Simona Marchini, classe 1941. «Scusi tanto per la confusione», dice mentre cerca di tenere a bada due cagnoline, «Rosa Luxemburg - indica con un sorriso - e Maria Callas». Non due nomi a caso: nomi di lotta e di lirica, sinistra e palcoscenico.

 

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«Vabbe', dove ci mettiamo a parlare? In soggiorno stanno lavorando in cucina c' è la signora delle pulizie. Le dispiace se andiamo in camera mia?» E così la chiacchierata (…) comincia così. (…)

 

Simona Marchini sembra una di famiglia. Anche se la sua, di famiglia, è una famigliona. Calce e martello. Palazzinari illuminati. Partigiani. Mecenati. Cultori dell' arte.

 

Qual è il suo quartiere?

«Vivo da più di trenta anni ai Parioli. Ma sono nata a Monteverde Vecchio. Lì c' è la mia infanzia».

 

Che infanzia è stata?

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«Noi Marchini, e intendo tutti - nonni, zii, fratelli, cugini - abitavamo in una stessa palazzina in via Strovieri. E la vita, a quei tempi, era un po' quella di paese. C' erano prati, dappertutto, anche via dei Quattro Venti. (…) La guerra era finita da poco, e la voglia di venir fuori da quel passato, era tangibile. Mio padre Alvaro era stato un partigiano, mia madre aveva fatto la staffetta nascondendo le bombe dentro il cesto, tra i carciofi. Sono venuta su in un clima eroico e appassionato (…)».

 

(…)

simona marchini marisa laurito silvia annichiarico e renzo arbore

 

«La mia storia professionale è cominciata per caso. Da grande. A 19 anni ero già sposata. Dopo tre, separata e con una figlia piccola. Gli inizi di carriera hanno coinciso con un periodo molto doloroso, e poco dopo con la separazione dal mio secondo marito».

 

Ciccio Cordova, quello del ritornello della curva giallorossa "Ciccio Cordova, Amarildo, Del Sol, ogni tiro è un gol!

SIMONA MARCHINI CICCIO CORDOVA

«Sì. L' avevo conosciuto che giocava nella Roma, lui era il capitano, mio padre il presidente. Mi ha fatto una corte ottocentesca: fiori, cinema, cene. Io volevo la famiglia, dei fratellini per Roberta. Dopo poco aspettavo già un bambino. Lo persi al quinto mese. Rimasi di nuovo incinta. E di nuovo a metà gravidanza abortii. Accadde per altre 4 volte. Ero distrutta».

 

E Cordova?

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«Lui era gelosissimo, ma per niente fedele. (…) Poi ci fu un episodio più brutto di altri... che mi fece crollare. Ero ridotta pelle e ossa. Così mi spedirono in montagna. La sera sferruzzavo con la lana nel salone dell' albergo, e siccome ironica lo sono sempre stata, la sera tra un dritto e rovescio raccontavo storie divertenti. Nello stesso hotel c' era Don Lurio. "Sei uno spasso voglio farti fare un provino". E così accadde. Impersonai una battona: Iside l' ammiraglia della Balduina. Romolo Siena mi inserì nel programma che stava preparando: "A tutta gag". Fu un successo. Ma quel provino, per caso, l' aveva visto anche Renzo Arbore. "Se mai farò un programma, ti chiamerò", promise. Sei anni dopo ecco "Quelli della notte". E per la banda di Arbore mi trasformai nella centralinista innamorata di "Robby mio". Insomma, la mia vita sentimentale è stata un disastro, quella professionale tutt' altro. A chi si trova in difficoltà, dico sempre che gli angeli ti aiutano quando ricominci a volerti bene».

simona marchini e renzo arbore

 

La sua famiglia appoggiò il nuovo lavoro?

«Ciccio non era contento, ma tanto poco dopo ci lasciammo. Mio padre, invece, che durante il programma di Arbore si era ammalato gravemente, tutte le sere si faceva mettere due cuscini dietro la schiena per guardarmi in tv. Un giorno, mi raccontò mia madre, le disse triste: "Questa ragazza l' abbiamo aiutata troppo poco". ( E gli occhi di Simona si riempiono di lacrime, ndr).

 

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(…)

 

La cultura. Roma con tutti i problemi che ha sembra fare sempre più fatica a tenerla viva.

«I traumi per Roma sono stati due: prima Alemanno poi la Raggi. Ma i mali vengono da lontano. Lo snobismo di sinistra, sinistra che ho sempre votato, sono responsabili dell' ondata leghista. Ma la cultura non è solo la grande mostra. Bisogna ricominciare dal basso. E domandarsi: "Io cosa posso fare per la mia città"?»

 

Lei cosa ha fatto?

«Ho portato la lirica nelle scuole di San Basilio, creando un coro di voci bianche. Mi piacerebbe rilanciare quel progetto anche per gli adulti, nelle periferie».

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