IMPARA L’ARTE, POI CI PENSA PUTIN A METTERLA DA PARTE – LA CROCIATA IN STILE BRAGHETTONE DELLO ZAR VLAD: NEI MUSEI VIETATI AI MINORI I NUDI DELL’ARTE (PROPOSTI SETTORI SEPARATI PER TUTELARE LA MORALE!)

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Nicola Lombardozzi per ‘La Repubblica'

C'è una voglia di Medioevo che sembra trascinare la Russia di Putin sempre più indietro nel tempo. L'ultima trovata è quella di riservare la visione delle opere d'arte che contengano "nudi e altre forti allusioni sessuali" solo ai maggiori di diciotto anni. Niente foglie di fico né pudiche pecette sulle parti intime, ma qualcosa che rischia di essere ancora più traumatico: la divisione di tutti i musei del Paese in due settori diversi e separati tra loro. Uno consentito ai bambini, un altro agli adulti.

Per capirsi, la copia in marmo del David di Michelangelo che accoglie i visitatori del museo Pushkin di Mosca dovrà essere trasferita in una sorta di sala a luci rosse dove sarà necessario un documento per poter accedere. Stessa cosa per chi vorrà ammirare i due giovani avvinghiati in un bacio lussurioso ne "L'eterna Primavera" di Rodin, orgoglio dell'Ermitage di San Pietroburgo. Per non parlare degli autori russi dell'Ottocento e i maestri del realismo socialista da Gerassimov a Dejneka che, ai tempi dell'Urss, subirono anche loro censure e pressioni di ogni tipo ma quasi mai relative alla nudità o alle effusioni sessuali.

L'idea è venuta ai solerti membri di una commissione governativa che si chiama Roskomnazor e che si occupa di "sorvegliare le comunicazioni, i media e le nuove tecnologie". Quelli che sei mesi fa hanno varato una lunghissima lista di "parole sconvenienti" e di "espressioni di gergo volgare" da proibire su giornali e tv. Si ispirano alla stessa motivazione, inculcata loro da Putin in persona, che «il rilancio della spiritualità e dei valori della Russia passano dalla salvaguardia delle giovani generazioni ».

Del resto è proprio in nome della tutela dei minori, che viene spiegata agli stranieri l'incredibile legge sulla propaganda gay che di fatto cavalca e alimenta l'omofobia di massa. Su Internet, dove ancora si può leggere qualche forma anonima di dissenso, si spera ardentemente che nemmeno il Presidente possa accettare una simile enormità con l'effetto devastante che avrebbe sull'immagine internazionale del Paese. Ma dopo la pubblicazione della notizia sulle Izvestija di ieri mattina, nessuno dalle parti del Cremlino ha finora sentito il bisogno di smentire.

E gli esperti di Roskomnazor stanno già alacremente lavorando alla loro ipotesi. Studiano come suddividere i settori del museo, come spiegare ai genitori e agli insegnanti che accompagnano minorenni al museo quello che dovranno dire. Per questo scopo hanno già scritto un monumentale trattato di quasi mille pagine che sarà distribuito a tutti i docenti di storia dell'arte per chiarire quali elementi vadano accuratamente nascosti ai giovanissmi «per non incidere negativamente sulla loro formazione psichica».

Tace anche la Chiesa ortodossa che da tempo sembra condizionare senza troppi mascheramenti la politica di Putin. Ma che, secondo molti, avrebbe avuto un suo ruolo come l'ha avuto nella legge anti gay, nel ritorno dell'ora di religione a scuola, perfino nella "condanna esemplare", chiesta a gran voce dal Patriarca Kirill in persona, per le Pussy Riot.

Abituata a ricevere ordini di ogni tipo, essendo stata la direttrice del museo Pushkin dai sovietici anni Settanta fino a pochi mesi fa, Irina Antonova non nasconde il suo stupore: «In nessun museo del mondo ho mai visto una cosa del genere. E' un‘idea assurda. Perché mai il nudo dovrebbe traviare i bambini? E la violenza allora? Che ne facciamo del quadro di Repin alla galleria Tretiakovskaya in cui Ivan il Terribile uccide suo figlio?». E il dibattito si allarga ai vari tipi di censura possibile. Nell'Urss, il nudo era consentito quasi sempre.

Le censure riguardavano ben altro. L'arte astratta, per esempio, considerata anti socialista come nella celebre scenata di un indignato Krusciov ai giovani pittori che lo avevano invitato a una loro mostra sulla piazza del Maneggio. Stalin fece cambiare sul boulevard omonimo la statua di Nikolaj Gogol perché gli sembrava troppo tetra. E fece, è vero, togliere dal Gorkij Park la statua della ragazza con il remo di Ivan Shadr perché gli sembrava un po' troppo erotica per un pubblico di famiglie e di atleti. Ma si limitò a toglierla dal parco più frequentato di Mosca e farla trasferire in Ucraina. Alla vista di grandi e bambini.

 

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