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SEMPRE UNA GRAN SIGNORA! MUGHINI E LA SUA LETTERA D’AMORE ALLA JUVENTUS: “L’UNICA DONNA CHE NON MI ABBIA MAI TRADITO” - DA MOGGI AI “TRE CAGNACCI IMBATTIBILI” BARZAGLI-BONUCCI-CHIELLINI, DA BUFFON A DEL PIERO PARAGONATO A BRIGITTE BARDOT, “LA JUVE E’ LA SCELTA CHE SENZA PARAGONI POSSIBILI MI DATO PIU’ FELICITA’ NELLA VITA” - VIDEO

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Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

 

ERMES MUCCINELLIERMES MUCCINELLI

«L' unica donna che non mi abbia tradito», «la scelta che senza paragoni possibili mi ha dato più felicità nella vita»: la Juventus, secondo Giampiero Mughini.

 

Mancava il romanzo della Juve dei cinque scudetti di fila (che possono diventare sei): eccolo. Sempre una gran Signora , che Mondadori manda in libreria oggi, è la storia di una squadra risorta dalle proprie ceneri. Una storia che inevitabilmente comincia dal club distrutto, umiliato, retrocesso nel fatale 2006, proprio mentre la Nazionale «corazzata Juventus» vinceva il Mondiale tedesco.

 

Mughini rivendica la propria condizione di «negazionista» (la definizione è di Roberto Beccantini). Nega cioè la colpevolezza di Moggi; «e non è che Moggi si fosse intrufolato in casa Juve di nascosto, a sera tarda.

 

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Per restare a quel che ne pensavano i due fratelli Agnelli, "Moggi è il nostro Maradona" aveva detto una volta il Dottore, e non è che Umberto Agnelli fosse inesperto di uomini e casi di quella giungla che è la vita e la società e la politica anche, da lui tastata in prima persona al tempo della sua elezione nella Dc.

 

E quanto al maggiore dei due fratelli Agnelli, l' Avvocato aveva detto una frase che solo un cretino può fraintendere: "Se assumo uno stalliere, deve essere uno che sa chi sono e di che pasta sono fatti i ladri di cavalli". Voglio dire che del più celebre direttore tecnico d' Italia aveva fatto un elogio che più chiaro di così si muore. Uno che sappia parare le mene dei ladri di cavalli. Perché li conosce e ne prevede le mosse» (va detto che su questo punto chi scrive è in totale disaccordo con Mughini; ma l' autore è talmente bravo che rischia di convincere quasi chiunque).

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Il libro tratteggia le figure che hanno rifatto grande la Juve: Marotta e Nedved, Pogba (poco rimpianto, e comunque meno del Tardelli giovane, perno della terrificante mediana della Juve anni Settanta con Furino e Benetti) e Vidal (delizioso l' aneddoto sul suo arrivo in bianconero), Pirlo e Dybala, i mister Conte e Allegri, «il ciclopico Mario Mandukic, uno dei più grandi difensori e recuperatori di palla al mondo» anche se gioca in attacco, e «quei tre cagnacci imbattibili», traduzione mughiniana per trois beaux salopards , come la stampa francese ha definito il trio di difesa Barzagli-Bonucci-Chiellini. Affiora talora dalla memoria e dagli album di figurine qualche campione del passato, da Ermes Muccinelli a Giampiero Boniperti. Ma sono due i personaggi a svettare su tutti.

 

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Alessandro Del Piero, perché «una maglietta bianconera con su scritto quel nome e quel numero sta a tutte le altre magliette bianconere come Brigitte Bardot sta a tutte le altre attrici francesi del suo tempo»; e chi conosce l' amore di Mughini per BB sa che questo è il più grande complimento che potesse fargli, anche come segno di contrizione per «una delle più grandi bestialità della mia vita», quando l' autore disse in tv che dopo il drammatico incidente di Udine - «il ginocchio che va in frantumi l' 8 novembre del 1998, il giorno prima del suo ventiquattresimo compleanno» - Del Piero non sarebbe più stato «un puntero, l' attaccante per antonomasia che lui si è sempre vantato di essere».

 

L' altro campione del cuore di Mughini è Gigi Buffon, da lui definito semplicemente l' Uomo: il più forte portiere del mondo che a differenza di Cannavaro e di Vieira, di Zambrotta e di Ibrahimovic dice no a offerte milionarie e accetta prima la discesa agli inferi della B, poi gli anni della mediocrità da cui neppure tecnici di valore come Ranieri, Zaccheroni, Del Neri riescono a scuotere una Juve soporosa eppure alla vigilia della risurrezione.

DEL PIERODEL PIERO

 

Cui manca solo un tassello: la Champions, la «maledizione» che perseguita i bianconeri fin da quando si chiamava ancora Coppa dei Campioni, dalla sconfitta di Belgrado 1973 con l' Ajax alla tragedia dell' Heysel sino alla bella illusione di Berlino 2015. È una storia dolorosa ma ancora i n fieri , che Mughini racconta in conclusione di un libro godibilissimo, che ovviamente non è solo un libro di sport.

 

Perché il calcio resta «il grande romanzo popolare della nostra gente e del nostro Paese»; e la Juventus, amatissima e odiatissima, ne rimane la protagonista. Dopo tutto quello che le è successo, ormai è chiaro che è davvero immortale.

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MUGHINI CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUSMUGHINI CON LA MAGLIA DELLA JUVENTUS