DAGOREPORT – MATTEO FA IL MATTO E GIORGIA INCATENA LA SANTANCHÈ ALLA POLTRONA: SALVINI, ASSOLTO AL…
Angelo di Marino per la Stampa - Estratti
Manca solo tanto così. L'Italia del volley è chiamata all'ultimo sprint, quello più importante. Stasera a Roma l'atto conclusivo degli Europei 2023 contro la Polonia (ore 21, tv su Rai 1 e Sky Sport). La sfida che non finisce mai, soprattutto da un anno a questa parte, dalla conquista azzurra del Mondiale a Katowice. Stavolta si gioca in casa davanti al tutto esaurito del PalaEur che ospiterà anche il presidente Sergio Mattarella, primo tifoso della pallavolo italiana. D
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«Si gioca per la medaglia d'oro – l'approccio del ct Fefè De Giorgi -. Ci aspettiamo che sarà durissima. La Polonia è la squadra che ha il roster più ampio, soprattutto tra gli schiacciatori e quindi anche se metti in difficoltà due dei loro non sarà finita. Le finali vanno giocate, ci si arriva tutti gasati e concentrati per vincere. Sarà determinante l'interpretazione che daremo ai momenti difficili».
Il percorso netto degli azzurri in questi Europei è il frutto di un lavoro che dura da oltre due anni, quelli con De Giorgi in panchina, lasciandosi alle spalle la delusione ai Giochi di Tokyo.
Il cambio di passo dopo la gestione Blengini, lo spazio dato ai ragazzi emergenti dalle nazionali giovanili, il progetto "Noi Italia" che va avanti a suon di medaglie: l'oro europeo del 2021 e quello mondiale l'anno scorso. «Sono contento, non è facile dare continuità nello sport - commenta De Giorgi -. È importante che si parli di questi giovani talentuosi che sono fortissimi e che hanno dei valori. Sono anni di percorso valoriale, di maglia, di qualità».
Compatta, unita e con una sola anima la Nazionale che conquista gli italiani per il suo modo di giocare e di soffrire.
È stata difficile nei quarti con i Paesi Bassi a Bari, molto meno in semifinale contro la Francia l'altra sera al PalaEur. Eppure qualche brivido c'è stato. Puntuale però la reazione della squadra nei momenti critici: «La chiave della nostra squadra è proprio il gruppo, il senso di appartenenza, il senso di responsabilità: è bello scendere in campo con questa maglia e vivere un gruppo così forte e così legato», la spiegazione di Daniele Lavia, la saetta del Sud che è uno dei punti di forza dell'attacco azzurro.
Dall'altra parte della rete questa sera ci sarà la Polonia di Nikola Grbic, il tecnico serbo che è di casa in Italia. È la ottantaseiesima volta che le due nazionali si sfidano (35 vittorie azzurre) e quest'anno si sono incontrate già due volte, la prima a Rotterdam in Nations League e la seconda al Memorial Wagner a Cracovia. Il bilancio è in perfetta parità con un doppio 3-1.
«La squadra di Grbic avrà il coltello fra i denti per i precedenti ma noi siamo pronti e carichi e siamo sicuri che il pubblico farà la differenza. Faremo fatica a dormire, una finale è sempre una finale ma siamo carichi», assicura Lavia in una vigilia trascorsa dagli azzurri con fidanzate e familiari fino al pranzo. Roberto Russo risente ancora della distorsione («Sarebbe bello averlo in campo anche per pochi scambi», la suggestione di De Giorgi), a bordo campo ci sarà ancora una volta Simone Anzani. Tutti insieme. «Bisogna stringere i denti ancora un po'. E poi? Potrei cucinare cacio e pepe per tutti». Fefè ha già la ricetta giusta.
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