daniele lele adani

LELE ADANI, SESSO E FUTBOL! “CON LA FIORENTINA, NEL 2001, HO VINTO LA COPPA ITALIA. LA PORTAI DI NOTTE A CASA MIA E FU PARTECIPE DI UNA NOTTE DI FUOCO CON UNA DONNA” - "HO RIMORCHIATO PIÙ DA CALCIATORE O DA TELECRONISTA? MAI AVUTO PROBLEMI. QUANDO GIOCAVO ERA MOLTO PIÙ FACILE. SESSO PRIMA DELLA PARTITA? È PERSONALE. NON È UN PROBLEMA FISICO, MA DI SERENITÀ MENTALE" – CECCHI GORI BUTTATO NELLA CESTA DEI PANNI SPORCHI, SILVIO BALDINI CHE SI SPOGLIO' ALL'ALBA DAVANTI A LUI, CASSANO, BATISTUTA E "LE VIPERE" IN TV...

Estratto dell’articolo di Alessandro Ferrucci per “Il Fatto Quotidiano”

 

lele adani

(Daniele Adani, detto “Lele”, è un ex calciatore arrivato in Nazionale: “Sono tra i 900 azzurri”. Di ruolo difensore, da qualche anno è il bomber dei commentatori tv: ogni sua frase, esternazione, esclamazione, iperbole viene analizzata, sezionata, celebrata. O devastata.)

 

Ha aperto una strada nel campo della telecronaca.

Ho sempre amato il racconto sportivo, l’accompagnamento all’evento: cerco di conciliare l’analisi e la passione. È questo a funzionare, a sobbalzare.

 

Tra gli appassionati crea dibattito.

Non ho mai vissuto per il consenso. Non sono un politico.

 

È un uomo di spettacolo.

lele adani paola ferrari

Dipende da cosa s’intende; sono più un uomo di calcio.

 

Il calcio è spettacolo.

Il mio status è trasportato dal pallone: il calcio è la guida. E noi siamo un Paese calciofilo.

 

Ribadiamo: così legati, così divisi. Anche su Adani.

Non sono lì per esserci, do peso alla parola: è una forza importante dell’uomo.

 

Si rivede, si riascolta?

LELE ADANI ALESSANDRO ANTINELLI - NOTTI EUROPEE

Più all’inizio, mi piace mettermi alla prova; sono uno che pretende molto da se stesso: prima di una partita studio tantissimo, sono meticoloso.

 

Da calciatore era così?

Questa seconda vita è una conseguenza della prima; pretendevo di capire pure dagli allenatori.

 

 

(...)

Nato a Correggio da famiglia operaia: ha in sé una cultura politica?

Non è entrata in casa; e sono di Correggio solo perché era l’ospedale più vicino, in realtà sono di San Martino in Rio. E ci tengo.

 

nicola ventola daniele adani antonio cassano

Lasciamo Correggio a Ligabue.

Lui è forte, canta la nostra terra; siamo persone che danno valore a ogni conquista, dov’è più importante il meritato dell’ottenuto.

 

Gente semplice.

Che lavora.

 

Andava alla Festa dell’Unità?

Alla grande! Non solo a quella di Reggio Emilia, pure nei paesini limitrofi: trovavi gente con passione, con valori, molti volontari; era un modo per uscire di casa e mangiare al ristorante.

 

E le balere.

Ci arrivavamo con la Fiat 128. Io e mio fratello vestiti bene, in bermuda e camicina.

 

Quando ha capito di essere un vero giocatore?

Sempre stato centrato e serio: sempre stato un professionista negli orari, nelle abitudini, nel sacrificio. Credo di non aver mai sbagliato un allenamento.

 

nicola ventola antonio cassano daniele adani

(...)

 

Ha rimorchiato più da calciatore o da telecronista?

(Silenzio, prolungato. Poi una bella risata) Non ho mai avuto problemi.

 

(...)

Quindi?

Ora sto bene, ho una vita stabile e felice.

 

Il però…

Da calciatore è molto più facile; mi sono divertito quando c’era margine per farlo.

 

Che tattico…

I riscontri ci sono sempre.

 

Sesso prima della partita?

È personale.

 

Ci mancherebbe.

lele adani

Non è un problema fisico o di dispendio energetico, ma di serenità mentale: ognuno dovrebbe sapere come arrivare preparato al match.

 

Sesso sì, se serve.

Ecco.

 

 

(...)

Come allenatore il suo primo punto di riferimento è Silvio Baldini.

Un fratello. Una delle persone più leali e senza filtri che il calcio tende a isolare; mi nominò capitano a Brescia e avevo appena 23 anni.

 

E… ?

Una volta mi squalificarono, così venne nello spogliatoio: “Venerdì, prima dell’alba, ti porto in un posto: vieni sotto casa”. Destinazione Monte Baldo, lo conosceva bene perché ci andava a caccia o a funghi; fu una passeggiata spirituale e, raggiunta una radura, proprio all’alba, si spogliò nonostante il freddo.

 

Qual è il messaggio?

Che nonostante il clima, quando uno trova se stesso, non teme nulla. A quel punto mi lasciò per un quarto d’ora, per una sorta di preghiera.

 

L’ha da subito difesa nei suoi scontri con Allegri.

Con Silvio ci accomunano gli stessi valori.

lele adani

 

Oltre a Baldini, in chi ritrova questi valori?

Sicuramente Almeyda, conosciuto ai tempi dell’Inter; e Roberto De Zerbi; (ci pensa) poi Bielsa (allenatore di calcio, ndr) anche se non lo conosco: amo il suo messaggio.

 

Bielsa e Almeyda, argentini, terra di Che Guevara.

Se credi in qualcosa, ti ribelli all’ingiustizia.

 

E lei?

Mi ribello alle ingiustizie.

 

Non è il caso di ribellarsi alla decisione di togliere i raccattapalle?

Hanno rinunciato al ragazzino che consegna la palla all’idolo; hanno rinunciato a un’icona.

 

Di icone ne ha vissute, come Vittorio Cecchi Gori.

Ho giocato negli ultimi tre anni della sua gestione, prima del fallimento: persona appassionata, con la Fiorentina dentro; (sorride) di lui ho due immagini: dopo la vittoria contro il Manchester United in Champions era talmente felice da entrare nello spogliatoio, e sempre felice è finito nella cesta dei panni sporchi.

 

Finito?

Buttato. Però felice.

 

lele adani

La seconda?

Non prendevamo lo stipendio da mesi, eppure chiamava tutti, me compreso e ci invitava: “Non credete alle voci, metto tutto a posto”. È fallito.

 

In quella Fiorentina c’era Batistuta.

Un maniaco della perfezione, più legato al gol che ad altro; conviveva perennemente con il dolore, arrivava agli allenamenti con le caviglie gonfie, il massaggiatore a disposizione; poi aveva una vita propria, distaccata dal gruppo.

 

Da star.

Magari tornava dall’Argentina, era atterrato poche ore prima della partita e con in corpo il fuso orario diverso, ma scendeva in campo e segnava; anni dopo l’ho ritrovato in Qatar e mi ha colpito la frase: “Finalmente sono felice”. Non sentiva più il dolore alle caviglie. Camminava da uomo libero.

LELE ADANI A CIAO MASCHIO

 

Cassano lo descrive come un uomo tirchissimo.

Antonio non conosce le sfumature: esiste il bianco o il nero.

 

Quando nelle vostre trasmissioni parla Cassano, lei trema?

In questo mondo la maggior parte delle persone non solo non dice nulla, ma non crede neanche a quello che dice; Antonio è la voce della libertà.

 

Il carattere l’ha limitato calcisticamente?

È anche leale e sincero. E lo ripete: “Ero un cazzone, non mi comportavo da professionista”; (pausa) resta un dato: ha giocato con Milan, Roma, Inter, Nazionale e Real Madrid.

 

Sulla carta il cv c’è.

Oggi è il Gattuso del Padel.

 

(...)

Alcuni, ma è relativo; (serissimo) da tempo mi ripetono: “Sei meglio da commentatore che da calciatore”. Ed è vero?

lele adani

Mai detto “non è vero”.

 

Andiamo sul “ma”…

Sono partito da San Martino e sono arrivato in Nazionale; sa quanti calciatori hanno vestito la maglia azzurra?

 

Dica.

Circa 900. Sono uno dei 900 uomini (“uomini” lo ripete e con un crescendo alla Adani). Cosa deve combinare di più un ragazzo?

 

E quando ha segnato la prima volta in Serie A?

Brescia-Empoli, gol di testa su punizione di Pirlo; ho avuto la fortuna di giocare con fenomeni su calci da fermo come Rui Costa, Recoba o Enrico Chiesa; (torna a prima) sono andato più in alto come commentatore ma sono in quei 900.

 

Ha la maglia azzurra?

Ho le maglie dei miei esordi.

 

Quando si è sentito invecchiato?

LELE ADANI IN MUTANDE

Come persona, no. Anzi: sono un felice 50enne.

 

Da calciatore?

Dopo le due operazioni alla schiena per delle ernie; da quel momento ho cambiato l’approccio al campo, però non mi sono trascinato: a 34 anni sono passato dalla Serie A alla Seconda Categoria per scelta. Non trova altre scelte simili.

 

Tornato a casa.

Nella Sanmartinese, con allenatore il mio migliore amico, Massimo: il più grande professionista tra i dilettanti.

 

Torniamo ai presidenti: Moratti.

Aveva l’abito del presidente e lo spirito del tifoso: si divertiva il giusto ma soffriva tanto. Quando acquistava un campione era felice.

 

A tavola, in privato, qual è il suo cavallo di battaglia dei racconti?

Nella mia carriera ho cercato di portare con me i miei quattro o cinque amici; mi hanno accompagnato e contestualmente vissuto i presunti o reali retroscena: i litigi negli spogliatoi, le serate particolari…

 

Quello che combinava lei.

lele adani in partenza per il qatar 2

Con la Fiorentina, nel 2001, ho vinto la Coppa Italia; a un certo punto, durante la notte, la Coppa non si trovava. Tutti a cercarla. Era a casa mia, partecipe di una notte di fuoco con una donna, oggetto del desiderio.

 

Il giorno dopo?

È tornata nello spogliatoio.

 

Pronostico: scudetto?

All’Inter.

 

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