marcello lippi mondiale

 “HO SMESSO DA CINQUE ANNI E LA PANCHINA NON MI MANCA. LE LITI CON BAGGIO? UNA STUPIDAGGINE” – MARCELLO LIPPI, CT DELLA NAZIONALE CAMPIONE DEL MONDO NEL 2006, APRE LE VALVOLE - "SPERO CHE LE NUOVE GENERAZIONI CAPISCANO DA YOUTUBE COS’È STATO IL MONDIALE DEL 2006. ALLENARE GLI AZZURRI È UN PO’ COME FARE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: SEI DI TUTTI. E IO SO CHE NON CI DIMENTICHERANNO MAI” – “LA JUVENTUS DETESTATA? È ANTIPATICA PERCHÉ HA VINTO TANTO. E ALLORA IO DICO CHE È PROPRIO BELLO ESSERE ANTIPATICI” - VIDEO

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Maurizio Crosetti per repubblica.it - Estratti

marcello lippi

 

“Chiudi gli occhi e ascolta le onde. Lo senti il rumore spettacolare? E che profumo! Il mare è la cosa più bella della mia vita, dopo le persone care”. Un abbraccio a Marcello Lippi, stavolta ci scappa pure un bacino. S’invecchia insieme agli amici.

 

Stamattina il mare è una riga di pennarello viola in fondo a qualcosa, laggiù. Dopo il temporale si allarga una luce chiarissima, e le pozzanghere riflettono un occhio di sole. Passa qualche bicicletta, le gomme bagnate un poco stridono sul selciato.

 

Si aggira un cane solitario. Con Lippi l’appuntamento è davanti al Grand Hotel Royal che ha le imposte ancora chiuse, ma presto sarà bella stagione. “A fine aprile potrò già pensare alla barca”. Lo accompagna Francesco, ormai da qualche mese è lui a guidare l’auto per Marcello che non ha più la patente. “Visto? Ho pure l’autista...”.

 

Andiamo a sederci al Bar Galliano. Lippi ci accompagna alla vetrata che dà sulla spiaggia deserta. Un caffè, una spremuta d’arancia. Il battito delle onde picchia in testa. “Ogni volta che ho un pensiero felice c’è di mezzo il mare. La mattina lo guardo dal mio terrazzo, la vedi quella casa sul lungomare, quella con le vetrate scure? Poi scendo a fare due passi, oppure prendo la bicicletta. Ma le giornate non passano mai”.

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Ad aprile, insieme allo scafo da rimettere in acqua se fa bel tempo, saranno 77 anni. “I ricordi sono tanti e non li mando via, anche perché sono quasi tutti felici. Però non rivorrei niente indietro, dal momento che ho avuto tutto. Ho avuto la vita migliore del mondo, il mio tempo va bene così”.

 

Anche se è diventato più lento, questo tempo, e più fragile. “A volte i giorni sono un problema, specialmente i pomeriggi d’inverno così lunghi. La mattina scendo al mare, poi verso l’ora di pranzo raggiungo Simonetta nell’altra nostra casa, quella tra la pineta e Torre del Lago, e mangiamo qualcosa insieme. Mi concedo un mezzo bicchiere di vino, così mi prende sonno e posso riposare sul divano. Poi bisogna fare arrivare le sette di sera. Mi annoio un po’”.

 

Il primo scudetto con la Juve

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Marcello guarda il nostro taccuino di carta, roba da dinosauri, ormai, gli diciamo. “Non c’è nessun vantaggio a essere un dinosauro, se non la forza fisica”. Gli chiediamo del primo scudetto alla Juventus: tra poco saranno trent’anni. “Eravamo la modernità. Credo che quella squadra rappresentasse già benissimo la mia idea di calcio: aggressiva in ogni zona del campo, organizzata ma senza l’ossessione della tattica che oggi ha contagiato un po’ tutti. Avevo giocatori disposti al sacrificio. La cosa più difficile è capire cos’hanno dentro le persone, e poi allenarle nella testa. Come giocano, quello si comprende al volo”.

 

Il rapporto tra Lippi e la Juve

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La Juve. Cos’avrà mai di così speciale? “La storia, e la competenza delle persone che se ne occupano. La diversità la noti davvero soltanto quando ci sei dentro. Poi, certo, la Juventus non è solo la squadra più amata, è anche la più detestata, è antipatica perché ha vinto tanto. E allora io dico che è proprio bello essere antipatici”. Le partite le guarda ancora. “Spengo la tivù solo se una delle due squadre non può più essere raggiunta. Gli allenatori mi sembrano più preparati rispetto alla mia generazione, e c’è anche un maggiore equilibrio, sono sparite le squadre materasso. Lo scudetto? Non mi stupirei se tornasse in gioco pure la Juve”.

 

Lippi: “Baggio uno dei più grandi della storia”

Marcello, di botto: il più grande? “Mmmm, come faccio? Se dico Del Piero non posso non pensare a Zidane, se dico Zidane non posso non pensare a Del Piero… E poi Vialli che mi manca tanto: generoso, ironico, intelligentissimo, un fuoriclasse e un mattacchione. Ma anche Conte, che era il mio punto di riferimento. E Pirlo, Nedved, Totti, Gattuso, Gigi… E Roberto Baggio, certamente: uno dei più grandi della storia”. È vero che voi due non vi prendevate? “Hanno ricamato tanto su questa cosa: una stupidaggine”. E i più forti che non hai allenato? “Maradona, Messi e Van Basten, direi. Anche se quello immenso, visto solo in televisione, è stato Pelé”.

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(...)

 

Lippi e il Mondiale vinto nel 2006

Diciamo al maestro che chi è nato nel 2006, l’anno di Berlino, tra poco avrà l’esame di maturità. “Spero che queste nuove generazioni si facciano un giro su YouTube, ogni tanto, per guardare le partite del nostro mondiale. Avere reso felice tanta gente è la massima soddisfazione della mia carriera. Allenare gli azzurri è un po’ come fare il Presidente della Repubblica: sei di tutti. E io so che non ci dimenticheranno mai”. Nostalgia? “Ho smesso ormai da cinque anni, e la panchina sinceramente non mi manca”.

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Mister, cosa facevi nel 1982, la sera del Bernabeu? “Guardavo e imparavo. Quella squadra così aggressiva e perfetta è stato uno dei miei modelli assoluti”.

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